𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟒𝟕

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Light

Oggi Rogers mi ha parlato.
Pensavo di essere ubriaca.

Cioè colui, che tra poco non mi può nemmeno vedere, mi ha parlato.

Non mi ha chiesto di me, ovviamente, ma di Blake.
Non so come mai ha avuto questa malsana idea di venire da me, ma per una volta l'ho accontentato.

Non mi disse molto solo: «Vedi che ha quel coglione.» con tono annoiato, e poi tutti quanti sono andati da Klyn.

E ora sono qui.
Dopo 20 minuti che sono in questa stanza, con Hall e quel coglione, davanti a me, che guardano Blake.

Alterno lo sguardo da Blake e alla busta.
«Wilson via.» mormora Hall.

«Oh si, andiamo via baby.» Bryce fa il giro e appena allunga una mano, Blake lo ferma.

«Io non lo farei, ma se volessi un polso slogato e una pallottola conficcata in fronte, accomodati.» giro lo sguardo su di lui e il suo sorriso ironico mi fa tremare da testa a piedi.

«Bryce.» lo richiama il padre con fare annoiato.

Mi sa che anche lui non lo sopporta.

«Mi spieghi perché te lo porti sempre in giro?» domanda l'armadio riferendosi al figlio che mi fissa in maniera strana.

«Abitudine.» alza gli occhi a cielo. «Wilson.» mi richiama.

Sbuffo e mi alzo.
Quando sto per chiudere la porta, lancio un'occhiata Blake e lo vedo teso.

Decido di andare da Klyn, tanto sono sempre nello stesso ospedale, e vado al piano di sopra per prendere l'ascensore.

Lo chiamo e quando le porte si aprono per poco non lo prendi a pugni.
«Ma guarda che faccino. Cos'è successo?» le porte si chiudono e vorrei sbattermi la testa contro il muro.

«Cosa vuoi?» chiedo annoiata appoggiandomi allo specchio alle mie spalle.

«E dai ce l'hai ancora con me?» domanda ridendo. Sento il suo sguardo su di me.

Mi giro e decisa, gli do un calcio nei coglioni.
«Si.» ringhio e quando si trova per terra, metto una mano nei capelli e con forza lo costringo a guardami. «Forse perché hai mandato la mia migliore amica in ospedale, coglione del cazzo?» continuo e non pensandoci due volte, gli sbatto la testa a muro.

Non so come mi ritrovo a terra con lui a cavalcioni su di me.

Osserva la posizione ma l'ascensore si blocca. La luce si leva e un pulsante rosso si accende subito.
«Stiamo scherzando?» borbotto seria.

L'ascensore per fortuna è enorme, sennò non sarei mai stata calma.

La mia claustrofobia avrebbe preso il sopravvento e avrei avuto un attacco di panico, anche se ora devo dire che sono frequenti e meno forti.

«Non c'è linea.» mi risveglia Mike e lo trovo sempre sopra di me, ma con il braccio alzato e con il telefono in mano.

«Levati.» lo butto a terra e sbatte la testa.
«Ti sta bene.» dico con un sorrisetto.

𝐀𝐟𝐭𝐞𝐫 𝐌𝐢𝐝𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora