Quarantottesimo giorno.

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Quarantottesimo giorno.

Capitolo dodici.



Justin's pov.


Tanti auguri a me, tanti auguri a me.

Sbuffo, mentre mi rigiro tra le mani un lembo delle lenzuola su cui sono seduto.

Il compleanno migliore di sempre.

Ieri mi ha portato in una nuova cella, bendandomi, perciò non ho la minima idea di dove sia.

Mi toccherà aspettare fino al sette del mese e poi verrò portato via sa qui, verso la morte. Non avrei mai immaginato di poterla accettare così facilmente, ma, evidentemente sono arrivato a un punto tale di non ritorno, che ormai non me ne importa quasi più nulla.

È con questi pensieri che cerco di schiacciare quella voce interiore che grida di non arrendermi, che grida di aiutare Jared, Rachel e Jade. Jade.

Scuoto la testa cercando di scacciare il pensiero di quella ragazza. Adesso se la dovrà cavare da sola, io non posso aiutarla. Non devo e non posso, ma di nuovo quella voce mi parla, facendomi ricadere nel dubbio.

Ma vuoi aiutarla, sì, ma non posso.

Come riuscirci da una cella isolata? Come riuscirci senza poterla vedere? Senza poter escogitare un piano con lei?

Forse la soluzione non la troverò mai, qui dentro.

Forse non c'è un modo di scappare dall'istituto. Mi alzo dal letto su cui sono seduto, buttando la testa all'indietro e iniziando a camminare avanti e indietro nella mia stanza.

Pensa, idiota, pensa.

"Ti aspetta un bel viaggio, ragazzino."

Mi appoggio alla sedia di legno senza quasi accorgermene. Forse non si può uscire dall'istituto. Non si può andare oltre questi confini.

"Segnalo sulla lista di questo mese."

Forse bisogna solo lasciarcisi accompagnare.




Jade's pov.


Quando entrano nella mia stanza e mi dicono che il direttore mi deve parlare, acconsento senza neanche proferire parola. Jared prova a dissuaderli, ma sa anche lui che non può fare niente per impedire loro di portarmi via.

Perciò, durante tutto il percorso verso l'ufficio, tengo la testa bassa e lascio che mi guidino loro. Ogni tanto alzo lo sguardo per cercare di capire in quale parte dell'istituto mi trovo, ma più andiamo avanti, meno ci capisco. Prendiamo addirittura un ascensore, cosa che pensavo non esistesse dentro a questa struttura. Per questo mi stupisco ancora di più quando vedo una delle due guardie premere il terzo pulsante.

Non credevo ci fosse anche solo un piano superiore, ma a quanto ne pare ce ne sono addirittura due.

Non appena usciamo da quello spazio angusto, mi fanno attraversare un corridoio bianco come tutti gli altri che ho già visto, per poi farmi fermare davanti a una porta.

Una guardia è concentrata sul suo auricolare, qualcuno gli sta parlando. Improvvisamente, come se si risvegliasse da un sogno, mi spinge a entrare con poca gentilezza, mentre pochi secondi prima sembrava l'uomo più rispettoso del mondo.

Lennox - 0127Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora