Emma quella mattina si svegliò strana, Uno strano giramento di testa, ma non ci fece caso. Appena toccò con i piedi a terra, sentì lo stomaco chiudersi. Si affacciò al lettino della bambina e sorrise quando la vide ancora lì a dormire tranquilla.
James era andato a lavoro. Era a casa da sola con la piccola.
Si vestì silenziosa, come tutti i giorni, come se nulla fosse.
Come ogni giorno, come se nulla fosse.
Come ogni giorno, come se nulla fosse.
Emma era a terra.
I suoi occhi erano spenti.
La sua bambina piangeva.
Una mano ruvida passò sul suo viso di porcellana.
Un sorriso aspro si formò sul volto dell'aggressore.
Un attimo dopo Emma era di nuovo sola con la bambina.
-
Lexie passò il dito sul suo ventre scuro.
Sette mesi.
Doveva aspettare ancora sette mesi, ma sarebbe potuto essere troppo tardi.
Sette mesi.
Un'enormità.
Zayn ancora non sapeva niente. Lo vedeva girottolare per la camera alla ricerca di una cravatta che si accostasse al suo umore, mentre canticchiava un motivetto a labbra strette.
E per una frazione di secondo Lexie si illuse che quella vita sarebbe stata la sua, la loro. Una vita normale, dove non c'era bisogno di salvare il mondo dalla magia. Ne aveva abbastanza della magia e del loro Mondo.
Zayn la baciò prima di uscire.
Sì Lexie, nata Alexandra, voleva una vita normale.
-
James faceva lunghi passi sul marciapiede. Le scarpe ticchettavano in modo singolare. Guardava davanti a sé sorridendo, mentre pensava alla sua bambina. Si passò una mano tra i capelli scompigliandoli, proprio come faceva Caroline.
Si infilò le mani in tasca e aprì la porta.
Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque.
Bum.
-
Lexie si portò la tazza di the alla bocca e ne bevve un sorso. Lanciò un'occhiata alla rivista aperta sul tavolo, quando squillò il telefono.
"Lexie ho bisogno di te" finita la chiamata. La voce di James dall'altra parte del telefono appariva ovattata, polverosa.
Lexie uscì lasciando la tazza di the sul davanzale della finestra e la rivista aperta sul tavolo.
-
Bussò un paio di volte prima che un James evidentemente scandalizzato le venne ad aprire.
Aprì la bocca tentando di dire qualcosa, ma uscì il vuoto.
Ecco come di sentiva lui in quell'istante.
Vuoto.
"Cosa è successo James?" Lexie gli accarezzò il viso con la sua mano delicata.
"Emma" riuscì solamente a sussurrare quel nome, troppo vicino alla moglie. Lexie si incamminò per i corridoi dell'appartamento che conosceva.
E la vide a terra. Senza vita in corpo, negli occhi. I capelli corvini erano un'aura intorno al suo viso angelico.
James si inginocchiò le la strinse a sé. Calde lacrime scendevano dal suo volto, giovane, ma improvvisamente invecchiato. Lexie prese in braccio la bambina e iniziò a cullarla nel modo in cui cullava Christian.
"La bambina ha fame" sussurrò lei. James parve per qualche attimi, risvegliarsi da un incubo e diede le istruzioni a Lexie per preparare il latte alla bambina.
"Andiamo a casa mia, James. Sta arrivando l'ambulanza. Non c'è più niente da fare" Alexandra stava dietro di lui, con in braccio Caroline che dormiva. James prese il corpo senza vita della moglie e lo posò sul letto. Un attimo dopo la casa era ambientata dal silenzio e dalla polvere che sussegue ogni morte.
-
"Sono incinta, James" lo disse con voce roca, graffiata dai singhiozzi che la scuotevano. Aveva di cambiare discorso. James parve illuminarsi per qualche secondo per poi ritornare al buio e ai pianti interrotti in cui si era nascosto in quelle ore. Erano seduti sul divano spazioso del salotto di Lexie. Zayn era impegnato ad occuparsi della piccola.
"Sono contento per te" rispose lui con voce piatta, come se avesse soffocato ogni sentimento che lo legasse al fatto di essere un umano.
"Devo dirlo a Zayn. Ma non so come farlo" Lexie si passò sul viso stanco.
"Emma me lo disse mentre facevamo sesso. Schietta, diretta. Io le sorrisi. Lei sorrise e mi baciò. Lo presi quasi come scherzo. La mattina dopo andai al Ministero con uno strano magone, che si avvicinava alla felicità ma non lo era. Era ansia, paura. Avevo paura ad avere un figlio, figuriamoci adesso che lo devo crescere da solo"
"Non sarai solo. Ci sarò io, ci sarà tua madre, Alice, Lily, Jennifer. Siamo tutte pronte ad aiutarti"
"Grazie" accennò un sorriso e ritornò a fissare il vuoto.
Lexie lo baciò delicatamente sulla guancia e andò dal marito.
Il magone che sentiva in quel momento, superava la felicità.
Amore.
|Note autrice| mi scuso umilmente per il ritardo.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Un bacio e buon 1° maggio,
I_really_love_me
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This our life
FanficJames aveva (quasi) diciassette anni. E diciassette lividi, tra addome e braccia e gambe. Il Quiddich a volte era doloroso. Ma il Quiddich era la sua vita. Lui era il cercatore dei Grifondoro. Come suo nonno James e suo padre Harry. Suo padre. Lo am...