Capitolo Primo

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Louis, Londra, 2012.

La sigaretta mi cadde dritta sul pantalone nuovo.

«Merda!» esclamai tentando di scuotere via dal tessuto la cenere che si era ormai incollata al materiale scadente di cui erano fatti.

«Non avremo i soldi per un altro paio di jeans, questo mese, Louis.» mi ammonì Zayn, il mio socio, co-proprietario del Drinks and Dorks, nonché migliore amico, unendosi a me in una pausa al sapore di tabacco. Eravamo riusciti ad aprire quel postaccio in mezzo a China Town. Beh, in mezzo non proprio. In effetti era piuttosto periferico, ma ogni volta che i miei amici di infanzia, parenti o conoscenti me lo chiedessero tentavo di mentire spudoratamente, dicendo che eravamo un bar in pieno centro, che serviva saké e quel genere di intrugli asiatici che tanto facevano sentire colti gli ignoranti e ricchi che popolavano Londra. Io e Lucas scherzavamo spesso in orfanotrofio su questo, prendendo in giro chiunque ordinasse un Suan Mei Tang, che puntualmente pronunciavamo male. Non era altro che un miscuglio di buccia di frutta e prugne disidratate. Facevano di tutto pur di non abbassarsi a chi ordinava semplicemente una birra, mostrando invece a testa alta l'American Express platino che brillava più del futuro di chiunque fosse invece in un bar come il nostro.

«Non penso che nessuno noterà questo buco» mi guardai la gamba, sospirando. I soldi mi bastavano giusti per l'affitto di casa e del locale, senza pensare che da qualche parte avrei dovuto mangiare e non avrei di certo potuto fare ritorno alla mia vita da hopper tra inaugurazioni di ristoranti pur di rubare qualcosa di gratuito da mettere sotto i denti.

«Puoi sempre colorarti la gamba di nero col pennarello» disse ricevendo un'occhiataccia non molto dopo da me. «O bucare anche l'altra gamba e renderle simmetriche.» Alzò le mani al cielo, scappando dentro, scansando uno schiaffo sul collo che per poco non riuscii a dargli.

Rimasi ancora un po' fuori, immaginando che sapore in effetti avessero quindici sterline da spendere in Suan Mei Tang o cinquanta in un jeans che non fosse composto al 90% da poliestere. Ma il sogno durò ben poco, essendo interrotto dal tintinnio dei campanello d'entrata, che annunciava il primo cliente della serata. Era un pomeriggio di ottobre come tanti, ma il cielo era di un blu meraviglioso, sporcato da un verde smeraldo degli alberi di Soho.

Sul bancone c'era ancora il preavviso di mancato pagamento della bolletta della luce arrivata un mese e mezzo prima.

60 Old Compton Street, Soho,

W1D 4UG, England, United Kingdom

Con la presente, le chiediamo nuovamente di saldare l'importo di £2.700 entro il 10.24.2012. In caso di mancato pagamento, la mora aumenterà di £50 ogni giorno.

Il cuore mi batteva incontrollabilmente, al pensiero di non riuscire a pagare un altro mese. I guai erano sempre dietro l'angolo con le bollette e l'ultima volta avevo dovuto pregare Zayn di smettere di minacciare il nostro creditore o ci saremmo fatti ammazzare prima o poi. Una storia su due straccioni di Soho non vende, poi, e la mia paura di vivere una vita che si sarebbe facilmente dimenticata era tutto ciò che più mi spaventava. Vivere per qualcuno che non fossi io era la fobia che mi teneva in piedi di notte, quando le luci erano spente e le debolezze accese più abbaglianti che mai. Il problema con il creditore era ovvio, non voleva rischiare di perdere altri soldi con due ragazzini, a detta sua. Avere quasi trent'anni non faceva differenza per chi ne avesse più di sessanta. Ma a noi quei soldi servivano e se non li avessimo avuti saremmo incorsi in gravi problemi con giri che avevamo fatto tanto per evitare, una volta usciti dall'orfanotrofio.

La rabbia di non aver mai trovato qualcuno che potesse amarci da bambini era talmente forte, ma non abbastanza da offuscarci la vista dal futuro che avremmo voluto. E allora decidemmo che ce lo saremmo costruito noi, da soli, con le nostre forze. Non fu facile e nemmeno divertente come immaginammo, tra creditori, mobili e alcolici da comprare, ma fu un momento di famiglia con mio fratello. Era tutto ciò che non avevo mai avuto e mi aveva accolto in orfanotrofio con una caramella al latte rubata dall'ufficio della preside, suor Janet, dove finiva fin troppo spesso per essere un buon partito di adozione. Zayn era tutto ciò che mi serviva per essere felice, e ne ero pienamente convinto. Per il resto avevo i ragazzi il sabato sera, gli uomini più grandi nelle pigre domeniche pomeriggio, con le mogli indaffarate a casa e poca voglia di darsi a un uomo sposato per convenienza e a volte parlavo perfino con Xander. Quest'ultimo era il ragazzo di Zayn, o almeno, il surrogato di amore che aveva scelto per andare avanti in un tunnel senza luce alla fine. Non era certo il ragazzo migliore sulla faccia della terra ma Zayn diceva di aver frequentato di peggio e io gli credevo, semplicemente a me non importava di chi avessi davanti. Finché non fosse disturbata la mia quiete e la mia routine di lavoro, casa e sigarette, tutto sarebbe andato bene.

Eleven ➳ l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora