terzo ↬ mancanze incolmabili.

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harry's pov.

Forse sbagliai a trattare il piccolo Louis in quel modo, nonostante quest'ultimo fosse consapevole d'ogni conseguenza alle sue parole, alle sue azioni. Ciò che più non digerivo era proprio il fatto d'esser preso in giro; non fui consapevole se il suo mal di testa fosse veritiero o chessò, una semplice bugia: seppi solo che in quell'istante, in preda al nervosismo ed alla più concupiscenza d'ogni movenza del ragazzo, il primo istinto fu proprio quello di scoparlo fino a fargli perdere la stabilità alle gambe.

Chiusi la porta della camera di Louis con nervosismo, piantando il piccolo in asso, senza pronunciare mezza parola. Mi diressi in bagno, richiudendo alle mie spalle la porta a chiave. Rivolsi lo sguardo verso lo specchio, che rispecchiava appieno il mio riflesso: occhi verdi, spenti. La capigliatura folta, disordinata. Un velo di sudore a ricoprirmi la fronte, l'intero viso. Mi risciacquai, dopo aver sospirato profondamente. Da anni a quella parte i pensieri all'interno della mia mente accrebbero infiniti, insicurezze ch'altre persone infondarono nella mia persona – riflessioni quali non confessai a nessuno e che a malapena ammettevo a me stesso. 

All'età di ventinove anni, non ebbi una piena realizzazione della mia vita: il lavoro era ciò che più amavo, ma comunque non abbastanza soddisfacente. L'amore non era uno dei miei obbiettivi, seppur ripetutamente mi chiedessi se fosse proprio quello di cui necessitavo: prendermi cura di qualcuno ed esser preso per il cuore da qualcun'altro. 

E se ce l'avessi davanti agli occhi ciò che più bramo?, pensai.

Improvvisamente sentii Louis ridere ed i miei pensieri smisero di gironzolare nella mia mente. Ch'avesse trovato qualcuno capace di renderlo ancor più felice di quanto facessi io? 

Harry, ma che cazzo pensi.

  ››››  

Fuoriuscii dalla stanza in cui mi trovavo, dirigendomi con curiosità verso la camera di Louis, ove lo ritrovai avvolto da una mia felpa e sdraiato al di sopra del letto, a smanettare con il solito e noioso cellulare.

‹‹ Chi ti ha fatto ridere in quella maniera? ›› chiesi senza farmi problema alcuno, sfacciato come al mio solito.

‹‹ E a te cosa importa? ›› per poi ‹‹ Sei serio, papi? ›› aggiungere. Fui un po' seccato dal suo tono di parlarmi quel giorno, alla fin fine era tutto prefissato ed ognuno aveva il proprio ruolo in quella casa. 

‹‹ Lo sono più di ogni altra cosa, Louis. ›› affermai, intento poi a prendere posto al di sopra del letto.

‹‹ Vattene, non voglio altro male. ›› sussurrò flebile, la sua voce mi colpì abbastanza. Posizionò poi il cellulare al di sopra del comodino accanto al letto, alzandosi le coperte fino al naso.

Ma perché reagiva in quel modo? 

‹‹ Non ti voglio fare del male, Louis, smettila di pensarlo.  ›› proferii con tutta l'onestà possibile. 

‹‹ A te piace vedermi mentre mi fai del male ›› alzò il tono della voce, continuando con ‹‹ Ed ora, per favore, papi, lasciami passare. Devo vestirmi. ››

‹‹ Devi vestirti per fare / andare dove? ›› chiesi insospettito: prima la risata ed i messaggini, ed ora doveva andar via? Mh.
Le mie dita affusolate si posizionarono al di sopra del suo morbido volto, procedendo di carezza in carezza: lente movenze, soffici tocchi. 

‹‹ Devo andare da Liam oggi. ›› parlò, prima che potesse sospirare al di sotto del mio tocco e rilassarsi appieno. 

‹‹ Stai male, Louis, non puoi andare da nessuna parte quest'oggi. Ci andrai domani se starai meglio. ›› esternai, mentre le dita si apprestavano a percorrere ogni delineato lineamento, ciascuna delicata parte del suo volto. 

Fuck me, daddy ›› LS.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora