Quarantaquattresimo giorno.

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Quarantaquattresimo giorno.

capitolo undici.



Jade vaga nell'ala ovest dell'istituto per almeno una settimana, apparentemente senza motivo.

Ogni tanto chiede di fare una strada alternativa per arrivare nella sua stanza, oppure di andare nel giardino posteriore.

La assecondano, la credono davvero matta questa volta.

La sera, dopo cena, Jade e Justin si riuniscono alla scrivania della camera ed elaborano la cartina, sviluppandola. Se non sono sicuri di un determinato passaggio, lo tracciano a matita e il giorno dopo tornano a controllare.

Jade va ancora in palestra due volte al giorno, effettua le sue "ispezioni" ogni volta che va e torna dagli allenamenti. E così è questa la routine per una settimana: la cartina del lato ovest e sud si espande, e Jade si auto convince di lasciar perdere le sue fantasie inutili.



È il settimo giorno di ispezioni, almeno da parte mia, e sono seduta accanto a Justin mentre faccio le linee che definiscono una porta del corridoio F.

Ho imparato in fretta a non parlare di cose che non riguardino lo stile di vita frenetico degli ultimi giorni.

Strano come possa sentirmi più viva qui, in mezzo a chi di vitale non ha nulla, che nella vita che ero solita avere. Forse è perché adesso ho uno scopo per cui lottare, forse adesso posso iniziare a vivere e non a limitarmi ad esistere. Mi scoccia ammetterlo e la cosa mi turba non poco, ma mi basta sentirlo parlare o sfiorarlo per sentirmi viva.

"Jade?"

"Cosa?"

"Stai disegnando una faccina sulla porta e non parli più da diversi minuti"

"Sì. Oh...eh?"

"Concentrati, per favore"

"Hai ragione, mi dispiace"

"Da' qua"

Prende la matita che ho in mano e inizia a scarabocchiare frecce sul suo lato di foglio.

"Oggi sei molto distratta" continua dopo poco.

"Sono stanca" mento. Stacca per un attimo lo sguardo dal foglio per posarlo su di me.

"C'entro qualcosa?" chiede con un sussurro.

"Dovresti essere meno egocentrico" gli rispondo, senza troppa convinzione.

"E tu meno distratta"

Alzo gli occhi al cielo sbuffando, poi gli strappo la matita di mano e continuo a disegnare la faccina sulla porta.

"Mi prendi in giro?"

Non posso rispondere, visto che sento dei passi avvicinarsi alla nostra stanza. Mi alzo repentinamente in piedi, accartoccio alla bella meglio la cartina e me la infilo in tasca. In quel momento la porta di apre.

Sulla soglia vi sono tre guardie, due uomini e una donna, dall'aria decisamente risoluta.

"Bieber, è pregato di seguirci e di non opporre resistenza."

Lui si alza dalla sedia e mi rivolge uno sguardo preoccupato. Non posso fare altro che guardarlo sbigottita.

"Cos'è successo?" chiede lui repentinamente.

"Non le è concesso fare domande. Potrà solo rispondere quando l'avremo portata a destinazione" dice la donna.

"E invece dovrete rispondermi. Dove volete portarci?"

Lennox - 0127Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora