Capitolo 28

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"Abbiamo un nuovo membro!" annunciò orgoglioso Christian. Dette una pacca amichevole al fratello e lo spinse in avanti. Ryan abbozzò un piccolo sorriso imbarazzato, e si fece avanti. Quella massa di Mangiamorte che lo acclamavano gli facevano rivoltare lo stomaco.

L'unica che non applaudiva come un ebete era Catherine. Il viso pestato in un cipiglio erano a perfetto contrasto con la sua bellezza eterea. Gli occhi tendenzialmente chiari si erano oscurati e le labbra rosee si erano arricciate in una smorfia ricca di disgusto. Christian ne prese atto e si avvicinò a lei, quasi strisciando.

"E' bravo, intelligenza superiore alla media, è portato per preparare Pozioni e poi è entrato in possesso di questo" si soffermò per prelevare il libriccino malmesso da una tasca interna della giacca gessata. "E' stato semplice convincerlo a prenderlo dagli scaffali di Harry Potter" la donna annuì con particolare lentezza.

"Hai scoperto qualcosa in più?" chiese mentre si rigirava il libretto tra le dita lunghe e sottili. Christian scosse la testa desolato.

"Ha una mente impenetrabile. Non so come mai, ma non riesco a ricevere nemmeno il minimo pensiero. Sicuramente ci s'è messo di mezzo quello stupido di suo padre" ringhiò a denti stretti. Si rizzò sulla schiena e osservò per qualche secondo tutte quelle persone stomachevoli abbracciare Ryan. Gli fece una grande tenerezza. E per un attimo gli occhi tenebrosi del minore di scontrarono con i suoi. Una scintilla di desiderio. Christian chiuse le palpebre lentamente e lui capì.

"Perché Zayn?" domandò Catherine che era dedita a sfogliare le pagine consunte del diario.

"E' un telepate. Penso che nessuno in quella famiglia lo sappia, tranne Edward, visto che lo è pure lui. Quindi per genetica, Ryan ha ereditato questo dal padre, insieme all'intelligenza acuta e un carattere dolce e gentile dalla madre" la donna sospirò. Aveva sempre odiato quella ragazza. Una bambinetta scialba e irresponsabile, che si era fatta mettere incinta a quindici anni. Ma era lei a mandare avanti tutta la baracca. E Catherine non aveva scelta. Doveva colpirla e per farlo, doveva toccare il tasto dolente, ovvero, James.

Scomparì con un fruscìo, portando con sé il diario.

*

Edward camminava nervosamente fuori dalla sua camera da letto. Le scarpe di cuoio italiano ticchettavano furiosamente sulla moquette verde smeraldo. Il suo volto teso faceva trasudare una forte preoccupazione. Le mani forti e grandi scivolavano spesso tra i capelli tirati elegantemente indietro. Le labbra, già sottili, erano stirate in una linea irregolare che tendeva a scomparire.

La serratura cigolò, la maniglia si abbassò ed il guaritore sgusciò fuori.

"Quello che pensavo" pigolò tristemente. Edward sbarrò gli occhi, e se qualcuno se ne fosse accorto, avrebbe potuto vedere il loro reale colore, ossia un verde brillante, lucente, ma che lui adorava nascondere sotto la riga delle ciglia scure e spesse.

"Vaiolo di Drago?" chiese tremolante. Il Guaritore annuì, togliendosi la mascherina.

"La porteremo al San Mungo, in quarantena. Faremo tutto quello che possiamo, ma anche con le tecnologia più avanzate, non si può fermare questa forma che ha colpito sua moglie. Le resta poco tempo da vivere" annunciò fissando il motivo elegante intarsiato nel legno pregiato della porta. Ad Edward non rimase che arrendersi ai fatti.

Prima sua figlia, poi sua moglie.

"E sappiamo il motivo del contagio?" chiese ingenuamente. Il Guaritore alzò l'angolo destro della bocca in una smorfia d'indecisione.

"Presumo, ma è solamente una mia supposizione, che l'abbia contratto quando ebbe, ehm, quell'incidente" concluse alzando un sopracciglio. Edward annuì con una lentezza infinita.

"Posso venire con voi? Vorrei parlare con il Guaritore che l'ha tenuta in quel periodo" sputò schietto, forse troppo. Ma ormai la sua parte tranquilla e pacata si era messa da parte lasciando spazio a quella infuriata. Si sentiva una vittima, come se le pene dei suoi genitori le dovesse scontare lui.

"Vedremo" si congedò dal Serpeverde con un gesto nervoso. Edward rimase a fissare la porta, bella elegante, costosa. E una piccola lacrima scese dai suoi occhi verdi. I suoi soldi non avrebbero potuto pagare per la vita di Johanna e per quella di Emma.

*

"Avevi detto che non sarebbe più successo" constatò James, dritto sulla schiena, un sorriso tirato sul viso abbronzato. Lexie era in piedi davanti a lui, sulla soglia dell'uscio azzurro, i capelli mossi raccolti in modo disordinato e un sorriso imbarazzato stampato sul volto. A quelle parole sentì le sue gote andare in fiamme e, distogliendo lo sguardo, sviò discorso:

"Sono una persona debole, James, capiscimi" le sopracciglia castane del ragazzo formarono un indignato cipiglio.

"E' una scusa stupida e non valida. Ma entra comunque" acconsentì sgarbato. Lexie entrò a testa bassa, con il passo svelto e risoluto. James sbuffò pesantemente mentre richiudeva la porta. Non ebbe neanche il tempo di richiudere che lei si era già fiondata sulle sue labbra. Lui la lasciò fare per qualche attimo, ma poi tenendola per le spalle la scostò da sé.

"E' iniziata una guerra Lexie. E questa volta non sono tanto sicuro che se ne possa uscire illesi. Hanno attaccato anche Jo. Ha contratto il Vaiolo di Drago, gli resta una settimana scarsa" prese fiato, cercando una tregua dal pianto incontrollato. "Mio padre dice che al Ministero si siano messi tutti alla ricerca di questa nuova setta, ma questa volta si sono organizzati molto meglio. E Ryan, non è servito a un cazzo" ringhiò infuriato. Alexandra era distante da lui. Lo osservava contorcersi in un pianto incontrollato e furioso. Il suoi occhi scuri erano spenti, le labbra strette.

"Cosa ha fatto che non andava, mio figlio?" chiese gelidamente. James ridacchiò.

"Si è alleato a loro, lo hanno stregato, non lo so, fatto sta che hanno rubato il diario del Principe Mezzosangue. Lì c'era la cura per il Vaiolo di Drago. Ma è scomparso" si teneva la testa tra le mani e le dita tiravano alcune ciocche castane. Lex si sedette accanto a lui sbuffando.

"Non ne usciremo vivi" sospirò tristemente. Si era arresa ai fatti, ma James non voleva farlo. James voleva almeno combattere.

"Non morirò finché non saranno tutti i morti" disse a denti stretti. L'anima Grifondoro di James brillava come non mai, in quel momento.

"Tu sei pazzo" lo schernì Lexie. Lui sorrise.

"Lo so" un mezzo sorrisetto, quello che faceva sempre impazzire la ragazza.

Un bacio umido, dettato dalla necessità di sentire l'altro presente.

Il sesso, per sentirlo parte di sé.

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