Cinquantaquattresimo giorno. (3)

850 63 0
                                    

Cinquantaquattresimo giorno (3)

capitolo sedici.





Tutto quello che vedo nell'attimo in cui sono sospesa tra il treno e il terreno, è il bosco.

Per quell'attimo mi sento libera da qualsiasi peso, credo di potercela fare, credo di essere finalmente libera. Poi inizia la caduta.

Cerco di seguire i consigli di Justin, perciò mi preparo all'impatto col terreno cercando di atterrare prima sulla gamba sinistra e poi su quella destra, con la quale mi sono data la spinta.

Non appena appoggio il piede sul terreno sento tutto il peso del mio corpo appoggiarsi su di esso, ma il treno andava talmente veloce che non mi ha permesso di calibrare la caduta.

In un attimo sono a terra, il piede sinistro dolorante. Provo talmente tanto dolore da paragonarlo a mille lame che me lo trapassano ripetutamente.

Rotolo spasmodicamente, cercando di attutire il dolore a braccia e mani, che hanno attutito la mia caduta. Finalmente mi fermo e mi stringo penosamente la caviglia con le mani, cercando di ignorare il dolore che mi provocano anch'esse.

Qualche secondo più tardi vedo Justin comparire sulla destra, lento e completamente sporco di terra e sangue.

"Jade, stai bene?"

Scuoto la testa negativamente, stringendo gli occhi e i denti, mentre il dolore non fa che aumentare e risalire lungo la gamba. Il piede pulsa e la cosa mi manda in bestia, è una sensazione terribile che si somma al dolore allucinante. Ho lo stivale lacerato.

"Fammi vedere, forza."

"Non è niente! Tu cos'hai fatto, disgraziato?!"

Sono arrabbiata, dolorante e irritata. Aveva promesso che sarebbe andato tutto bene e me lo trovo davanti insudiciato di sangue dalla vita in giù.

Lui mi guarda esterrefatto, poi scuote la testa e mi si inginocchia vicino con fare sbrigativo.

"Niente di profondo, mi sono solo sbucciato da far schifo. Fammi vedere, non abbiamo tempo."

Mi tira su il lembo dei pantaloni senza troppe cerimonie, esaminando alla bella meglio il danno.

"Ti sei tagliata sul polpaccio, guarda com'è ridotto lo stivale."

Mi fa un risvolto e mi slaccia lo stivale, facendomi quasi urlare per il dolore non appena le sue dita toccano la pelle ferita.

"Scusami, scusami!" Si affretta a dire lui, ma io non lo sto neanche ascoltando.

"Non è solo il taglio, anche la caviglia mi fa un male cane," dico stringendo i denti. Lui mi guarda preoccupato, poi decide che è meglio non rimanere un secondo di più dove siamo, perché mi chiede se riesco a camminare.

"Sì, aiutami ad alzarmi."

Lui acconsente e mi passa un braccio sotto le ascelle, trascinandomi con sé nella risalita. Una volta in piedi non posso fare altro che aggrapparmi completamente a lui, incapace di reggermi solo su un piede, incapace di ignorare le fitte di dolore all'altro.

"Jade, non vorrei che fosse rotto..."

"No! Aiutami e vedrai che riuscirò a camminare."

Ma nonostante io continui a ripeterlo, il dolore non accenna a diminuire e ad ogni passo diventa tutto meno sopportabile. Poi, improvvisamente, mi ricordo di Rachel e Jared, così mi guardo repentinamente indietro, non trovando nessuno.

Lennox - 0127Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora