21. (Silas)

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Quando chiudo la porta della stanza di Violet, lei sta dormendo con il libro che le ho regalato stretto tra le braccia e la cosa, non so come, mi aiuta a non sentirmi un padre di merda a tutti gli affetti.
Sono le sette e mezzo del mattino, ho dormito solo cinque ore ed il restante tempo sveglio non ho fatto che pensare a Selene e a quello che mi avrebbe lasciato fare, se solo non fosse squillato il dannato telefono.
Se non altro, grazie al servizio reso questa notte, ho potuto prendermi la mattinata libera. Ho intenzione di preparare la sheet cake al cioccolato che prepara sempre mia madre in Texas, anche se so già che non verrà allo stesso modo e che Violet me lo farà notare. E poi pancakes, sciroppo d'acero, uova e Beacon. Voglio coccolare la mia bambina e farle capire che odio stare tanto tempo lontano da lei.
Non ho avvisato Selene che sarei stato a casa, ho voglia di vederla e, in un certo senso, questo è anche un modo per averla in trappola. Se le dicessi che non vado a lavoro, ho paura che coglierebbe la palla al balzo per scappare dalla situazione in cui siamo e non vedermi. Ho timore che la notte le abbia portato consiglio e che lei abbia capito che è meglio se stiamo lontani.
Probabilmente è così. Ma allora perchè la voglio così disperatamente?
Ho voglia di rivederla e soprattutto sento il bisogno di spiegarle quanto mi sia dispiaciuto doverla lasciare.
Cazzo, se mi è dispiaciuto!
Mi aggiusto l'uccello nei pantaloni della tuta, prima che Violet scenda e faccia domande di cui non deve conoscere la risposta. Qualcuno gira la chiave nella serratura proprio mentre sforno la torta e il mio cuore si ferma per un attimo. Sento i suoi passi verso la cucina e quando finalmente mi raggiunge, non so dire se la sua espressione sia sorpresa o delusa. O forse è entrambe le cose.
<<Ho sbagliato orario?>> domanda, confusa. Le sorrido e lascio cadere lo strofinaccio sul bancone.
<<No, mi hanno dato la mattinata libera.>>
<<Potevi avvisare>> dice freddamente <<Me ne sarei stata a dormire.>>
<<Lo so ma ho pensato di recuperare un pò di tempo con Violet, cucinandole quello che le piace e tu puoi sederti con noi e gustarti questa prelibatezza texana. Sono certo che alla piccola farà piacere.>> indico la torta e provo a non sembrare irritato dalla sua freddezza.
Si avvicina all'isola della cucina: <<E cosa ne sai tu dei dolci texani?>>
<<Nato e cresciuto a Bandera, Texas.>> confesso.
<<Scherzi? Non l'avrei mai detto. Dal tuo accento non si direbbe.>>
<<Perchè, tra gli anni nell'esercito sulla costa opposta ed il tempo passato nei vari stati, devo averlo perso. Ma a volte basta che io vada a trovare i miei genitori qualche giorno e lo recupero al volo.>> le dico, mostrandole l'accento di cui parlo.
<<Quindi, prima di salvare bambini da scuole in fiamme eri un ranchero che montava tori imbizzarriti per intrattenere la gente? >> domanda. Sono felice di sentire che il suo tono si sia ammorbidito.
<<In realtà non ho mai partecipato ad un rodeo in vita mia. Ma tra le mie abilità c'è andare a cavallo e saper far partorire una mucca.>> le faccio l'occhiolino.
<<Wow! Un vero cowboy.>> mi prende in giro. Vorrei baciarla.
Che ti succede, Wolfe?
Per qualche secondo restiamo in silenzio e l'imbarazzo invade la stanza. Non faccio altro che ripensare alla pelle liscia delle sue cosce sotto le mie dita.
Con molta probabilità, anche lei è turbata da ciò che è successo ieri sera. Non è solo per il sesso, o per l'attrazione tra noi. Mi ha confessato qualcosa che lei stessa sta iniziando ad affrontare solo in queste settimane ed io non so come farle capire che non deve preoccuparsi e che con me quel segreto è al sicuro.
<<Silas, io...>> interrompe il silenzio ed io vorrei che non lo facesse. Vorrei che assaggiasse la mia torta e passasse un pò di tempo con me, prima di elencarmi tutti i motivi per cui ciò che abbiamo fatto è un errore.
<<Lo so. Quello che abbiamo fatto ieri sera è stato sbagliato, c'è troppa differenza d'età e tu stai ancora cercando di mettere ordine nella tua mente.>>
<<In realtà stavo per dire che quello che abbiamo fatto ieri sera è stato fantastico.>> mi confessa. La sorpresa esplode dentro di me, ma si calma non appena finisce la frase.
<<Ma anche sbagliato, sì.>>
<<Mi dispiace se ti ho fatta sentire a disagio in qualche modo, io...>>
<<Non mi hai nè messa a disagio e nè obbligata a fare nulla. Mi sembra evidente che tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto perchè lo volevo.>>
Lo voleva.
Mi voleva.
Le sue cosce, i suoi gemiti, il suo collo. Lei mi voleva.
<<Non è quello il problema, Silas.>>
E allora qual è? Non sono stato abbastanza avventato o pericoloso? Crede che la tua parafilia per il pericolo mi allontanerà da lei? Pensa ancora a Sebastian? Quale diavolo è il punto?
<<Lo so.>> le rispondo, fingendo di aver capito.
<<Credo sia meglio se ci allontaniamo, fin tanto che ci è rimasto un pò di buon senso.>>
Allontanarci?
<<Ovviamente continuerò a lavorare per te e stare con Violet.>> mi rassicura ed io tiro un sospiro di sollievo immaginario.
<< Ma ho pensato che potremmo...Dimenticare quello che è successo e ritornare ad avere rapporti professionali.>>
Professionali? Lo siamo mai stati davvero?
<<Ma certo. Mi va benissimo>> mento. Non è vero, non sono d'accordo con nulla di ciò che ha detto. Non voglio allontanarmi da lei, voglio proseguire ciò che lo sceriffo ha interrotto ieri sera e voglio averla solo per me, maledizione!
<<Grazie, ero certa che avresti capito.>>
Le sorrido imbarazzato, mentre impiatto i pancakes.
<<Deduco che non ti fermerai per colazione, dunque.>>
La guardo fare una smorfia imbarazzata. <<È meglio se vado, visto che sei a casa. Approfittate per stare un pò da soli, tu e Violet. Io farò tesoro del tempo in piú che mi hai concesso e studierò per quel dannato esame.>>
<<D'accordo.>> dico, cercando di non dare a vedere quanto io sia seccato. La conosco abbastanza e sapevo già che ci fossero ottime probabilità che volesse mettere fine alla faccenda dopo averci riflettuto. Ma probabilmente una parte di me sperava che non lo facesse.
Probabilmente ha ragione Nate e la mia è solo frustrazione. Dopotutto, da quando Claire se ne è andata, il mio uccello ha avuto a che fare solo con la mia mano ed anche i miei rapporti con l'altro sesso si sono limitati alla Signora Brooks, alla maestra di Violet e alla cassiera del Mallory Mall. Senza contare che, prima di Claire, non ero comunque abituato ad essere rifiutato.
Probabilmente, se mi fossi dato piú da fare, nemmeno l'avrei guardata la babysitter di mia figlia. E invece eccomi qui, allupato come un cazzo di liceale alle prime armi e bisognoso delle attenzioni di una ragazzina.
Selene ha ragione, dobbiamo finirla con questa cosa tra noi.
<<Magari ti lascio da parte qualcosa per oggi, nel caso volessi fare merenda.>> le rispondo, come se niente mi avesse scalfito.
<<Sì, sarebbe fantastico>> risponde, inforcando gli occhiali da sole. Soltanto ora noto quanto quei Rayban da aviatore siano perfetti per la forma del suo viso e con il suo colore di capelli. Anche il vestito bianco che le arriva appena sopra il ginocchio è una delizia sulla sua pelle abbronzata e soffice.
Cazzo! Devo farmi una scopata, non posso andare avanti in questo modo.
<<Ci vediamo alle due.>> mi dice, salutandomi con la mano, prima di uscire in fretta dalla porta sul retro.
Quando sento i passi di Violet sulle scale, faccio di tutto per non mostrare troppe emozioni. Ha solo otto anni ma è davvero furba e anche molto brava a captare i miei pensieri. Se avesse anche solo il sentore che ci sia qualcosa tra me e Selene, non mi mollerebbe un attimo fino al momento della mia confessione.
Dovrebbero usare lei come arma da interrogatorio nelle forze speciali.
<<Papà, sei a casa!>>
Ed eccolo lí, tutto quello che mi serve. Mia figlia, con quell'espressione di felicità e sorpresa sul faccino.
<<Mi sono fatto dare la mattinata libera, cosí possiamo stare un pò insieme.>>
<<Davvero?>> chiede. Ha gli occhi spalancati e non sta nella pelle all'idea di passare del tempo con me. La prendo in braccio e le faccio fare una giravolta.
<<E lo sai che altro ho fatto? Ti ho preparato una colazione da vera principessa e la torta al cioccolato che prepara sempre la nonna.>>
<<Sul serio? E l'hai fatto con la granella di pistacchi?>>
<<Sissignora!>> imito una posa militare e lei corre verso lì sgabello, impaziente di abbuffarsi.
<<Piú tardi possiamo guardare Frozen?>>
Dio mio, quante volte pensa di vederlo ancora?
<<Ma certo che possiamo. Ma solo se dopo la colazione vai di sopra e ti travesti da Elsa. Le cose vanno fatte come si deve.>>
Il sorriso immenso che le compare sul volto basterebbe ad illuminare l'intera contea. E a me va bene cosí.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 19 ⏰

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