Capitolo 25
James si fece stringere il nodo della cravatta dalla sorella. Lo specchio davanti a lui era incrinato, come lui. Lily gli sistemò la giacca scura.
"Mantieni la calma, James" provò a sussurrargli, con poca convinzione. James ammiccò ad un sorriso spento.
"Ci proverò" le concesse un sorriso falso, uno di quelli che si fanno ai condannati a morte. Ma in quel momento era James il condannato a morte. Lily annuì appena prima di scendere le scale.
James si sistemava la cravatta.
Lexie faceva calare la veletta sui suoi occhi.
Zayn si infilava la giacca nera.
Edward abbottonava il mantello nero di Johanna.
Ginny passò la mano sul completo di Harry per toglierci dell'ipotetica polvere.
Scorpius entrò in quella casa con Draco e Astoria al seguito.
Draco e Harry che si strinsero la mano. Ma poi si strinsero in un abbraccio. Ginny se ne accorse solamente dopo, più tardi, ma non ci fece quasi caso.
Alice si strinse a Albus.
Neville e Hannah stavano in un angolo a osservare la scena, sentendosi appena fuori luogo.
James scese le scale con passo pesante. Teneva Caroline dormiente, in braccio. Moveva appena le braccia per non svegliarla. Aveva lo sguardo fisso sul pavimento, non lo voleva alzare. Lexie gli andò incontro e porse le mani come per accogliere la bambina. Lui gliela cedette senza la minima esitazione. Era diventata un peso troppo grande. Era come portare Emma tra le sue braccia. Una persona così fragile, ma dal carattere così forte.
Fred e Jennifer li raggiunsero dopo, appena in tempo. Alex in braccio alla madre e Callie al padre. Erano stranamente silenziosi.
James si strinse a Fred.
E poi iniziarono ad arrivare tutti i parenti. Ted e Victoire arrivarono per ultimi. Ted strinse James, come è giusto che faccia un fratello maggiore.
-
C'era un silenzio polveroso nell'aria. Sembrava che tutto si fosse fermato mentre la bara in legno veniva mostrata.
Tutto era ovattato. I granelli di polline che erano abituati a volteggiare in quel momento si erano quasi congelati. Nessuno respirava, non c'era nessun battito di ciglia. Le bocche tremavano, gli occhi si scioglievano in lacrime di malinconia.
Lexie si avvicinò ancora di più a James e lui le mise il braccio intorno alla vita. Lei s'irrigidì appena, ma poi si rilassò al suo tocco caldo e familiare.
Era quello di cui James aveva bisogno, Lexie.
Era quello di cui Lexie aveva bisogno, James.
-
C'era una figura oscura lontano da quel corposo gruppo di persone. Due felini occhi verdi brillavano nell'oscurità. Quando tutti se ne andarono e solo James e Lexie rimasero davanti alla tomba di Emma, la figura si avvicinò a loro.
"Stanno arrivando. Sono in tanti" disse alle loro spalle. Lexie si girò all'udire di quella voce familiare.
"Christian" il suo era quasi un rantolo.
"Sst. Non ti far sentire. Nessuno deve capire che sono qui. La morte di Emma è stata solamente la prima. Non sarà l'unica" lo dice sottovoce.
"E tu come fai a saperlo?" il tono di voce di Lexie era incredibilmente materno.
"Perché io sono destinato a compierle. Mamma, sono destinato a farlo. Purtroppo non dipende da me, né da te, né da tuo padre. Io sono destinato a morire per mano del figlio che porti in grembo. Ho visto nel futuro. E sebbene io lo amerò con tutto me stesso, lui mi ucciderà. Mamma guardati le spalle" Christian si volatizzò e come era arrivato se ne andò.
Lexie si voltò a guardare James e con un forte dolore al petto sputò tutto quello che si teneva dentro.
"Sono una macchina che riproduce assassini. Io sono quella che dovrei morire. Non Christian. Hai sentito? Mi ha chiamato "mamma". Mi ha chiamato mamma" lo ripetè parecchie volte, assottigliando di volta in volta la voce. Lexie era finita in uno di quegli universi paralleli di cui parlava Ted. Il ragazzo le cinse le spalle con il suo grande braccio, stringendola a sé. Ai loro piedi si notava un pezzo di carta scritto a mano, con una calligrafia che lasciava desiderare. James lo raccolse con movimenti prudenti.
Era la ricetta di una pozione, che sembrava alquanto complicata.
"Portiamola da mia zia, lei la conoscerà sicuramente" un secondo dopo in quel camposanto non c'era più anima viva.
"E' una formula molto antica, ma per vostra fortuna ne ho già preparata una, quindi so come agire" Hermione posò il foglietto sulla elegante scrivania che le aveva regalato Ron qualche anno prima.
"Ci vorranno tre settimane per prepararla, e ha uno scopo che ti dovrebbe tornare molto utile, mia cara. Credo che Christian non l'abbia perso per sbadataggine" stuzzicò l'interesse di Lexie che si era seduta in un angolo del grande ufficio.
"A cosa dovrebbe servire?" chiede meccanicamente.
"E' una pozione che aiuta le cellule a crescere velocemente. Viene preparata con un fiore particolare, che sicuramente Neville riuscirà a procurarmi. In questo modo tuo figlio crescerà rapidamente, come ha fatto Christian" Lexie ebbe un piccolo fremito e poi si bloccò.
"Cara è una tua scelta" Hermione la guarda comprensiva, o forse no, forse la sua è solo pena.
"Non sembra solamente mia" Lexie ribatte acida, quasi rabbiosa, sprigionando una rabbia che nemmeno lei sapeva di nascondere sotto la maschera di brava ragazza.
"Ho due figli ed entrambi sono diventati dominio pubblico. Se fosse veramente stata una mia scelta lo sarebbe stata fin dall'inizio" il suo si è trasformato in un ringhio, a scopo di mostrare la sua parte cattiva.
"Lexie, mia zia non ti ha detto niente di male" James prova a svegliarla dal brutto sogno che stava vivendo.
"Vaffanculo, James" sbatté la porta e corse via. Non aveva voglia di usare la sua bacchetta. Aveva solo voglia di correre, d sentire bruciare i polmoni.
"Lexie" la voce di James rimbombava nella sua testa. Un litania insopportabile.
"Basta, basta, basta!" stinse le dita sulle tempie, come se in qualche modo potesse far cessare quelle voci. Era inginocchiata a terra, in mezzo ad un marciapiede, i passanti la fissavano estranei. Piangeva e si divincolava furiosamente, mentre le sue mani delicate erano strette sopra le orecchie.
"Lexie, calmati, ehi, bellissima, calmati" James era nuovamente accanto a lei. Si era inginocchiato davanti a lei e le cingeva le spalle. Lexie si divincolava da quella stretta all'apparenza opprimente, ma le piaceva. Non voleva farlo vedere, ma le piaceva stare nelle braccia di James.
"James, James, cosa ho fatto di male?" teneva la testa sulla sua spalla, una spalla grande e forte. Strinse il suo braccio, per paura che lui le sfuggisse.
"Non lo so, Lex, non lo so" teneva il mento appoggiato sulla sua testa. Adorava il suo odore. Era così familiare, così vicino a lui. Lexie scostò la testa da quella posizione scomoda e si pulì le lacrime che bagnavano il suo viso. Lexie lo guardò negli occhi e non vide più il marito disperato per la morte della moglie. No. Avevano di nuovo entrambi diciassette anni, nessun problema, pieni di sogni da realizzare, in particolare quello di una vita insieme. Lexie posò una mano sul viso di James. Lo avvicinò a sé e lo baciò.
——
Un mese è veramente troppo, ma manca una settimana e poi è fatta, avrò moolto più tempo da dedicare alle storie.
Un bacio,
I_really_love_me
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This our life
FanfictionJames aveva (quasi) diciassette anni. E diciassette lividi, tra addome e braccia e gambe. Il Quiddich a volte era doloroso. Ma il Quiddich era la sua vita. Lui era il cercatore dei Grifondoro. Come suo nonno James e suo padre Harry. Suo padre. Lo am...