24. Take my breath away

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S W A M I

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«Dove devi andare questa sera?»
Vorrei saperlo pure io.

«Fuori» dico solamente mentre mi spruzzo il profumo sui polsi e dietro le orecchie.

Per la serata, di cui non ho ben chiaro il posto, ho deciso di indossare dei pantaloni stretti neri, che devo ammettere mi fasciano le gambe molto bene; sopra ho abbinato un top rosso e una giacca di pelle del medesimo colore dei pantaloni. I capelli sono legati in una coda di cavallo con qualche ciuffo fuori.

Derek si acciglia e incrocia le braccia al petto, osservo i muscoli guizzare. È a petto nudo e in questo momento ho la piena visuale di tutti i suoi tatuaggi.
«Va bene. Ma in quale luogo? E soprattutto con chi?»

«Quella che hai in mano è una canna?» domando lentamente e lui evita il mio sguardo, si limita ad un'alzata di spalle.

«Derek dammela immediatamente» appoggio la boccetta di vetro sulla scrivania adirata.

«Sono pulito Swami. Rilassati» mi risponde sbuffando e dandomi le spalle. Esce dalla mia stanza e io lo seguo sbattendo i piedi sulla moquette.

Da un lato sono felice che si sia cambiato il discorso, dato che mi avrebbe avvertita un migliaio di volte che uscire con Ares non é sicuro.

«No, non mi rilasso. La cura prevedeva una disintossicazione completa. Non una canna ogni tanto» apro le braccia in maniera teatrale, «È proprio questo l'obiettivo ricordi?»

«Che succede qui?» Daniel entra in cucina e i suoi occhi adocchiano subito ciò che Derek tiene tra le dita. «Fratello almeno dalla a me, così saremo tutti e tre felici e contenti»

Lo ignoro ma l'occhiata di Derek mi fa insospettire. Mi schiarisco la gola e tento di calmare la mia voce, l'ultima cosa che voglio fare é aggredire mio fratello. So quanto sia stato difficile, per questo non può ricaderci.

«Derek» apro il palmo della mano nella sua direzione, «Dammi quella roba e dopo non ti stresso più. Noi vogliamo il tuo bene e se c'è qualcosa di cui vuoi parlare io e Daniel siamo qui per ascoltarti»

Derek fissa con sguardo perso le goccioline cadere dal rubinetto del lavello. Scuote la testa e spegne la canna, poi la butta nel cestino.

«Mi dispiace tanto» risponde con voce spezzata dopo attimi di silenzio. Respiro profondamente e sento qualcosa dentro di me sprofondare, Daniel invece gli offre un bicchiere d'acqua.
Se non fosse il momento più sbagliato per ridere, lo farei.
Gli accarezza la schiena e io mi siedo nel posto vicino a lui.

Afferro la mano di Derek, «Hai qualcosa da dirci?»

«È la prima che prendo, lo giuro. Ma sta tornando la voglia irrefrenabile e una seconda volta io non riesco... Non posso affrontare di nuovo tutto questo»

«Se l'hai superato una volta, puoi benissimo farlo anche adesso. Hai tutta la forza per farlo» risponde Daniel senza interrompere il contatto sulla schiena di Derek. Eppure aggrotto le sopracciglia quando noto che questo non riesce a calmarlo, bensì ad agitarlo. I muscoli delle sue spalle si irrigidiscono e trasalisco quando si alza di colpo in bianco.

Qualcosa nello sguardo di Derek si accende e prende il sopravvento: rabbia. Pura rabbia e fastidio. Scatto sull'attenti quando stringe i pugni e serra la mascella duramente.
«Che sta suc-» provo a dire ma il rumore fastidioso di una sedia che gratta sul pavimento mi interrompe. Quella di Daniel.

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