Malattia

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La mattina vengo svegliata da un raggio di sole che passa attraverso le serrande e tocca le mie palpebre. Poco a poco riemergo da un sonno profondissimo e inizio a capire cosa c'è intorno a me.
Le braccia di Marco sono ancora avvolte intorno al mio corpo esile: abbiamo dormito a cucchiaino e lui ancora è nel mondo dei sogni.
Alcuni spiragli di sole toccano anche il suo volto addormentato, su cui io mi soffermo con lo sguardo: ha la bocca appena aperta e un'espressione vagamente imbronciata, eppure mi sembra ancora più bello.
Piano piano si sveglia anche lui, si stiracchia ed esclama un poco imbarazzato
"Buongiorno Chiaretta..." schioccandomi un bacio sulla fronte
"...dormito bene?"
"Non male dai, era da molto che non mi davo a serate come quella di ieri"
"Anche io, di solito non vado a dormire dopo mezzanotte! Solo in tour faccio eccezioni"

Ci alziamo e facciamo colazione praticamente in silenzio, nessuno dei due sa se parlare o tacere, se commentare quello che è successo o se viverselo e basta.
Dopo un luuungo silenzio pieno di mille cose non dette, Marco decide di affrontare la situazione
"Sono stato bene ieri, con te"
"Anche io, tanto"
"Staremo bene di nuovo così secondo te?"
"Lo spero Marco, dipende da noi, voglio sentirmi felice ma voglio che anche tu lo sia... qualcosa ti ostacola?"
Non mi piace il modo in cui si inizia a grattare la testa, prevedo brutte notizie in arrivo
"No, solo quella vecchia esperienza, ma è una cosa con cui devo fare i conti, ed è ora il momento giusto"
"Vuoi parlarmene?" gli dico prendendogli le mani con le mie per rassicurarlo sulla mia vicinanza
"Si, ma non voglio appesantire il clima, sarà meglio un altro momento"
"Ok, quando sarai pronto sappi che io ci sono"
Marco sembra più sereno ora. Io inizio a raccogliere le mie cose e lui
"Già te ne vai?"
"Non posso lasciare Emma da sola, sono venuta a Milano a scroccarle casa e ora non mi faccio nemmeno vedere"
"Beh dai almeno ti accompagno"
"No dai non disturbarti Marco"
"Parli come se fossimo due estranei"
E arrossisco un poco a questa sua affermazione
"No...cioè... faccio fatica a realizzare... cioè tu sei sempre stato il mio idolo, irraggiungibile... e ora..."
Marco si avvicina e mi bacia sulla guancia ridendo
"Non mordo mica, comunque sei adorabile quando fai così. Scendiamo ora e saltiamo in moto, ti riporto da Emma"
Per fortuna ci ha pensato lui a togliermi dal disagio.

Ma quando arriviamo sotto la palazzina della mia amica e suoniamo il campanello nessuno risponde.
Io mi attacco al citofono per 2 minuti buoni, visto che le chiavi di casa non le vedevo dal giorno precedente.
Marco aspetta con il motore acceso che io entri in casa.
Gli dico che nessuno mi ha risposto
"Allora era destino che tu non dovessi andartene oggi, partiamo? "
e mi tende una mano per farmi montare in sella di nuovo, ma proprio in quel momento sentiamo un urlo: è Emma.
"Cazzo è lei...Marco sta succedendo qualcosa che non mi piace qui"
"Nemmeno a me piace, dobbiamo entrare in qualche modo"
Io mi metto a cercare bene sul fondo della borsa le chiavi; non è possibile che io non le abbia proprio ora che mi servirebbero moltissimo!
Ma eccole!
"Corriamo cazzo, veloce"
Io e Marco ci precipitiamo su per le scale preoccupatissimi e troviamo la porta aperta e tutta la casa messa a soqquadro.
"Cosa sta succedendo qui?"
Grida Marco arrabbiato, capendo che qualcuno aveva fatto irruzione in casa.
Un ragazzo spunta dalla camera da letto : è basso, moro, con i capelli lunghi raccolti in un codino, i jeans strappati e gli occhi rossi.
Io ho una paura... chi è questo? Cosa ci fa in casa di Emma? Cosa le ha fatto? Adesso farà del male a noi?

"Lasciatemi andare via" dice a bassa voce
Marco si mette davanti alla porta
"Cosa hai fatto?"
"Niente, lasciatemi andare via"
"Non così in fretta"
"Cazzo ho detto di farmi andare, poi chi sei tu? Sarai mica quel finocchio di Mengoni?"
Marco diventa di mille colori in viso e lo afferra per la maglietta: tra i due non c'è competizione fisica perché Marco è molto più stazzato.
"Ti sei messo contro le persone sbagliate"
Ma il piccoletto tira fuori un coltello dalla tasca e Marco si vede costretto a lasciarlo andare e il ragazzo scappa giù per le scale.
"Bastardo!"
Non avevo mai visto Marco così, pronto ad affrontare un pericolo, coraggioso e preoccupato. L'ultima frase si capisce che lo ha colpito nel personale... prima o poi ne parleremo.

Io mi precipito in camera da letto per vedere Emma e la trovo accasciata in un angolino, mani e piedi legati e con un sopracciglio sanguinante mentre trema di paura e piange disperata.
"Emma è tutto finito, ci siamo qui noi ora. Dimmi che non ti ha toccato quello stronzo" e nel frattempo la slego.
Dalle sue labbra tremanti esce solo
"Andrea" e scoppia a piangere mentre mi abbraccia. Anche Marco arriva e si unisce a noi, tutti e tre ora piangiamo.

dopo un po'...

Emma si è calmata, io e Marco intanto abbia rimesso a posto i mobili ribaltati e ripulito pezzi di vetro da terra e simili. Finalmente ci sediamo tutti al tavolo rotondo, come la prima volta, e ci facciamo spiegare cosa diavolo è successo.

"Quello lì è Andrea, il mio... insomma lui. Ieri sera tardi dopo che voi siete andati a casa io e Fabio siamo rimasti in giro e ho messo una storia con lui, innocua, guardate."

Nella storia si vede solo un selfie normalissimo dei due, in cui Emma fa il segno della pace e Fabio una linguaccia. Continuo a non capire

"Non so perché l'ho pubblicata, ma non ci vedevo nulla di male. Andrea l'ha vista ed è venuto qui. Aveva ancora un mazzo di chiavi di casa. Quando è entrato io pensavo che fosse venuto a parlarmi, ma mi sono sbagliata: era in collera, ha iniziato a ribaltare tutta casa insultandomi e dicendo che lo avevo tradito. Io ho provato a spiegargli che Fabio era un amico conosciuto la sera prima, ma lui non voleva credermi. Io gli ho detto che avrei chiamato polizia se non la smetteva e lui ha tirato fuori il coltello, mi ha minacciata di farmi del male e mi ha costretto ad andare in camera. Quando poi ha visto la tua valigia lì, Chiara, deve aver pensato che fosse qualcosa relativo a Fabio, così mi ha legata e ha iniziato a darmi calci e dopo che hai suonato il campanello e ho urlato mi ha tagliato il sopracciglio con il coltello"
Il flusso di parole esce dalla bocca di Emma come una cascata da una diga che non regge più e ora anche gli occhi di lei diventano di nuovo una cascata sotto lo sguardo mio e di Marco
"Non mi sarei mai aspettata che potesse fare una cosa del genere anche se avevo capito che non era una bella persona. Da oggi non ti lascio più da sola a casa" le dico
"Emma, devi chiudere con questo pazzo, allontanati da lui o tornerà a farti del male. Non ti lascerà vivere la tua vita, ma nemmeno gli interessa di te" aggiunge Marco prendendola per le mani e abbracciandola per spegnere i suoi singhiozzi.
Questo gesto mi infastidisce, mi sento ribollire dentro anche se so che non dovrei. Di nuovo quella sensazione di gelosia dei primi giorni di conoscenza torna a colpirmi in un momento inopportuno, in cui dovrei essere di appoggio ad Emma e basta.
Sto lì a guardare la scena ammutolita e Marco mi fa cenno con gli occhi di unirmi al loro abbraccio, io riemergo dal pozzo dei miei pensieri e mi aggiungo, tranquillizzandomi.
Emma rallenta i singhiozzi e sembra calmarsi definitivamente, le medico la piccola ferita con del disinfettante e cerotti... basteranno.

ps:
rieccomi. Spero vi piaccia :)

Due vite|| Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora