Capitolo 17

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James era ancora seduto sul bordo del suo letto, di quella stanza che gli sembrava così stretta, claustrofobica.
Le pareti completamente dipinte da vernice rossa e oro, i suoi colori, e tappezzata da sciarpe, poster, foto sue sorridenti. Gli sembravano così lontani nel tempo, sebbene fossero solamente di qualche anno prima. Passò la mano sulla cornice di molte più volte, ma categoricamente ne saltava una, in legno scuro, decorato, alla vista semplice e insignificante, ma così particolare e importante per James. 
Una ragazza dalla pelle scura, i capelli scuri, gli occhi scuri, aveva lo sguardo fisso al cielo. Delicati fiocchi di neve scendevano silenziosi in un turbine di tranquillità. La ragazza rimaneva impassibile, sebbene alcuni fiocchi le si appiccicassero sul viso, per poi sciogliersi a contatto con la sua pelle calda. Ogni tanto quella ragazza si voltava verso colui che faceva la foto e gli sorrideva.
Un sorriso così bianco, così pulito. Come la neve. La sciarpa, oro e rossa, era completamente bagnata, ma lei non ci faceva minimamente caso.
Poi si voltò ancora una volta e questa fu quella in cui non si limitò a sorridere, ma fece cenno al fotografo di avanzare verso di lei. E basta. Poi la foto ricominciava il suo ciclo, come da manuale, senza sapere se poi il fotografo fosse andato da lei.
 
“James, vieni qui.” Lexie lo chiamava da sotto quel turbinio impetuoso. James scosse la testa divertito e prese la macchina fotografica che gli avevano regalato i suoi zii. James sorrise, nonostante gli importasse poco di fare le foto. Ma questo era il momento ideale per iniziare a usarla. Scattò una foto a quella ragazza che adorava, amava, sopra ogni cosa. E lei era così bella sotto la neve. Come diceva “un piccolo punto nero” al centro di quel candore.
 
 Rimise la cornice al suo posto nello stesso istante in cui sentì i passi dei suoi fratelli venire verso camera sua.
“James sei pronto?” Lily era cresciuta davanti ai suoi occhi. Ormai era una donna. I capelli che lui si ricordava lunghi e mossi, ormai erano corti, a maschiaccio, e lisci. Gli occhi da bambina, grandi e scuri erano  diventati seducenti occhi da donna. E Al era il più maturo, concreto. Lo sguardo fiero, gli occhi verdi di suo padre, gli occhi così simili a quelli di Lily, risplendevano sempre. E anche Alice, fidanzata storica di suo fratello era cambiata. James strinse nervoso il nodo della cravatta e annuì. Tutti e quattro scesero le scale della casa Potter. Lily e Alice si reggevano ai ragazzi, impossibilitate dal lungo strascico dell’abito da sposa.
Quando Ginny e Harry li videro entrare si illuminarono. Erano così orgogliosi, così tristi.
 
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“Zayn mi puoi aiutare con la zip?” chiese Lexie reggendosi i capelli. Lui si avvicinò alla ragazza e fece come chiesto. Zap. Il rumore della cerniera che veniva su si era mescolato a quello di una materializzazione.
Johanna, Edward e Christian erano piombati nel salotto Malik.
“Buongiorno” disse Edward con voce profonda. Zayn annuì. Lexie no. Era troppo occupata a fissare quel bambino, che Johanna teneva per mano.
Christian ormai aveva quasi tre anni. La sua carnagione leggermente scura metteva in evidenzia gli occhi verdi. Il bambino sorrideva, fissando la casa colorata, con le pareti disegnate interamente da Zayn.
“Posso abbracciarlo?” chiese speranzosa Lexie. Johanna la fissò torva per qualche secondo, poi cedette annuendo.
Il ticchettio del tacco di Alexandra era l’unico rumore che si sentiva in quella casa. Si avvicinò a Christian e lo prese in braccio. Lo strinse forte a sé assaporando l’odore di suo figlio. Il bambino dal canto suo iniziò a chiamare Johanna.  Lexie lo fece scendere e lo rese alla donna.
“In questo periodo ho capito che lo dovresti tenere tu. Sai essere madre meglio di me. Io sono solamente una bambina. Vi prego, tenetelo voi.” I coniugi si limitarono ad annuire. Christian ritornò nelle braccia di Jo.
Zayn circondò le spalle della ragazza e le sorrise. E Lexie stranamente ricambiò. Poi si smaterializzarono dai Potter.
 
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Harry sentì un crac nel momento in cui stavano tutti per uscire. Quattro persone, più un bambino erano nel suo soggiorno. Li riconobbe subito. E la cicatrice cominciò a bruciare. Anche James si accorse della loro presenza. E al contrario del padre sorride.
“Buongiorno signori Potter.” Fu Edward a rompere il ghiaccio. I componenti della famiglia che erano già usciti rientrarono.
“Papà i signori Lestrange sono i genitori naturali di Emma.” Esordì James.
Zayn poté captare la sorpresa, lo spavento sui volti dei proprietari di casa.
“Non vogliono farci niente. Vogliono solamente conoscere la loro figlia. Mamma ne è a conoscenza della storia.” Poi silenzio, nessuno si azzardava ad aprire bocca. E stranamente fu Harry a rompere il ghiaccio dopo parecchi minuti.
“Venite pure con noi” il suo tono di voce era rilassato, allegro.
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“Emma sono Ginny, posso entrare?” chiese la donna.
“Oh, sì, ovvio.” La ragazza si passò un’ultima volta la mano sul vestito bianco.
“Ehm, Emma, ti devo presentare, uh, delle persone” Ginevra fece entrare i coniugi Lestrange nella stanza.
“Ehm, loro sono i tuoi genitori naturali” La ragazza si sedette.
“Come mai io non ne sapevo niente. Cioè sapevo, o meglio, me lo sentivo, di essere stata adottata, ma nessuno mi ha mai presentato loro” guardava per terra gli occhi sbarrati, le mani tremanti.
“E’ stata un’idea di Zayn e Lexie” sussurrò Johanna. “Beh, veramente siamo stai noi a contat…” non la lasciò finire. Emma si fiondò tra le sue braccia. E Johanna la strinse a sé.
 
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“Come stai James? Sei agitato?” Lexie si era avvicinata al ragazzo. O meglio dire, uomo. Sì perché James in questo periodo era maturato.
“Sono molto agitato” biascicò lui torcendosi freneticamente le mani. Lexie le passò la mano sul braccio per calmarlo. Se in un primo momento James si era leggermente tranquillizzato, in un secondo l’agitazione, il nervosismo erano aumentati. All’anulare sinistro di Lexie qualcosa brillava.
“E’ nuovo l’anello?” chiese James freddo. Non si torceva più le mani. Non fissava nervoso le scarpe. Ora fissava davanti a sé, quel nulla, quell’ignoto che gli apparivano tanto familiari.
“Uh, beh, Zayn lo conservava da tanto tempo, aspettava il momento per darmelo. E poi dopo ieri sera, uh, dopo il nostro incontro, gli ho chiesto di sposarmi” Lex finì la frase sussurrando. Stava guardando il suo posto preferito, il labbro inferiore di James, quel posto le apparteneva, che tremava.
“Uh, congratulazioni” disse lui freddo.
Lexie si scostò da lui e andò da Zayn. Ormai il labbro inferiore di James non le apparteneva più.

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