𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟓

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Inizio a camminare verso la strada di casa quando dietro di me sento il rumore delle ruote stridere sull'asfalto.

Finalmente se no sono andati.

Ma no, sarebbe stato troppo bello e troppo divertente.

Il tizio mi taglia la strada con la macchina, salendo proprio nel marciapiede.

«Ma che cazzo fai? Per caso da piccolo hai sbattuto la testa contro un mobile?» urlo mezza terrorizzata.

Dalla macchina poteva uscire di tutto, letteralmente, ma è uscito...l'armadio.

Fisso prima la macchina, anche se non sta ferma del tutto per via dell'alcool, e mi rendo conto che è la stessa auto del ragazzo di prima e lui ora si trova...nel sedile passeggiero. Ma appena vede che l'armadio è uscito, esce anche lui.

L'armadio si ferma davanti a me con uno sguardo minaccioso.

«Ancora tu. Ma fammi capire, mi stai seguendo?» chiedo sfregandomi le mani contro le braccia.

Sento un pochino di freddo.

«Non ti preoccupare, nemmeno io sono felice di vederti, ma devo pisciare, quindi sali in quella cazzo di macchina e non farmi incazzare.» usa un tono minaccioso, ma io scoppio a ridergli in faccia.

Ahhhh, quindi era lui quello di prima.

Mi piego, letteralmente, in due dalle risate e cado pure a terra. Appena mi riprendo alzo la testa e parlo.

«Sennò che fai fammi capire? Mi porti sulle spalle fino a casa tua?» lo sfido.

Vedo che fa qualche passo indietro e inizia a fare avanti e indietro mettendosi le mani nei capelli. Dopo un po' si ferma e parla con l'amico.

«Ma non possiamo andarcene e lasciarla qua? Mi sta rompendo i coglioni da stamattina e la mia pazienza è finita.» chiede con la voce leggermente rauca.

«Tesoro ti ricordo che ci sono pure io qua, e poi cazzo ti sembro un cane che non sente?» chiedo incazzata.

«Beh guarda momentaneamente si, sei pure per terra -dice ridendo leggermente- vieni Fuffy.» fa finta di chiamarmi.

Mi alzo, con un paio di problemini e barcollante, e mi avvicino alla sua figura e senza dargli il tempo di metabolizzare, gli do una bella ginocchiata nei coglioni facendolo cadere a terra in ginocchio.

«La prossima volta che mi chiami come un cane, ti taglio le palle e te le faccio ingoiare. Comprendi?» gli dico mettendogli una mano nei capelli e strattonandoglieli leggermente e facendolo gemere da dolore.

«Hai capito?» chiedo tirandogli più forte, visto che non da una risposta.

«Si si si si si, cazzo smettila.»

«Bene, vedo che ci siamo capiti, ora -dico chinandomi per prendere la maglietta lasciata a terra- io vado e voi non mi seguite, sennò a te – mi rivolgo allo sconosciuto che è stato muto e fermo per tutto i tempo- finisce come il coso. Invece a te -dico parlando con l'armadio ancora a terra- non finisce proprio. Ora voglio andare a letto che ho sonno. Addio» e detto ciò m'incammino, seriamente, verso casa.

Finalmente quando arrivo, mi sarei immaginata tutta la casa tranquilla, con le luci spente, tutti a dormire e nessuno che gira come un pazzo.

Beh invece è proprio il contrario. Appena apro a porta, mi ritrovo davanti letteralmente tutto il gruppo.

«Beh ragazzi, è stato divertente, ma non è il mio compleanno, potete andare anche a casa buonanotte.» dico ridendo della mia stessa battuta e guardando tutti che sono leggermente preoccupati.

𝐀𝐟𝐭𝐞𝐫 𝐌𝐢𝐝𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora