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Louis, Edimburgo, 2012.
Cremisi, una tonalità che avevo visto prima solo addosso ad Harry quando avevo dovuto estrarre una pallottola dal suo ventre—e a mia madre, vent'anni prima ma ne avevo rimosso le sfumature. Ma ora, su Hans, era ovunque. Aveva oltrepassato il legno vivo del pavimento, impregnandolo in maniera irreversibile. E quella puzza... quell'odore ferroso pungente... lo sentivo fino in gola. Riuscivo a percepirlo scendere come se lo stessi ingoiando. Non mi accorsi nemmeno di star vomitando, finché Harry non mi intimò con rabbia di girarmi. Rimasi piegato su me stesso, cercando di togliermi dalla mente gli occhi vitrei di Hans e il cristallino opaco, quasi bruciato dalla troppa luce ricevuta dal fuoco. Non lo avevo ascoltato, testardo com'ero stato.
La lettera sul pavimento portava il mio nome e il suo, trascritti stavolta con una calligrafia bella ed elegante. Eravamo stati tracciati tutto quel tempo? Eravamo pedine in un gioco più grande? Avevano lasciato che sbagliassimo e ci correggessimo fino a trovare la soluzione di quell'enigma da soli, ma pur sempre pilotati da loro. Perché mi rifiutavo di pensare e credere che solo una persona fosse capace di tutto ciò.
Caddi sulle ginocchia. Feci appena in tempo a scansare la pozza di vomito che avevo lasciato accanto al corpo inerme di Hans. Harry si era coperto naso e bocca con il colletto del dolcevita che indossava, strizzando gli occhi disgustato da quell'acre e persistente odore di sangue. Il sangue era letteralmente ovunque nella mia memoria, impresso a caldo e per sempre. Annaspai fino alla porta, rialzandomi a fatica dopo lo sforzo che era costato al mio stomaco cercare di smetterla di vomitare.
Quella casa non era abbandonata. Non c'erano segni di effrazione. Aveva lasciato entrare qualcuno e questo lo aveva... segato a metà, praticamente dalla vita in giù. Mi chiesi con persistenza chi potesse essere capace di tali oscenità e come facesse Harry a sopportare quella vista senza rigettare la colazione. Di sicuro, in quel momento capii perché spesso l'appetito gli mancasse.Si chinò a prendere la lettera, schizzata di sangue ancora fresco, col rosso dei petali delle rose mai recise. Mi pulii la bocca con la manica, sperando che la mia reazione non gli facesse credere ancor più fermamente che non potessi essere all'altezza della sua compagnia. Mi chiesi quando avessi cominciato a combattere per un posto accanto a lui.
«Cristo, Harry, chi dobbiamo chiamare? La polizia? L'FBI? Perché di certo non un medico!» Esclamai, indicando malamente la scena, incapace di girarmi ancora verso la poltrona.
«Non possiamo chiamare nessuno, cazzo. Hai vomitato sul suo pavimento, cosa pensi che succederà quando troveranno me e te su una scena del crimine fresca e scopriranno che cercavamo un uomo già morto?» Ammonì le mie idee, per poi portare le mani tra i capelli. Nessuno dei due aveva ancora il coraggio di prendere la lettera da terra.
«E cosa proponi di fare? Hai idee migliori? Non puoi fare una soffiata anonima delle tue?» Pregai in una risposta positiva.
«E rendermi un uomo uguale a mio padre?» Ringhiò, dando un calcio alla legna accanto al fuoco. «Devo pensare.» Si sedette davanti al cadavere come se non fosse umano.
«È finita, cazzo, se ci scoprono è davvero finita.» Iniziai a rimuginare ad alta voce, facendo avanti e indietro in quel salotto scarlatto.
«Sta' zitto, per favore» fu il suo unico ordine.
«Siamo due uomini morti. Metteranno una taglia sulla nostra testa e ci ammazzeranno come lui, Harry!» Urlai, uscendo da lì dando un forte colpo allo stipite della porta, maledicendomi per aver toccato nuovamente qualcosa, lasciando tracce di me ovunque.
Accesi una sigaretta, dopo che la prima mi cadde dalle labbra. Tremavo come non mi era mai successo prima. Mi spaventai più delle orribili sensazioni che mi stesse facendo provare quel divario di idee tra me e lui che la situazione di Hans, ormai resa un dipinto inaccettabile dalla mia mente, tanto da dimenticare il suo volto appena varcai la porta d'uscita.
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Eleven ➳ l.s.
Fiksi PenggemarLondra, 2012. In una città dal cambiamento costante, il giovane detective Harry Edward Styles, proprietario dell'agenzia di investigazione privata Styles Corp., si ritrova a dover lavorare a un caso in periferia, dove la criminalità e la povertà son...