𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐𝟗

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«Come tutti ben sapete mio figlio, Shawn, è tornato dopo un paio di anni dalla Spagna.» inizia facendo avanti e indietro, con la testa bassa e le mani dietro la schiena, nel poco spazio tra la cattedra e i banchi.

Sto sudando freddo.
Il cuore sta battendo troppo velocemente.

«Dopo essere stato dai suoi nonni, decisi di farlo tornare. Inizialmente si comportava bene, ma dopo un po' iniziò ad essere strano. Mangiava di meno e non stava mai a casa. Dopo due settimane venne picchiato e mandato in ospedale. Decise di non dirmi il nome ma controllando le telecamere del posto dell'aggressione, vedemmo che il filmato diceva 'clip non disponibile'. Quindi qualcuno ha cancellato la parte della registrazione. Shawn dopo due giorni rimase in ospedale e si riprese molto velocemente, così il giorno dopo lo dimisero ma il giorno stesso scomparì.» si ferma e si gira verso di noi, sentendo il mio battito cardiaco accelerare ogni secondo sempre più velocemente.

«La sua autovettura venne ritrovata sabato, ovvero due giorni fa, vicino ad un bar, molto conosciuto, al 'John's' ma all'interno del veicolo, non trovammo nulla di rilevante.» guarda tutti e quando i suoi occhi si posano su di me, irrigidisce notevolmente la postura.

Mi fissa per qualche minuto in silenzio e poi continua.
«Si prega se avvistaste questo ragazzo -il suo collega alla sua sinistra alza la foto della foto, mentre l'altro passa per i banchi lasciando la locandina- o anche vederlo solo di sfuggita, di chiamarci al più presto. Il nostro numero è sempre attivo 24 ore su 24.» appena mi ritrovo davanti la foto di Shawn, con le poche forze rimaste, accartoccio il foglio e lo butto sotto il banco.

Devo mettermi una mano in bocca e fare dei respiri profondi per non vomitare tutto il cibo che ho in pancia.
«Signora Tall potrebbe uscire la signorina Wilson?» appena sento il mio nome per poco non cado dalla sedia.

«Certo sceriffo. Nessun problema.» fa un cenno di capo la prof. «Light puoi andare.» aggiunge.

Lancio un'occhiata ad Ariel che mi sembra leggermente preoccupata. Gli faccio un cenno col capo e con le gambe tremanti mi alzo ed esco fuori.
«Grazie ragazzi, buona continuazione.» dice e chiude la porta. «Bob, Style andate, ci penso io.» aggiunge ai due agenti.

Quando sono lontani sposta gli occhi su di me.
Mi osserva attentamente e io non so più fare niente. Respiro a malapena.
«Light.» mi richiama.

«Sceriffo.» faccio un cenno di capo, abbassando la testa e unisco le mani tra di loro.

«Vieni, andiamo in mensa.» mi mette un braccio intorno alle spalle e andiamo verso la mensa.



Mi ritrovo seduta, con un the tra le mani a fissare un punto indefinito nel tavolo.
Che cosa vuole da me? Si aspetta che io dica qualcosa a riguardo del suo figlio pazzo e psicopatico? Che cosa vorrebbe da me? Cosa dovrei dire?

«Dunque.» mi risveglio e vedo che si siede con in mano un caffe. «Hai visto Shawn?» chiede a bruciapelo.

Lo fisso e sto in silenzio.
Cosa dovrei dire?

Noto che non è cambiato di una virgola. Ha solo qualche ruga in più.

I capelli marroni mischiati con un po' di bianco sono tirati su con un po' di gel; gli occhi marroni sono leggermente più spenti, così anche come il colorito di pelle non più olivastro ma leggermente più bianco, naso all'insù e con il viso più scavato alle guance . Con i soliti baffetti sopra le labbra, uno più piccolo appena sotto le labbra inferiori, e una lunga che scende dalle orecchie fino al mento.

Sposto lo sguardo dalla sua divisa da sceriffo alle mani e vedo che non porta più la fede.
Si sono lasciati lui e Monica, la madre di Shanw?

«Mi stai chiedendo se ho visto tuo figlio?» faccio una risata isterica. «Ma certo. Allora mi ha strattonato il polso per due ore in discoteca, è entrato nella mia stanza dell'ospedale dopo che sono stata in coma per due settimane e ha provato a stuprarmi. È entrato a casa mia e ha sequestrato mia sorella e poi me. Mi stava per stuprare in un vicolo cieco e mi ha portato in un bosco dove mi ha parlato di quando è stato in clinica e poi in carcere. Gli ho rubato le chiavi e sono scappata, lasciandolo nel bosco.» spiego alzando il tono della voce, alzandomi dalla panchina nervosa.

𝐀𝐟𝐭𝐞𝐫 𝐌𝐢𝐝𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora