12. (Selene)

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Quando Sebastian apre la portiera mi sto ancora sistemando i capelli, cercando di resistere all'impulso di non odiarmi mentre fisso il mio riflesso nello specchietto.
Ancora una volta mi sto consapevolmente mettendo in una situazione di pericolo, ma quel che è peggio, è che non lo sto facendo per il solito motivo. Ce ne è un altro, forse ancora piú abominevole: piacere a Sebastian.
Non sono mai stata su una macchina che andava cosí veloce, cosí come non ho mai partecipato ad un raduno di auto, nè tantomeno ad una gara clandestina.
Ma quando Sebastian mi ha proposto di vederci qui, non me la sono sentita di passare per una bambina. È già abbastanza enorme il salto generazionale che ci separa, non voglio aggiungere anche la differenza di esperienze che sicuramente ci dividerebbe ulteriormente.
Lo guardo sistemarsi sul sedile in pelle con un bicchiere di birra in mano.
<<Paura, piccola?>> mi domanda. Ha un sorriso rassicurante, oltre che due occhi di un blu spaventoso.
<<Un pochino.>> ammetto timidamente.
<<Tieni, fatti una birra e vedrai che ti passa?>>
Non mi va di bere e non mi piace la birra, ma non voglio nemmeno essere maleducata, dopo tutto è stato gentile ad offrirmela.
<<Ti ringrazio, ma la birra non mi piace un granchè.>>
<<Assaggiala, almeno. Questa arriva dalla Germania, potrebbe sorprenderti.>>
<<No, davvero. Magari prendo qualcos'altro a corsa finita.>>
<<Andiamo, nemmeno un goccetto?>> mi domanda. E poi, imitando un bambino, mette il broncio e si finge dispiaciuto.
Magari potrei assaggiarne un pó, giusto per dargli un pò di soddisfazione.
Non faccio nemmeno in tempo a dire di sí, perchè vengo bloccata da una voce che conosco fin troppo  bene: <<Se non sbaglio ha detto di no, amico.>>
Silas Wolfe è appoggiato al cofano dell'auto di Sebastian, inaspettatamente troppo calmo per la situazione in cui ci troviamo.
È in borghese? Sono nei guai?
<<Scusami, non credo siano affari tuoi...amico.>> gli risponde Sebastian.
Lo osservo attentamente mentre serra i pugni e respira lentamente. Credo stia per perdere la pazienza.
<<Che ci fai qui?>> domando.
Seb si gira verso di me: <<Lo conosci?>> chiede seccato.
Davvero non lo ha riconosciuto?
Non rispondo, non voglio bruciare la sua copertura nel caso fosse in servizio.
<<Un attimo solo.>> dico a Sebastian, aprendo la portiera.
<<Dove vai? Stiamo per partire!>> si lamenta, sbuffa e con la mano che regge la birra fuori dal finestrino, si lascia andare all'indietro sul sedile.
Faccio velocemente il giro dell'auto e raggiungo Silas, tentando di non inciampare sui tacchi vertiginosi che ho deciso di indoasare per sembrare chissà chi.
Wolfe mi squadra da capo a piedi, probabilmente sorpreso dall'audacia che mi ha spinto ad indossare questo vestito corto, nero ed attillato.
<<Sono nei guai?>>
Non risponde. Che diavolo gli prende?
<<Sei in servizio?>> insisto <<Ti prego non arrestarmi, è la prima volta che metto piede ad una corsa, te lo giuro.>>
Se ne resta in silenzio, mi osserva con espressione quasi divertita e poi, d'improvviso si muove. Viene verso di me, con l'aria di chi sta per sussurrarti un segreto.
<<Ora ti darò una serie di ordini, Selene, ben precisi.>> dice al mio orecchio <<E tu farai tutto quello che ti dico, passo dopo passo, o quanto è vero Dio, chiamerò la centrale e in meno di cinque minuti farò precipitare qui l'intero dipartimento di Los Angeles se voglio.>> prende un respiro e continua << E poi spedirò te e il tuo veterinario del cazzo dritti in cella, insieme a tutti gli altri figli di puttana presenti in questo cazzo di posto. Sono stato chiaro?>>
Non sono solita prendere ordini, non mi piace, mi disgusta. Di fatti, se avessi fatto di testa mia anche quel giorno, forse mio padre sarebbe ancora vivo.
Ma adesso non mi sembra il momento di fare le mie solite scenate ribelli. Specie dal momento che ho di fronte qualcuno che potrebbe rovinarmi la vita in un secondo se volesse. La mia è quella di Sebastian.
Faccio segno di sì con la testa e lui si avvicina un pò di piú. Il mio cuore accelera all'istante.
<<Adesso accetti quella birra e dopo averla presa la rovesci accidentalmente a terra, mi sono spiegato?>> mi osserva con la coda dell'occhio  <<Poi ti scusi con il tuo amichetto e gli dai il ben servito, dicendo che c'è stato un imprevisto a casa tua e che devi rientrare di corsa. Dopo di che, assicurandoti di chiamarmi Jackson ad alta voce, vieni via con me.>>
<<Posso sapere perchè diavolo lo stai facendo?>> sussurro a denti stretti, terrorizzata ed incazzata allo stesso tempo.
Lui non risponde e con una lentezza disarmante si avvicina di nuovo alla mia bocca: <<Fai ciò che ho detto, Selene. Adesso.>>
Figlio di puttana!
Me ne resto in silenzio qualche secondo, pensando a quale scusa potrei inventarmi questa volta.
Dopo stasera non vorrà piú vedermi, ne sono sicura.
Nel frattempo la ragazza dai capelli rosa si posiziona di nuovo tra le auto ed alza una mano che stringe un foulard dello stesso colore del suo rossetto.
<<Allora, piccola? Sali o no?>>
Lo guardo, poi guardo Silas. Ha gli occhi accesi di rabbia e qualcos'altro e non mi conviene sfidare il destino.
<<Veramente, io...>>
<<Ho capito...>> risponde Sebastian, arricciando le labbra e facendo cadere a terra la birra <<Ti risparmio la fatica di inventarti un'altra bugia. Quando avrai capito che cazzo vuoi davvero, fammi un fischio.>> mi dice, prima di tornare a fissare la strada e chiudere il vetro oscurato del finestrino.
Noto il corpo di Silas tendersi. È impercettibile, ma ben chiaro ai miei occhi. Stava per scattare e si è trattenuto.
Cos'era quella? Gelosia?
<<D-D'accordo.>> rispondo. Poi mi volto verso Silas.
<<Andiamo, Jackson?>> chiedo, visibilmente irritata e pronta a prenderlo a calci non appena saremo abbastanza lontani dalla folla.
Ci lasciamo la corsa ed il raduno alle spalle e camminiamo per qualche metro in direzione degli stand dove servono da bere e da mangiare. La sua mano resta immobile sulla mia schiena per tutto il tragitto, fino a quando non superiamo il gazebo con gli hamburger. Allora, e solo allora, lo sento staccare la mano da me, soltanto per poi vederlo piegarsi in avanti e prendermi in braccio senza darmi nemmeno il tempo di capire cosa stesse per succedere.
<<Ma che cazzo fai?>> grido, dimenandomi.
<<Accelero i tempi, ragazzina.>> mi dice, premendo una mano sul mio fondoschiena, per essere certo che io non cada.
<<Non te l'hanno detto che i tacchi sono cose per adulti. Non bisognerebbe indossarli se poi non si sa camminare.>>
Ma che...?
<<Mettimi giú Silas, o giuro su Dio che ti prendo a calci.>>
<<Fa pure, se ci riesci.>> risponde divertito, proseguendo il percorso come se pesassi quanto una piuma,
Quando finalmente intravedo la sua macchina, con poco sforzo mi rimette a terra ed io approfitto subito del momento per spintonarlo.
<<Ma che cazzo vuoi da me, si può sapere?>> gli grido un faccia <<Piombi qui e mi dai ordini come se fossi un cazzo di soldato perchè ti piace comandare?>> mi avvicino <<Bè, ho una notizia per te, brutto stronzo: qui non siamo in Iraq, in Palestina o qualunque altro posto ti abbiano mandato quando eri nell'esercito e tu non non sei un mio superiore.>>
Grido. Grido con tutto il fiato che ho, fino a quando non sento la gola bruciare.
Niente. Lui non si smuove di un millimetro e la sua espressione non cambia mai, quasi fosse fatto di microchip e ingranaggi.
<<Sta zitta!>> mi ordina. Il mio corpo obbedisce, come se lui lo comandasse.
Forse perchè, non importa quanto io tenti di mostrare la mia nature ribelle del cazzo, resto sempre la ragazzina sottomessa che prende ordini da chiunque e cerca di sopravvivere in questa merda di mondo.
<<Sali in macchina.>> dice, aprendo la portiera dalla parte del conducente.
<<Grazie, ma credo che camminerò?>>
<<Dici sul serio?>>
<<Sì.>>
<<Per quasi cinque chilometri?>>
Faccio su e giú con la testa, senza abbassare lo sguardo. Il mio lato ribelle me lo vieta.
<<Sali in macchina, Selene o...>>
<<O cosa? Mh?>> lo sfido <<Dirai tutto a mia madre? Mi farai arrestare? Mi licenzierai?>>
<<Ti piacerebbe.>>
<<Puoi scommetterci.>> ribatto <<Mi farei vent'anni di carcere pur di liberarmi di te.>> mento. Ho una paura fottuta di farlo arrabbiare, ma non posso farci nulla. È come se dentro di me esistesse un'altra Selene, una sorta di Merida che vuole sfidare tutto e tutti per dimostrare chissà cosa a chissà chi.
Solo che, a differenza del cartone Disney, nel mio mondo finisco sempre per combinare qualche guaio.
<<Sali in macchina, Lily, o ti ci trascino con le mie mani.>>
<<Potrei denunciarti, lo sai?>> lo punzecchia la ragazzina Disney dentro di me.
Il suo corpo scatta in avanti ed io salto all'indietro istantaneamente, emettendo uno squittio.
<<Va bene, va bene.>> sbuffo <<Salgo in macchina, Signore.>> apro la portiera ed imito un finto saluto militare, lanciandogli un'occhiataccia prima di sedermi in auto.
Non sto ascoltando del tutto, ma credo di averlo sentito ringhiare qualcosa tipo "Non chiamarmi Signore."
Come se quello che vuole mi importasse.
Quando si mette alla guida, osservo le sue mani enormi stringere il volante fin quasi a stritolarlo ed involontariamente la mia mente inizia a viaggiare, a domandarsi quanto grandi sembrerebbero quelle mani sul mio collo esile e bianco.
Cristo, Lily! Sei impazzita?
Lo odio. È odioso. E questo mi fa perdere totalmente il senno.
Quando accende il motore, anche la radio parte gracchiando leggermente. Riconosco le note del ritornello di Love Me Danger, una rivisitazione rock di Love Me Tender di Elvis, dei South For Dakota, che mi piace da impazzire.
Forse perchè parla di me: una ragazzina che si sottomette all'uomo che la tiene in pugno, arrivando al punto di annullare se stessa.

LOVE ME DANGER - Amore oltre l'abissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora