14. The moon is only looking at you

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Due informazioni che sarà utile sapere per questo capitolo:
Gibbosa Calante: 🌖
Luna crescente: 🌒

S W A M I
🌺

«Stanotte dormiremo qui»

Mi giro di scatto, così velocemente che per un breve istante la testa inizia a girare intorno a me come una trottola. «Scusa cos'hai detto?» domando alzando le sopracciglia. Avrò sentito male.

«Ho detto che stanotte dormiremo qui dato che è tardi e non ho voglia di tornare a casa» alza le spalle con indifferenza e apre un cassetto posto di fianco alla porta. Ne estrae due birre.

Con ancora la sua felpa stretta in pugno cerco di metabolizzare la situazione in cui mi sono cacciata.

«Ares devo tornare a casa. I miei fratelli saranno preoccupatissimi se vedono che non rispondo al telefono, tantomeno se non torno a casa stanotte» dico cercando di mantenere la calma nella voce.

Sbuffa alzando gli occhi al cielo e ignorando la mia affermazione.
Si sta veramente comportando come una persona infastidita?

«È inutile che sbuffi» incrocio le braccia al petto, «Fino a prova contraria questo è rapimento»

«Tu eri più che felice di salire in moto con me» dichiara sorseggiando dalla bottiglia di vetro il liquido amarognolo. Si lecca il labbro inferiore e i miei occhi si soffermano per un breve istante su quel gesto.

«Non sapevo che mi avresti portata qui-» inizio ma mi interrompe alzando un dito verso l'alto. «Inoltre sei stata tu stessa a sorpassarmi e salire sulla barca. Io ti avevo solo detto che il battello stava arrivando e che dovevamo fare in fretta per raggiungerlo»

«Ma...» inizio titubante, sfortunatamente non riesco a trovare una plausibile giustificazione e lui, appena se ne accorge, sorride vittorioso.

La barca inizia a ondeggiare per qualche secondo a causa del mare mosso e sono costretta ad aggrapparmi alla parete grigia al mio fianco. Lancio un'occhiata alla porta e con uno scatto felino agguanto la maniglia. Riesco ad aprirla ma ad un tratto i miei piedi non toccano più terra e divento più alta di quanto io sia.

«Che cazzo fai?» strillo dimenandomi disperatamente tra le sue braccia. Ares richiude la porta e questa volta decide di serrarla con la chiave per evitare che io cerchi un'altra via di fuga.

«Riesci a stare per un secondo zitta?» sbotta improvvisamente infuriato avvicinandosi. Aggrotto le sopracciglia mentre sento la rabbia aumentare nel mio corpo. Mi mordo l'interno della guancia per evitare di litigare mentre stiamo galleggiando in mezzo al mare.

«Dio Swami sei così maledettamente estenuante» si passa le mani nei capelli rendendoli più in disordine di quanto prima non fossero.

Bipolare del cazzo.

«Scusami se sono stata portata qui e rinchiusa all'interno di una cabina per poi sentire che dormirò qui dentro. Inoltre domani nel caso ti fossi scordato, ho un'esame di fisica e devo essere a scuola per forza in tempo» gli rispondo con tono sarcastico.

Lui distende le braccia lungo i fianchi, «Allora fai come vuoi» afferra la chiave e la inserisce nella toppa della serratura per aprirla, «Se vuoi uscire esci, ma ritornerai da sola»

La mia lingua si articola nella bocca in cerca di qualcosa da dire per esprimere il mio stupore. Mi soffermo nel guardare il taglio sul suo labbro. «Vuoi metterla davvero cosi Ares?» domano spazientita.

Lui non risponde, si limita a tenere la porta aperta e a spostarsi per lasciarmi passare. Inchiodo i miei occhi nei suoi e noto che nelle sue iridi verdi lampeggia un sentimento che, dato la smorfia sul viso, assomiglia alla paura. Non vuole che io me ne vada ma allo stesso tempo me ne sta dando la possibilità dopo avermi urlato contro.

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