Dopo un'altra mattinata universitaria con la mia coinquilina e senza Marco, di nuovo, la giornata scorre pacificamente. Domenica parto, anche se avrei dovuto farlo sabato, perché sento che dopo quello che è successo Emma non è ancora pronta a stare sola soletta. E poi in questa settimana in cui avrei dovuto starle accanto ho passato moltissimo tempo con Marco e non me lo perdono fino in fondo. Per non parlare del fatto che stare un po' lontana da casa è una goduria per me.
Nel pomeriggio inizio comunque a preparare almeno alcuni abiti in valigia.Stasera io ed Emma ci prendiamo una serata donne, niente maschi spezzacuori o ambigui a turbarci... pensiamo di andare a ballare di nuovo insieme. La musica (e su questo Marco ha ragione) aiuta a sfogarsi davvero!
...a mezzanotte...
Ora io ed Emma dobbiamo uscire di casa: siamo pronte e bellissime, come al solito ;)
Ma figuriamoci se la sera poteva scorrere normalmente!Marco è sotto casa, stava proprio per suonare al campanello quando usciamo dal portone della palazzina. Ora saprà anche dove vogliamo andare e come minimo penserà male, ecco.
Io lo vedo, lo guardo dritto negli occhi e mi scanso per andare in macchina.
Lui mi guarda, capisce che non voglio parlare e senza dire una parola se ne va a sua volta.Dopo appena 10 min mi pento amaramente di averlo trattato così.
Certo che lui avrebbe dovuto essere meno ambiguo fin dall'inizio, ma non ho motivo di trattarlo male. Un po' di distacco dopo la discussione me lo posso "concedere", anche perché lui avrà bisogno del suo tempo per pensare, ma non posso fare la stronza a caso. Non è giusto... eppure ora mi vergogno a tornare indietro, anche per l'impegno preso con la mia amica. Malauguratamente non mi faccio guidare dal mio istinto e continuo la serata come se l'incontro con il bel moro non fosse mai avvenuto. Penso di berci su.
Io ed Emma balliamo per ore ed ore, e cantiamo a squarciagola in mezzo ad una folla esultante di un qualche locale. Le ore sembrano minuti e i minuti secondi, ma ogni tanto il tempo torna al suo scorrere normale per me perché mi torna in mente Marco fuori dalla porta di casa, con lo sguardo contrito, che stringe i denti e si morsica le guance per l'ansia.
Quando sono ormai le 3.30, orario a cui avevamo stabilito di rientrare, inizio a non sopportare più di fare finta di niente e penso di rimediare in qualche modo.
Così alle 4, dopo che noi ragazze ci siamo messe a letto, io mi rivesto di fretta e furia, lascio un biglietto sul comodino di Emma spiegando che non potevo aspettare altro tempo e che sono da Marco.
Se non dovesse trovarmi al suo risveglio saprà dove sono.Mi incammino, tutta dolorante per la nottata appena finita, sulle strade buie di Milano e tra un sospiro e una sfregata di mani per farmi caldo parto per casa di Marco.
Dormirà? sicuramente sì.
Mi interessa se lo disturbo? Sicuramente no.Suono forte il campanello, già con una lacrima agli occhi e con sorpresa lui risponde quasi subito
"Chi è? "
"Eh Marco sono io, volevo venire a chiederti scusa"
"Ah... ok. Scuse accettate" dice svoglitamente
"No, voglio scusarmi come si deve, ho solo voglia di stare un po' con te. Ti prego aprimi. Scusa"
"Uhh, ok"Quando entro la casa è nel buio totale e lui pure è avvolto in una felpa nera a collo alto.
Io lo abbraccio come se non lo avessi mai fatto prima.
"Scusami, non volevo fare la stronza. È solo che reagisco male alle discussioni, ma io ti adoro e voglio affrontare insieme i nostri problemi, se ce ne sono ancora. Prenditi il tuo tempo, io non sono nessuno per decidere cosa è giusto per te"
"Chiara... che dire. Grazie. Sarei io a dovermi scusare"
"Ma ti pare"
E gli salto in braccio baciandolo fortissimo... mi è mancato.
Gli abbasso la zip della felpa, ma nel buio vedo qualcosa che spero di stare fraintendendo
"No dai, ho freddo" dice Marco rialzando la zip della felpa fino in cima al collo
"Aspetta dai fammi vedere"
"Cosa? Nulla da vedere"
"Eddai"
I miei sospetti sono confermati... ha un succhiotto sul collo.
Porca puttana, e io che sono venuta qui disperata perché pensavo di averlo ferito! Cazzo! Lo sapevo che sarebbe finita cosìMi fa male il petto, mi fa male il cuore. Sentivo di potermi fidare... e invece. D'altronde non sono certo abbastanza per uno come lui.
"Addio Marco"
"No Chiara, fammi spiegare. Non ci crederai ma sono caduto e ho preso una botta. Ti prego, ti faccio vedere come. Lo so cosa sembra! Chiara ti scongiuro, credimi per favore! Secondo te sto a limitarmi con te per fare così con un'altra?"
"Non lo so più sinceramente, vado via"
"No no no ti prego. Non ci voleva proprio questa, cazzo"
Marco mi tiene per un braccio
"Lasciami andare ho detto"
"Ascoltami un minuto e ti spiego ok?"
Io mi metto a piangere
"Ti prego... fammi andare via di qua"
"Chiaretta... non piangere ti prego"
dice con voce dolcissima, mi si mette davanti e mi abbraccia mentre anche lui inizia a piangere
Io provo a divincolarmi ma non riesco a uscire dalla morsa delle sue braccia.
A un certo punto cedo e rinuncio ad opporre resistenza. Nel buio anche io, quando mi calmo un poco, lo abbraccio e allora lui mi stringe ancora più forte.Sento il suo cuore battere all'impazzata sul mio orecchio e gli vedo il labbro tremolante per il pianto.
"Rimani?" mi chiede
"No, non ce la faccio"E quasi di corsa esco da casa di Marco e inizio a camminare per stradine sconosciute, senza meta, senza nulla con me che possa fare scoprire dove mi trovo.
Cammino e piango.
Continuo a camminare per almeno altre 2 ore, finché non arriva l'alba e io sono in un bagno di lacrime in un qualche parco non so dove.
La camminata mi ha fatto scaricare, ora sono più tranquilla.
STAI LEGGENDO
Due vite|| Marco Mengoni
FanfictionLa vita è un mistero stupendo, ci porta in luoghi di cui non sappiamo niente, ci porta persone nuove, amori e amicizie. Le vite di Marco e Chiara si scontrano e si intrecciano con quelle d'altri, ma il filo che li unisce è più saldo e più spesso di...