Capitolo III

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Da piccola, Jade aveva sempre visto suo padre come un supereroe. E come poteva essere altrimenti? Howard combatteva il crimine, metteva in cella i cattivi. Era un supereroe ed era suo padre. Questo lo rendeva speciale. E poi erano arrivati i libri, i film. Qualsiasi cosa che raccontasse un mistero la incuriosiva e credeva di poter diventare come i protagonisti dei suoi libri. Impavidi, coraggiosi, in grado di cogliere ogni singolo aspetto di una persona. Se stava mentendo oppure no, se nascondeva qualcosa o era davvero innocente. Qualcosa che la rendesse come suo padre.

Crescendo, invece, aveva capito che suo padre non era un supereroe e non aveva a che fare ogni giorno con dei supercattivi. Al massimo la notte metteva in cella i soliti ubriaconi molesti che poi lasciava liberi la mattina seguente.

Flynn le lanciò un foglietto di carta per attirare la sua attenzione. Si trovavano nella biblioteca della scuola e Jade stava cercando di finire in tempo i compiti per l'ora successiva.

«Cosa vuoi?» sussurrò.

«Sei silenziosa oggi» Jade gli fece notare dove erano con un gesto della mano e Flynn la guardò seccato «Sai cosa intendo. Cosa stai nascondendo?»

Jade alzò le spalle «Niente»

Lo fissò intensamente sperando di concludere lì la conversazione, ma Flynn non demorse.

«Cosa c'è, ti aspetti davvero che io ci creda?»

Certo che no, erano amici sin dai tempi dell'asilo. Riusciva a capirla meglio di chiunque altro. Chiuse il libro davanti a sé e si avvicinò ancora di più a Flynn.

«Ho delle notizie sul caso di Nadia» si guardò intorno circospetta «Mi prometti di non dire nulla a nessuno?»

Flynn fece il gesto di chiudersi le labbra a chiave e Jade gli raccontò tutto quello che aveva origliato la sera precedente.

«Dio mio! Chi può essere così psicopatico?»

«È quello che mi chiedo anch'io. Ci conosciamo tutti in questo buco di città. Chi potrebbe essere un assassino?»

Flynn scosse la testa «La professoressa Stanford. Commette delle stragi ad ogni compito di matematica»

Jade lo guardò malamente. Anche lei andava male in matematica, ma non era il momento di scherzare.

«E se capitasse ancora?»

Flynn si incupì in volto e le accarezzò il dorso della mano. Stava per dire qualcosa, ma venne interrotto dalla sua migliore amica.

«Ti andrebbe di fare una cosa insieme?»

«Qui in pubblico?» Jade gli diede uno scappellotto sulla nuca e Flynn non poté evitare di ridere sonoramente.

La bibliotecaria fece loro cenno di stare in silenzio, indicando stizzita il cartello con su scritto l'ordine presente in ogni biblioteca. Non parlare.

«Dai, sono tutto orecchie» disse Flynn dopo alcuni attimi di silenzio.

Jade si avvicinò ancora di più al suo amico di modo che nessuno potesse sentirla dire quella follia all'infuori di lui «Indaghiamo sul caso»

Flynn stava per scoppiarle a ridere in faccia fino a quando non incontrò lo sguardo serioso di Jade. Era seria? Come potevano loro indagare su un omicidio?

«Sei impazzita, per caso?»

«Pensaci bene: è la nostra occasione»

«Per morire?»

Jade si ritrasse e posizionò le braccia sul legno scuro del banco «Non ti rendi conto? È perfetto. Tu puoi scrivere l'articolo per entrare alla scuola di giornalismo e io potrei-»

«Scriverci sopra un romanzo?» Flynn la guardò con occhi tristi, ma decisi «Non è una delle tue storie. Nadia è morta veramente»

Jade abbassò lo sguardo. Aveva ragione Flynn. Era stupida a pensare di poter fare la differenza. C'era già uno squadrone di polizia che lavorava sul caso. C'era suo padre. Scosse la testa mentre la sua mente veniva invasa dalle immagini della sua infanzia. Forse il suo era solo il richiamo di quella bambina che non era mai stata apprezzata troppo dal suo papà.

Subito dopo le lezioni, Flynn le offrì un passaggio in macchina. Jade appoggiò la testa sul finestrino mentre la musica che aveva scelto il suo migliore amico invadeva l'abitacolo sporco di cenere di suo padre e i suoi pensieri.

D'un tratto, un tonfo la fece voltare verso la strada. I due amici si guardarono brevemente negli occhi e scesero subito dall'auto. Davanti a loro, in quella strada residenziale totalmente deserta, c'era James Donovan. Era a terra e nella mente di Jade si misero a correre come una cinepresa le immagini del loro possibile futuro.

Adolescenti investono e uccidono un loro compagno di classe.

Se poi pensava che lei e Flynn venivano da delle buone famiglie e James era figlio di due semplici proprietari di un bar che non fruttava poi molto, la faccenda peggiorava. Bullismo, lotta di classe. Addio borsa di studio per un buon college. Addio buon college.

Ma tutto questo non successe. Perché le cose nella vita vera non accadono d'un tratto, né tanto meno all'improvviso. James aprì subito gli occhi e lentamente si mise a sedere. Flynn si mise in ginocchio accanto a lui e gridò a Jade di chiamare un'ambulanza.

«No, no niente ospedale, grazie»

«Sei sicuro, amico? Mi dispiace. Ho avuto giusto il tempo di vederti prima di venirti addosso. Stai bene?»

Nel fargli quella domanda, Flynn appoggiò la mano sulla sua spalla e James si ritrasse di colpo. Nessuno poteva notare l'espressione di dolore che aveva preso possesso del suo viso per un millesimo di secondo. Nessuno tranne Jade.

«Ti sei fatto male alla spalla?» gli chiese fingendo di essere preoccupata.

James stava per dire qualcosa, ma Flynn fu più veloce e tirò il colletto della maglietta mostrando un pezzo della spalla livida.

«Cazzo, deve fare davvero male. Devo portarti in ospedale»

James si alzò dall'asfalto cocente delle tre del pomeriggio e si rimise a posto la maglietta.

«Ho detto niente ospedale»

Flynn guardò Jade confuso e lei alzò le spalle come ad indicare che ne sapeva quanto lui.

«Potevo romperti la spalla o peggio» provò a convincerlo Flynn.

«Mi hai fatto solo un graffio, però. Posso andare adesso o dovete ancora giocare alle crocerossine?»

Non aspettò una risposta. Si rimise lo zaino in spalla e corse lontano da loro.

Quando furono di nuovo in macchina, Flynn continuò a parlare di James e del suo modo di fare scorbutico.

«Hai visto come aveva ridotta la spalla? Non riuscirò a dormire la notte, adesso. E poi perché non voleva andare in ospedale? Non ha l'assicurazione, oppure-»

«Non sei stato tu a ferirlo»

Flynn si voltò a guardarla «Ma se l'ho investito. Jade, che vai dicendo?»

«Ieri aveva già quella ferita sulla spalla. Gliel'ho vista mentre era senza maglietta. Solo non mi spiego perché essere cosi evasivi»

Forse la teoria più semplice era quella che avrebbe risolto il suo caso. Il ragazzo che uccide la sua fidanzata. Banale, ma collaudato. Jade voleva sapere e non importava se il suo migliore amico non voleva aiutarla. Lei avrebbe risolto il caso di Nadia Rosbow.

Flynn inchiodò l'auto in mezzo alla strada e si girò a guardarla «E tu quando avresti visto James Donovan senza maglietta?»

Valley Of Secrets || Rudy PankowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora