18. Lie without emotion, how do you do?

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S W A M I

🌸

«Swami non devi avere paura della palla» mi rimprovera il professor Liverty, emettendo un fischio stridulo che si diffonde in tutta la palestra.

«Ho paura di te, non della palla» mormoro nascondendomi dietro una mia compagna per difesa.

«Ma che fai? Il tuo posto è lì avanti» replica quest'ultima sbuffando. Grazie alla sua chioma riccia, non riesco a farmi notare dal professore.
O almeno spero.

Oggi mi sono ricordata di prendere la tuta, vorrei evitare spiacevoli inconvenienti come la volta precedente.

«Fate le squadre. Io ci rinuncio con voi»

Tutti gli studenti, ormai abituati al metodo di insegnamento di Liverty, si raggruppano al centro della palestra pronti a spartirsi nei due rispettivi campi.

Oggi è la giornata dove gli alunni della maggior parte dei corsi devono trascorrerla in palestra per svolgere varie attività.
Inutile dire che la odio.

«Calcio o pallavolo?» domanda un ragazzo alto con indosso una bandana a legargli i capelli ricci.

«Diamo l'onore di scegliere a Swami, cosa preferisci Foster?» mi domanda il professore con tono civettuolo e io non ci metto molto prima di rispondere.
«Pallavolo»

«Perfetto. Andata per il calcio»

La classe inizia a ridere e io lo osservo con la bocca spalancata, mentre entra nel magazzino per recuperare la palla.

«Io lo odio» mi ripeto sottovoce e Joel si avvicina a me ridacchiando. Ha una maglia nera e dei pantaloncini fino al ginocchio di un colore tendente al rosso.

Quando vedo alcune ragazze avviarsi verso gli spalti per guardare la partita, penso che forse se riuscissi a giocare bene le mie carte riesco a saltare questo allenamento. Ma ovviamente i miei sogni si distruggono quando la sua voce mi arriva alle orecchie.

«Foster dove pensi di andare esattamente? Tu devi giocare, le altre mi hanno già dimostrato che sanno almeno rimanere in equilibrio» mi lancia la palla dritta sul petto e indietreggio di un passo a causa dell'impatto ottenuto, «Ora non hai nessuno a difenderti»

Serra gli occhi in due fessure e io non comprendo subito che si stia riferendo ad Ares e a quando mi ha aiutato con la caviglia.

«Vero, quindi ora non scapperà più come un coniglio» gli sorrido di rimando alzando il mento ma lui mi ignora. Evito di guardare le occhiate confuse dei miei compagni.

«Stai tranquilla, ce la puoi fare» Joel mi raggiunge e cammina dietro di me, cercando di infondermi coraggio.

«Vi siete per caso visti allo specchio? Siete degli scimmioni» commento con una smorfia.

Lui si mette a ridere e si posiziona davanti a me, dandomi le spalle. «Cerca di starmi vicino così se ti vengono addosso almeno cerco di allontanare la palla» 

Inutile dire che quando il suono del fischietto da inizio alla partita, tutti i ragazzi iniziano a correre come se ne fosse salva la loro vita.
Io sono immobile in un angolo del campo a godermi lo spettacolo. Mi concentro su una crocchia di ragazze sedute sugli spalti, le quali iniziano ad applaudire per tifare i propri ragazzi o amici.

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