𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑𝟑

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Apro lentamente le palpebre e cerco di adattarle alle luci che ci sono in giro. Osservo il luogo dove mi trovo, e sono in una stanza bianca con un letto bianco. Indosso un vestito bianco, il lenzuolo è bianco e le mie ciabatte sono bianche.

È tutto troppo bianco.

«Finalmente ti sei svegliata. Mi stavo addormentando.» volo in aria quando un signore, con un completo nero, inizia a parlare alla mia sinistra.

È una versione di Micheal Scott, ma in versione seria.

«C-chi è?» domando preoccupata indietreggiando. «Dove mi tro-» mi blocca alzando la mano.

«Mamma mia, avevano detto che parlavi troppo. Comunque immagino tutte le tue domande quindi ti rispondo velocemente che dobbiamo andare.

Dunque, sono il signor Milton, molto piacere Light, è sono la voce della tua coscienza. O se vuoi chiamami come vuoi.» si alza dalla sedia e allarga le braccia, aggiungendo:
«Benvenuta in paradiso.»

Eh?

«S-sono...morta?» domando sentendo un brivido di freddo. Che cos'è successo?

«È quello che stai facendo credere, ma penso che a breve ti sveglierai.» mormora. «Ora forza. -controlla il suo polso- Oh santo cielo, è tardissimo. Andiamo forza!» urla euforico.

«Ma non posso camminare.» lo avviso. «Ho preso una storta.»

«Che scema.» sbuffa divertito. «Guardati.» dice e lo faccio.

Il mio corpo è pulito. Non ho lividi, graffi, tagli. Pulito.

Tutto ciò che mi ha fatto Shawn e come se...non fosse mai successo.

«Come...?» lascio la frase in sospeso perché sono meravigliata a osservare il mio corpo. No ho nemmeno la piccola cicatrice che ho nella mano che mi sono fatta a cinque anni.

«Ti dirò tutto quello che vuoi. Ora andiamo.» mi prende per un polso e vedo che non c'è più sangue ed è guarito.

«Come sono guarita?» chiedo scioccata fissando il polso.

«Sono passati un bel po' di giorni.» mi spiega. «Hai perso troppo sangue e hai avuto un'ustione di secondo grado nella pancia. Avevi la caviglia slogata e un taglio nella pancia.»

«Lo so.» mormoro abbassando la testa evitando di vomitare. «Dov'è Shawn?» domando deglutendo.

«Non lo so. Ma penso loro si.» indica un davanti a me e ci sono i miei fratelli.

Come una pazza mi stacca da lui per correre da loro, ma sbatto contro una lastra di vetro e cado a terra.

«Come...Perché non posso andarci?» chiedo alzandomi. Osservo la stanza e vedo che è bianca e ha uno schermo leggermente ovale.

«Light non siamo sulla terra.» mette una mano nella mia spalla. «Se vuoi potrai guardarli da qui.» mi dice.

Mi metto nella ringhiera, appoggiando le mani nella sbarra metallica congelata, e li guardo.

Stanno osservando me, mentre sono nel lettino con un tubo nella gola. La peste è sopra di me mentre sta dormendo nella sua solita posizione; Ryan è seduto su una sedia alla mia sinistra e Aedus su una poltrona alla mia destra mentre mi tiene la mano e fa dei cerchi con il pollice.

Sembrano...morti.
Dei fantasmi.

Hanno entrambi lo sguardo assente e Aedus è più pallido del solito.

«Come sta?» Quin.

«Oh Quin.» sussurro mentre delle lacrime bagnano le mie guance.
Mi mancano così tanto.

𝐀𝐟𝐭𝐞𝐫 𝐌𝐢𝐝𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora