16. (Silas)

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<<Sembra proprio che la rossa sia una vera dura!>> grida il pancione baffuto al microfono <<Sono già passati sei minuti, ma non pare voler mollare.>>
Il Waveside Fest pullula di ragazze bellissime, seminude, che approfittano del caldo soffocante per mostrare la loro mercanzia. Eppure, gli occhi di ogni singolo maschio nel raggio di un chilometro, sono puntati su Selene.
Ha tolto la canottiera prima di salire, l'ho osservata bene mentre si nascondeva dietro allo stand dei dolciumi. Ha deliberatamente scelto di cavalcare quel toro con addosso solo una camicia, sbottonata quel che basta per fare immaginare ogni cosa e annodata sulla pancia piatta.
Si è messa il cappello da cowboy in cuoio marrone che le ha passato il tizio con i baffi ed è salita su quel marchingegno infernale facendosi guardare da tutti.
Difficile passare inosservati quando sei cosí bella, giovane e attraente.
Dovrei starle alla larga, lo so bene. Dopotutto è stata lei ad ordinarlo, allo stand delle birre, ma non riesco a non pensare che ci sia una remota possibilità di essere perdonato e di tornare quanto meno a rapporti civili.
Prima mi ha parlato. È un traguardo, giusto?
La osservo ondeggiare i fianchi e strofinarsi sulla sella di quell'affare e passo la mano sulla fronte per asciugare il sudore, mentre ritorno con la mente a questa mattina quando l'ho vista per la prima volta al car Wash. I pantaloncini troppo corti le mettevano in mostra il culo sodo, mentre si piegava a novanta sul cofano di quel depravato del padre di Steven. L'acqua che sgorgava dalla canna in funzione le schizzava sui seni, sfoggiati con noncuranza e messi in risalto da quella canottiera grigia dalla scollatura vertiginosa.
Una parte di me - quella che mi fa essere un bravo papà - si è scandalizzata e si è chiesta se sua madre fosse al corrente che sua figlia stava raccogliendo soldi, mostrando il suo corpo per cinque dollari.
L'altra parte invece - il demone che vive dentro di me e che l'altra sera l'avrebbe divorata in macchina, vorrebbe trascinarla via da questo posto, portarla a casa e distruggere quel bel visino lentigginoso, scopare quella bocca finchè non imparerà a tenerla chiusa e trascinarla nel mio inferno personale, mostrandole cosa succede quando si disobbedisce ad un ordine.
Che cazzo mi sta succedendo?
Continuo a ripetermi che è una bambina, che volerla è sbagliato e moralmente ripugnante.
Eppure è a lei che ho pensato ogni sera, questa settimana, mentre l'acqua della doccia lavava via le pesanti giornate di lavoro alla centrale e il mio uccello mi pulsava tra le mani. Vedevo lei ogni volta che chiudevo gli occhi, quando il mio pugno stringeva, si abbassava piano, lungo tutta la lunghezza.
Pensavo alla mia mano ferma, stretta attorno alla sua gola, mentre la riempivo. Mentre la scopavo cosí forte da farle desiderare di morire.
Finiscila, Wolfe!
Per l'amor di Dio!
Scrollo la testa e mi levo gli occhiali per poterla vedere meglio. Ormai sono passati dieci minuti e lei non ha ancora ceduto.
Dalle altoparlanti si propaga Ride It Hard, una canzone country che sembra essere stata scelta apposta.
E credo che anche lei se ne sia accorta perchè in un secondo, il suo sguardo è cambiato. La ragazzina dai capelli rossi che conoscevo è mutata in un diavolo tentatore e lussurioso. I suoi occhi, in tutto quel turbinio di movimenti, si inchiodano ai miei ed io capisco che sono fottuto. Perchè non sta piú cavalcando un ammasso di ingranaggi telecomandato. Sta cavalcando me. Lo percepisco io ed anche lei.
Sento il cazzo indurirsi all'istante all'interno dei pantaloni della divisa, estivi sí, ma comunque troppo stretti per le sue provocazioni. La guardo montare quel toro e so già che quest'immagine non mi darà più tregua per il resto della mia patetica esistenza.
<<Attenzione, signori! Siamo arrivati a ben dodici minuti e questo piccolo diavolo ancora non si è stancato di montare quel toro.>>
Il modo viscido che ha il baffone di descrivere la scena mi fa quasi venire voglia di spaccargli la faccia, ma è veritiero: è un piccolo diavolo, un folletto dispettoso dai capelli rossi che si diverte a provocarmi per scatenare in me la peggiore delle reazioni.
L'ho umiliata e ora lei sta umiliando me. È la mia punizione: guardarla, volerla, capire che cosa mi sono perso l'altra sera, quando mi sono fermato come uno stronzo.
Continua a fissarmi, non scolla gli occhi dai miei nemmeno quando il pancione fa roteare quell'affare talmente forte che chiunque al suo posto sarebbe stato gettato a terra.
Osservo i suoi seni perfetti e tondi sobbalzare, minacciando di schizzare fuori dalla camicia ad ogni salto che quella macchina le fa fare, il suo culo sodo fare capolino da quei pantaloni troppo stretti e strofinarsi sul cuoio del toro.
Ho bisogno di liberare la mia maledetta erezione e alla svelta. E soprattutto ho bisogno di nasconderla.
Afferro il cappello e lo porto all'altezza del cavallo dei pantaloni.
<<E con il record di quindici lunghissimi minuti sul terrificante toro di Warren, la signorina Selene si aggiudica un biglietto per il suo concerto di stasera!>> annuncia il texano, tra gli applausi dei viscidi attorno.
Lily scende da là sopra, raggiunge il baffo e quasi gli strappa di mano il biglietto per l'entusiasmo. Lui le afferra i fianchi con la mano sudicia mettendola in evidente imbarazzo e l'attira a sè.
<<Le ho provate tutte per metterti in difficoltà, ma non hai ceduto neanche un secondo.>> dice al microfono <<Devi essere una professionista.>> afferma poi, con un sorriso ingiallito, mentre ogni uomo che guarda la scena inizia a fomentarlo con grida e gesti di cattivo gusto. Anche Rendall si è unito al gruppo di guardoni trogloditi.
Dovrei tagliare le mani di quel texano del cazzo e fargli mangiare la lingua, già solo per averla toccata senza il suo consenso.
Selene rivolge a tutti gli stronzi presenti un sorriso di circostanza e poi con il suo piccolo premio, scende dalla piattaforma e va verso Rendall senza nemmeno rivolgermi uno sguardo. Il suo gioco di vendetta è terminato, non sono più io l'oggetto delle sue attenzioni e la cosa mi ferisce.
Il suo ex la afferra al volo per la vita quando lei gli salta al collo, mostrando trionfante il biglietto.
Scambiano qualche breve battuta e poi, mentre lei si lega i capelli in un'alta coda di cavallo, si avviano verso la parte opposta del festival, dove hanno allestito il luna park.
Disegno velocemente nella mia testa il percorso che faranno e capisco che forse quella potrebbe essere la mia occasione per parlarle, anche solo un minuto, chiarire le cose.
Senza dare nell'occhio mi volto e corro verso lo stand delle birre, lo oltrepasso, giro a destra verso il mercatino dei libri usati e vado dritto verso il campo di atletica del liceo. Se è alle giostre che sono diretti, dovranno per forza passare di fronte al gabbiotto della guardiola, ma sfortunatamente sono arrivato prima io.
<<Hey, Bruce!>> metto una mano sulla spalla del ragazzo della sicurezza nemmeno ventenne e gli sorrido.
<<Vice-sceriffo.>> mi saluta <<Le serve qualcosa?>>
<<A dire il vero stavo pensando di darti una mezz'ora libera. Sei giovane, vai a farti una birra analcolica e porta Penny sulle montagne russe. Resto io alla guardiola.>> sfodero un sorriso rassicurante.
<<Ne è sicuro?>> il suo sorriso si illumina e capisco di aver toccato il tasto giusto. Lui e Penny si sono appena fidanzati e lui approfitta di ogni istante libero per stare con lei.
<<Certo, va pure e divertiti.>>
<<Grazie mille, tornerò tra mezz'ora.>>
Lo vedo afferrare cellulare, sigaretta elettronica e sgusciare via. Sparisce oltre le auto parcheggiate in pochi secondi.
Io mi intrufolo nel gabbiotto e prego immediatamente che quei due passino davvero di lí. Quel bugigattolo puzza di sudore e di chiassà quale liquido per sigaretta.
Pochi minuti dopo, proprio mentre per la noia stavo quasi pensando di sfogliare le riviste di playboy che Bruce ha nascosto nei cassetti, sento distintamente la risata di Selene. Mi volto, la trovo a braccetto con il suo ex fidanzato mentre viene verso di me e subito vorrei azzannarlo alla giugulare.
Aspetto che siano abbastanza vicini e metto in piedi il mio teatrino.
<<Oh, Selene!>> esordisco <<Ti stavo giusto cercando.>>
È sorpresa, impaurita e seccata. Sa bene che di fronte a Rendall non potrà fare una delle sue scenate.
<<Posso parlarti un secondo? È importante.>>
Il suo amichetto ha l'aria preoccupata, cosí decido di tranquillizzarlo per convincerlo a levarsi dalle palle.
<<Sta tranquillo, non voglio arrestarla.>> ostento una risatina <<È solo che è la babysitter di mia figlia e dobbiamo parlare di lavoro. Ti dispiace?>>
<<I-io...No, si figuri.>> mi risponde <<Nel frattempo vado a fare i biglietti per il Thunder.>> dice poi, guardando lei.
Il Thunder è quel vagone che usano le coppiette per pomiciare?
Scordatevelo!
Quando finalmente rimango solo con lei, il suo sguardo cambia e diventa di fuoco. Se potesse mi ucciderebbe e seppellirebbe il mio cadavere proprio sotto al parcheggio. E la cosa mi fa dannatamente arrapare.
<<Che cosa cazzo vuoi?>> chiede con strafottenza.
Esco dal gabbiotto, faccio qualche passo verso di lei e la guardo mettere le distanze tra noi.
La cosa mi innervosisce, cosí dopo essermi guardato velocemente intorno, la afferro per un braccio e la trascino nel gabbiotto con me, avendo cura di chiudere la porta alle mie spalle e togliere la chiave prima che possa scappare.
Mentre lei afferra la maniglia e tenta invano di forzare l'apertura, io tiro velocemente le tendine della finestrella, fino a quando non ho Selene Green esattamente come la voglio: sola ed isolata dal resto del mondo.
<<Apri questa cazzo di porta, Silas.>>
<<Nemmeno per idea, se questo è l'unico modo per parlare con te.>>
<<Forse ancora non ti è chiaro, ma io non voglio parlare con te. Ora dammi quelle cazzo di chiavi.>>
Ho mezz'ora per chiarire le cose con lei e se questi sono i presupposti, ho intenzione di renderle le cose difficili.
Senza levare gli occhi dai suoi, la guardo con sfida mentre porto le mie mani verso la cintura ed inizio a slacciarla.
<<Cosa cazzo stai facendo? Vuoi che mi metta ad urlare?>>
Non le do minimamente retta ed una volta finito con la cintura slaccio anche i pantaloni, godendo del poco di spazio in piú che posso dare alla mia erezione.
Afferro l'elastico dei boxer che indosso e lo tiro verso l'esterno prima di lasciar cadere le chiavi al loro interno.
<<Cos'è? Ora vuoi tenermi in ostaggio?>>
<<Ti aprirò la porta subito dopo aver parlato, Selene. Questa è solo la garanzia che non proverai a prendere le chiavi e scappare di nuovo da questa conversazione.>>
<<Io non scappo proprio da un bel niente.>>
È nervosa. Osservo un rivolo di sudore farsi strada tra i suoi seni abbronzati e sodi e sento l'istinto di leccarlo via.
<<Dobbiamo chiarire questa faccenda.>> le dico, fermo.
La vedo sospirare e poi cercare di prendere aria.
D'accordo, ammetto di aver esagerato chiudendola qui con il caldo che fa. Anche io sto faticando a respirare e non solo per la sua vicinanza.
<<E va bene, senti: da piccola io....Io soffro di claustrofobia.>>
Oh...
<<Apri la porta, ti prego. Non scapperò e parleremo, ma per favore non farmi sentire chiusa in gabbia.>> mi dice.
Cazzo, è sincera.
Sbuffo mentalmente, infilo le mani nei boxer mentre lei volge lo sguardo altrove, in imbarazzo.
Apro la porta, incrocio le braccia al petto e la guardo un istante.
<<Senti, sono stato uno stronzo, okay? Mi dispiace di ave->>
<<Di aver fatto cosa? Mh?>> domanda alterata <<Di essermi saltato addosso, di avermi baciata e palpata per poi respingermi dandomi della bambina
del cazzo?>> si avvicina puntandomi l'indice contro il petto.
<<Sí, Selene, non volevo andasse cosí.>>
Se ne resta in silenzio qualche secondo, poi prende un bel respiro e torna a guardami: <<Senti, non sono una stupida, okay? È ovvio che non ti interesso, che non ti piaccio e che non mi trovi attraente. E io non voglio umiliarmi oltre, correndo dietro a qualcuno che non mi vuole, quindi....>>
<<È questo che pensi?>> domando, irritato. Per qualche ragione, il pensiero che lei non capisca quanto la desidero, mi manda in bestia.
<<Pensi che il problema sia che io non sono attratto da te?>> incalzo.
<<Bè, non abbastanza da andare fino in fondo a quanto pare. Hai idea di quanto io mi sia sentita umiliata l'altra sera?>>
Qualcosa dentro di me, in fermento già da giorni prende il sopravvento a quelle parole e in un secondo non sono piú in grado di ragionare a mente lucida.
Ignoro totalmente ciò che mi sta dicendo, afferro la sua mano e senza troppo sforzo me la porto all'altezza del mio uccello.
Prova a ritrarla, ma non glielo permetto.
<<Ma che...>>
<<La senti, Selene?>> domando <<Convivo con questa erezione da quando sei salita su quel cazzo di toro meccanico e nonostante sia passata mezz'ora, non accenna ad andarsene.>>
I suoi occhi innocenti si spalancano per la sopresa ed il mio uccello pulsa involontariamente nei miei boxer aderenti, al contatto indiretto con la sua mano.
<<Lo senti, Selene?>>
Lei mi guarda senza rispondere, il suo petto si alza e si abbassa velocemente e le sue guance lentigginose si fanno rosse.
<<Ti sembra che io non ti voglia?>>
La sua mano si muove impercettibilmente, ma basta a farmi contrarre gli addominali. Devo spostarmi o mi verrò nei pantaloni come un liceale alle prime armi.




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