9. (Selene)

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Ho sempre adorato il Waveside Park, fin da quando ne ho memoria.
Papà mi ci portava la domenica dopo pranzo e giocava con me tutto il giorno.
Forse, piú che il parco, adoravo le domeniche che passavo con lui. Qualunque altro luogo, credo, sarebbe stato lo stesso.
Prendevamo il gelato al negozio della Signora Hughes, poi correvamo lungo il marciapiede che arriva fino al porto e prima dell'edicola, svoltavano a destra sul viale alberato all'ingresso del parco, che portava alla terrazza belvedere con vista sull'oceano.
Papà una volta disse che stava mettendo da parte qualche soldo e che avrebbe voluto comprarsi una barca a vela e girare il mondo insieme a me e alla mamma.
È l'unica cosa a cui penso di solito quando guardo l'oceano. Ma non oggi: oggi non importa se avevo in programma di studiare almeno le ultime venti pagine del capitolo sulla coscienza, o se davanti ho il piú bel tramonto che la California possa offrire.
Non riesco a concentrarmi, non riesco a pensare ad altro che a Violet.
È passata una settimana da quando Silas mi ha raccontato la sua storia e ancora non riesco a credere a quello che ho sentito.
Soprattutto non riesco a credere che sia stato proprio lui ad aprirsi con me, senza che io glielo chiedessi.
È stato forse il suo modo di ringraziarmi per quello che ho fatto per Violet?
È il suo gesto di pace che placherá finalmente la nostra guerra e renderà possibile la nostra convivenza?
Continuo a pensare al suo sguardo mentre guardava sua figlia tuffarsi, alle sue lacrime quando l'ha vista riaffiorare dall'acqua.
Vorrei dire che mi riesce difficile immaginare quanto deve essere stato doloroso quel momento, ma la verità è conosco bene il dolore che si prova a raccontare per la prima volta a qualcuno un trauma subito.
Persino adesso che ho avuto le mie prime due sedute con la Dottoressa Keagan, fatico comunque anche solo a pensare di raccontare tutto a qualcun altro che non sia lei, o Lydia.
Chiudo il libro di psicologia e lo rimetto nello zaino che ho portato con me per l'occasione.
Il cielo si è annuvolato, si è alzata una brezza leggera e fresca che viene dal mare e ne sono felice.
Il pensiero di allenarmi insieme a Silas con l'afa ed il calore che ci torchiavano, non mi mandava proprio in estasi.
Ad essere sinceri, è proprio il fatto di allenarmi con lui che mi inquieta. Non sono abituata a vederlo come una persona che stimo o da cui voglio imparare qualcosa.
Nelle ultime settimane non ho fatto che odiarlo e scagliargli contro maledizioni ed imprecazioni ed ora lo sto aspettando qui al parco per allenarmi con lui ed imparare l'autodifesa.
Non so nemmeno perchè ho accettato questa sorta di offerta di pace.
Forse perchè apprezzo il suo maldestro tentativo di scusarsi o forse perchè qualunque cosa è sempre meglio di studiare a casa con mia madre che guarda Desperate Housewives, facendo yoga.
O forse - e questa è l'opzione che mi terrorizza di piú - perchè so che un giorno potrebbe servirmi. So che un un giorno sarò costretta a vivere ciò che da dieci anni sogno e basta nei miei incubi.
Un giorno, non molto lontano, Miles Prescott uscirá dal penitenziario di San Quintino. E se verrà a cercarci, se vorrà finire ciò che ha iniziato quella mattina, mi troverà pronta ad aspettarlo.
Prego quasi che lo faccia.
Non starò di nuovo ai suoi ordini questa volta, non lascerò che faccia di nuovo male alla mia famiglia.
Non me ne andrò da questo mondo senza lottare. Se vorrà farci del male, mi assicurerò di trascinarlo all'inferno con me.
<<Dovresti stare piú attenta. Cosí rischi di scottarti, Peldicarota.>> Riconosco questa voce.
Quando mi volto ho di fronte un Silas Wolfe quasi distrutto e col fiatone.
Credo sia appena stato a correre.
Indossa un paio di pantaloncini scuri intonati alle scarpe da corsa e nient'altro, se non un cappellino del dipartimento di polizia di San Francisco.
Dovrebbe indossare una maglietta bianca ma a quanto pare ha preferito toglierla e gettarsela su una spalla.
<<Se non altro non mi hai chiamata Ragazzina. Facciamo progressi.>>
Sono quasi sicura mi abbia sorriso, ma lo noto appena, troppo impegnata a scrutare il suo corpo che pare essere stato disegnato da Zeus in persona.
Finalmente riesco a vedere nitidamente i tatuaggi che avevo intravisto il mio primo giorno di lavoro.
Ha due linee maori che gli circondano il bicipite sinistro. Sul costato poi, appena sotto al pettorale destro ha tatuata la scritta 'This We'll Defend' e non ho bisogno di capirne il perchè. Sono curiosa di vedere quelli che ha sulla schiena.
<<È il motto dell'esercito.>> gli dico, indicando la scritta.
<<Allora qualcosa lo impari da tutti quei libri.>> mi risponde sorridendo.
Non rispondo e gli tiro un colpetto sulla spalla. Ancora una volta il contatto con la sua pelle mi dà la scossa.
Ma che diavolo mi sta succedendo?
È un uomo bellissimo, è vero, su questo penso che concordi chiunque, ma non posso esserne attratta in quel senso.
È il mio capo.
È un arrogante pezzo di merda.
È il mio capo.
È. Il. Mio. Capo.
<<Credo che tra un paio di minuti inizierà a piovere.>> mi dice, osservando il cielo.
<<Non penso.>> ribatto <<Da queste parti, nuvoloni passeggeri di questo genere sono la normalità. Sembrano apocalittici dal colore, ma alla fine poi non piove quasi mai.>>
Ho appena finito la frase, quando una goccia dall'alto mi contraddice, finendo sulla mia spalla scoperta. Poi un'altra e un'altra ancora.
Cazzo!
<<Stavi dicendo?>> mi domanda, sarcastico.
Non rispondo e guardo il cielo plumbeo sopra di noi, mentre le goccie fresche sulla pelle continuano ad aumentare dandomi sollievo dal caldo soffocante degli ultimi giorni.
Le persone intorno a noi iniziano a correre in ogni direzione cercando un riparo ed in pochi secondi, io e Silas rimaniamo soli.
<<Come sei messa a fiato?>> domanda.
<<Ero nella squadra di atletica al liceo.>> rispondo.
<<Ce la fai a starmi dietro fino alla parte sud del parco?>>
<<Dovrei farcela, sì.>> rispondo.
<<Allora andiamo.>> si infila la canotta bianca e sgualcita <<Consideralo una sorta di riscaldamento.>>
Si mette a correre in direzione del sentiero che porta alla terrazza.
<<Corri, Ragazzina.>>
Un ringhio divertito mi esce involontario, mentre infilo anche l'altra spallina dello zaino ed inizio a corrergli dietro.

LOVE ME DANGER - Amore oltre l'abissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora