34. Too young to think about all that shit

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UNKNOWN

Schiaccio la sigaretta al suolo con la scarpa e tossisco. Una nube di fumo denso e grigio rientra nel mio campo visivo. L'aria gelida di Dicembre si infila all'interno del cappotto e mi provoca un brivido alla spina dorsale.
Mi specchio grazie al vetro di dimensioni molto considerevoli davanti a me.

«Signore ha bisogno di qualcosa?»

Gli occhi fissi su un obiettivo, che però non riesco ad identificare come vorrei.
Mi limito a fare un cenno di dissenso con la testa allo sconosciuto.

«Se non è sicuro la prego di entrare»
La voce è grossa, autoritaria.

La porta vicino a me si chiude con un tonfo e sollevo la testa verso l'alto. Il cielo è grigio, le nuvole coprono ogni raggio di sole e tira un leggero soffio di vento frigido. Le previsioni meteo ipotizzano su una possibile giornata di neve a breve.

Il mio telefono vibra all'interno della tasca del cappotto. Sospiro, lo sfilo e rispondo alla chiamata.

«Ha funzionato?»

«Non è ancora qui» dico atono.

«Sarà li a breve»

«Lo spero per voi. Non voglio perdite di tempo, soprattutto a causa tua Ryan»

«Ancora qualche minuto al massimo»
Annuisco, anche se il mio più fidato uomo non è in grado di vedermi. Infine riattacco e infilo nuovamente il telefono nella tasca.

Passano altri tre minuti. Sto per andarmene.

«Eccola» i miei occhi puntano la sua chioma corvina. Il volto è teso e la
postura rigida. Le mani appoggiate sulle cosce al di sopra dei jeans che indossa, e il piede che non smette di battere sul pavimento con un ritmo incessante.

Vicino a lei c'è un ragazzo. Capelli neri scompigliati sulla nuca, occhi scuri in cui alleggia la confusione, corporatura grossa. Alcuni tratti del viso come: gli zigomi, il naso e le labbra assomigliano a quelli di Swami.

Un gruppo di ragazzi si trova dietro di lei, più lontano, riconosco subito le tre figure dei D3. Ma non punto più a loro.

«Buongiorno, ha bisogno di qualcosa?» una donna si presenta di fianco a me. Regge una tazza di caffè fumante di Starbucks in mano.

«Non più» incurvo leggermente le labbra verso l'alto.

Do le spalle alla stazione di polizia.

S W A M I

«Non capisco cosa c'entri lei in tutto questo» mio fratello incrocia le braccia al petto e si adagia allo schienale della sedia.

Siamo davanti ad una scrivania ricoperta da dox e documenti di vari colori. Un uomo sulla cinquantina con gli occhiali che ricadono sulla gobba del naso è intento a smanettare sul suo computer e non ci degna di nessuno sguardo.

Una donna vestita elegante si avvicina a noi con passo svelto. Mi concentro sul rumore che i tacchi provocano sul pavimento lucido. Mi volto con la testa verso la sua direzione.
Porta un completo interamente nero, l'unica cosa diversa che risalta è la cintura con la fibbia d'oro che indossa in vita.
La giacca ha l'apparenza di essere alquanto costosa. 
La donna sembra avere non più di venticinque anni. I capelli biondi sono legati in una coda alta, nessuna ciocca fuori posto.

«Signorina Foster, permettimi di presentarmi, mi chiamo Dorothy Sandoval. Avrei piacere se mi seguisse» i suoi occhi color miele puntano su Derek, «Da sola»

Annuisco e con un cenno del capo intimo mio fratello a seguire i nostri altri amici fuori dall'edificio.

«Mi dispiace per la poca accoglienza ma siamo sovraccarichi di denunce o persone stupide che per motivi stupidi si prendono a pugni»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 20 ⏰

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