𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟔𝟒

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La prima cosa che vedo appena apro gli occhi sono gli occhi infuriati di Blake.

Mi rimette giù, non molto delicatamente, e come una furia si precipita alla porta.

Lo raggiungo subito e vedo Daniel con il braccio alzato.
«Uhm...sai per caso dove si trova Light?» domanda dondolandosi sui talloni.

Quando mi vede dietro le spalle di Blake entra addirittura in stanza senza che nessuno gli dia il permesso.
«Esci da questa cazzo di stanza.» tuona l'armadio ancora prima che Daniel apra bocca, ma lui sembra fregarsene.

«Stai andando in spiaggia?» mi chiede rivolgendosi a me.
Solo ora noto che ha degli occhi da sole nei capelli, una magliettina blu scura e dei pantaloncini arancioni per il mare.

Blake lo prende per la maglietta e lo butta dalla stanza, sbattendo la porta in faccia al povero Daniel.

Chiudo gli occhi e mi mordo l'interno della guancia.

Non è successo nulla Light, non hai colpe.

Ora mi picchia e mi massacra, riempiendomi la faccia di lividi.

Ora mi spaccherà il labbro, il sopracciglio e il naso e mi rinchiuderà dentro casa per due settimane.

Sento il fiato infuriato di Blake, così lentamente apro gli occhi e vedo che non è infuriato.
È incazzato nero come non mai.

«Non è successo nulla.» metto in chiaro ancora prima che possa aprire bocca, facendo un passo indietro.

«Allora perché cazzo -urla leggermente- questo coglione si è presentato alla tua merda di porta chiedendo di scendere in spiaggia insieme?» domanda facendo un in avanti verso di me, stringendo con forza la mascella.

«I-io non lo s-so.» ti prego non farmi del male.
Non alzarmi le mani e non mi lasciarmi lividi indesiderati.
Ti prego non picchiarmi, non lasciarmi un occhio nero, non mi lasci tagli o lividi in giro per il corpo.

«Te lo sei scopata?» mi chiede fissandomi facendomi tremare da testa a piedi con un bagliore di delusione negli occhi.

«Cosa?» biascico sconvolta del fatto che lui abbia pensato una cosa del genere.
«No, certo che no.» aggiungo tremando.

Mi fissa per qualche secondo e fa un passo avanti.
«Lo sapevo.» mormora abbassando lo sguardo. «Sapevo di non potermi fidare.» aggiunge e tremo a quelle parole che sembrano lame iniettato di acido mentre affondano nel mio cuore.

«P-perché dici questo adesso?» chiedo in un misto tra delusa e arrabbiata.

«Ti lascio sola per 3 cazzi di giorni e mi chiedi pure perché?» urla leggermente arrabbiato.

Nessuno, e dico nessuno, potrà mai calpestarmi.

«Devi fidarti di me.» urlo a mia volta. «Non ho fatto nulla se non provare a rintracciare te e il tuo culo flaccido perché magari ero più preoccupata a trovare te che a scopare con lui.» mi avvicino e lo spingo piazzandogli le mani sul petto e mettendogli tuta la forza che ho. «Ma tu come al solito non te ne frega un cazzo e devi trarre conclusione affrettate anche se ti ho detto di no.» mormoro disgustata.

«Non dirmi che a me non me ne frega un cazzo, perché mi sono fatto Washington in meno di quattro ore per te.» urla infuriato come non mai, mettendo in evidenzia subito la vena sul collo.

«E allora perché non ti fidi?» domando facendo un passo indietro colpita dalle sue parole, ma il suo silenzio e i suoi occhi parlano al posto suo.
«Tu non ti fiderai mai di me.» constato amareggiata.

𝐀𝐟𝐭𝐞𝐫 𝐌𝐢𝐝𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora