1. (Selene)

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Ho l'aria imbronciata, il viso smorto e gli occhi stanchi quando entro da Macy's per la mia consueta tazza di latte macchiato alla cannella, sbattendo contro una donna di colore sulla sessantina che subito mi guarda male.
<<Sta piú attenta, ragazzina.>> mi ammonisce, alzando il suo bicchiere di caffè bollente verso l'alto per evitare di rovesciarlo.
Ho sempre odiato essere chiamata in quel modo. Forse perché è così che mi chiamava mio padre o forse perché è così che mi chiama mia madre tutt'ora, in tono dispregiativo, per sottolineare ogni mio fottuto sbaglio.
Perchè diavolo hai scelto quella facoltà non lo capirò mai, ragazzina.
Perché non sei sui libri, ragazzina?
Ne riparleremo quando avrai un lavoro e mi aiueterai con le bollette, ragazzina.
Da quando papà è morto, non fa altro che starmi addosso e farmi pesare ogni singolo secondo passato a non studiare o senza lavorare.
Come se lei non fosse mai stata sposata con uno psichiatra e non sapesse quanto è difficile studiare quella roba.
Mi scuso con la signora e la lascio andare nonostante la mia voglia di saltarle alla giugulare. Trovo un posto abbastanza vicino alla vetrina, poso il libro di psicologia sul tavolo in legno e aspetto che Lydia venga a prendere il mio ordine.
Quando apro il manuale alla pagina esatta, mi viene quasi la nausea al pensiero di dovermi studiare tutta quella roba.
Certe volte mi maledico per aver scelto di voler intraprendere la stessa carriera di mio padre. E forse anche mia madre mi detesta per lo stesso motivo.
Dopotutto, é per questo che è morto, è per questo che è stato ucciso, no?
Credo che per lei sia semplicemente più facile incolpare me che se stessa. E non serve studiare psicologia per capirlo.
<<Buongiorno dormigliona.>> dice Lydia alle mie spalle. Quando mi volto è in piedi di fronte a me, con i capelli biondi tagliati da poco e legati in un piccolo chignon. Gli occhi scuri mi studiano, chiusi in una fessura tagliente e le labbra sottili si incurvano in un sorriso rigido.
<<Siamo in ritardo oggi, o sbaglio?>>
<<Ho litigato con mia madre venendo qui.>> le rispondo arricciando le labbra. Lei scrolla la testa ed alza gli occhi al cielo divertita. Poi si guarda attorno ed approfitta del locale mezzo vuoto per sedersi qualche minuto con me.
<<Che è successo questa volta?>> sospira, passando l'indice su di un taglio nel tavolo rovinato.
<<Mi ha detto che potevo evitare di scegliere psicologia, se non avevo voglia di farmi il culo e studiare.>>
Le dico, indicando il librone di fronte a me.
<<E poi ha aggiunto che, se proprio non voglio saperne di passare questo esame, è meglio che mi cerchi un lavoro come hai fatto tu.>>
<<Cosa? È assurdo!>> risponde <<Io non ho avuto scelta, sono rimasta incinta troppo presto. Ho dovuto abbandonare i corsi se volevo pagare le bollette. Tu invece hai tutte le possibilità che vuoi di fronte a te.>>
<<Lo so, ma lei non lo capisce. Lei mi guarda e vede solo una ragazzina di ventiquattro an...>>
<<Ventitrè.>> mi corregge lei.
<<Ancora per poco.>> le dico <<Dicevo...che lei vede solo una ragazzina che non sa quello che vuole e che è tanto stupida da voler fare lo stesso mestiere che ha ucciso suo padre. Come se la colpa della sua morte fosse mia, o sua... O di chiunque.>>
<<Credi che si senta ancora in colpa per quello che è successo?>>
<<Non lo so, Lydia. So solo che sono stufa di vivere nel passato, inchiodata ai ricordi e ai sensi di colpa. Vorrei solo dare una svolta alla mia vita, capisci? Andare avanti.>>
Si sporge un avanti, spinge il libro aperto vicino a me e poi allunga una mano verso il mio viso.
<<E allora fallo.>> mi dice con una carezza <<Studia, trova un lavoro se necessario, passa questo stupido test e diventa chi vuoi essere davvero.>>
<<Ma quell'esame è quasi impossibile da dare, lo sai bene. Eri iscritta alla mia stessa facoltà. >>
<<E allora fai l'impossibile.>> mi risponde e si alza in piedi <<Se conosco qualcuno che può farcela sei proprio tu, Selene Green.>>
Le sorrido e mi trattengo dall'alzarmi in piedi ed abbracciarla. Se non avessi lei nella mia vita, non so come diavolo sopravvivrei.
<<Ma come fai a trovare sempre le parole giuste?>>
<<Una dote naturale.>> sorride alzando le spalle.
<<Ora metti la testa su quel libro e non alzarla fino a quando non sarai certa di superare quel dannato test. Ti porto il solito muffin con la granella e il tuo latte.>>
Mi sorride e sparisce dietro al bancone.

LOVE ME DANGER - Amore oltre l'abissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora