Cinquantesimo giorno.

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Cinquantesimo giorno.

Capitolo tredici.


Io e Justin ci siamo salutati pochi minuti dopo la sua magnifica idea.

Oh, sì, proprio la fantastica, realistica e geniale idea di ammazzarsi buttandosi da un treno. Sempre una morte più veloce di quella che ci dovrebbe aspettare, non è vero?

Nonostante i miei dubbi, mi fido di lui e so che ha davvero molte risorse, perciò gli ho promesso di ritornare in quella stanza insieme a Wade, a farmi interrogare.

Possibilmente cercando di farmi mandare sul treno e di non fargli capire ciò che voglio davvero.

Non appena sono rientrata nella mia stanza, ho trovato Jared intento a leggere, perciò mi sono seduta accanto a lui aspettando che finisse la pagina.

Gli ho raccontato del mio incontro con Justin, spiegandogli anche il suo brillante piano.

Contro ogni mia aspettativa, la cosa non gli è sembrata una cagata colossale, anzi, mi è sembrato quasi che stesse già pensando a come approfondire il piano.

"Davvero credi che potremmo farcela?" Gli ho chiesto.

"Se non trascuriamo niente, potrebbe funzionare" mi ha risposto lui, continuando a meditarci su.

Sono rimasta in attesa e in silenzio, aspettando che aggiungesse qualcosa, ma evidentemente Jared era troppo assorto nei suoi pensieri per fare caso a me.

"Per esempio?"

"Per esempio sfruttare una curva per saltare, cercare di trovare i posti vicino alla porta del vagone, trovare un modo per far star zitti gli altri pazienti sul treno."

Improvvisamente tutto mi è sembrato ancora più complicato di quanto mi fosse sembrato.

"Non sarà semplice, eh?" Gli ho detto abbassando lo sguardo sulle mie scarpe bianche.

"Non più difficile che scappare da qui"

Mi sono alzata e ho fatto il giro della stanza più volte, pensando a cosa poter dire per farmi mandare sul Treno in così poco tempo.

Jared mi ha detto che gli sarebbe bastato fingersi depresso e non uscire più dalla stanza. Aveva visto diverse vite finire così: ogni volta che qualcuno cadeva in uno stato profondo di depressione o provava addirittura a suicidarsi, lo si mandava sul Treno, per farla finita più in fretta e senza ritorsioni all'interno dell'istituto. Un paziente in meno e lui era accontentato.

"Sei sicuro che in così pochi giorni tu riesca a convincerli?"

Lui aveva scosso la testa, non era sicuro di niente.

"Tanto vale provarci. Sono anni che sono qui dentro, di certo non li insospettirà il mio comportamento. Se poi proverò a suici-"

"Stai scherzando?!"

Non potevo credere alle mie orecchie. Voleva davvero provare a suicidarsi? A cosa sarebbe servito se poi fosse morto così? Valeva la pena provare una cosa così rischiosa per un piano quasi utopico?

"Devo farlo."

"Jared, no, non devi, puoi trovare un'altra soluzione, possiamo trovarne un'altra..."

Mi ero avvicinata a lui e lo avevo obbligato a guardarmi in faccia.

I suoi occhi così chiari mi fissavano così intensamente da desiderare di distogliere lo sguardo, ma dovevo rimanere determinata, proprio come lo era lui in quel momento.

Lennox - 0127Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora