Capitolo 19

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Lexie aspettava la pausa pranzo con più impazienza del solito. E non per arrivare in tempo al bar di fianco alla gioielleria, ma per ammirare le fedi. Doveva assolutamente sceglierne un paio per il suo matrimonio. Zayn l’aveva lasciata libera purché rispettasse anche il suo gusto elegante e raffinato.
Lexie non sapeva da che parte cominciare.
C’erano, soltanto per le classiche fedi oro, dieci tipi diversi. E sebbene lavorasse in una gioielleria da quasi tre anni, non riusciva a riconoscerne le differenze.
Passava lo sguardo curioso da una teca all’altra, ammirando più i diamanti che brillavano alla luce della sala che al metallo delle fedi.
Poi un paio attirò la sua attenzione: erano in oro bianco, bellissimo, con un piccolo diamante incastonato in esso. E’ bellissimo. Le si illuminarono gli occhi. Tirò fuori il cellulare e inviò un messaggio a Zayn.
Ho trovato le fedi
 

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“Jennifer, le ho trovate” disse trionfante al telefono.
“Brava!” rispose Jennifer con poco entusiasmo. Non è che non fosse poco entusiasmata dalla notizia dell’amica perché sarebbe dovuto significare che sarebbero andate cercare finalmente l’abito sia per la sposa che per le damigelle.
“Oggi andiamo a quella boutique che abbiamo visto l’altro giorno, per cercare il tuo vestito” annunciò Lexie, prima di terminare la telefonata, visto l’arrivo di un cliente.
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Maggio 2025
 
Christian si divertiva con i suoi giochi nuovi. I mattoncini colorati erano i suoi preferiti. Costruiva cose indefinite che lui amava chiamare “casine”. Johanna usualmente stava anche ore a fissarlo giocare, ma quella mattina doveva parlare con Zayn. Il quinto compleanno di Christian di avvicinava e il suo destino oscuro ormai era già segnato. Solo James e Zayn potevano fare in modo da attuire un po’ il colpo. A Christian doveva arrivare un fratellino.
Il cane di Edward si avvicinò al bambino, silenziosamente. Era un bel cane da caccia, nero, con due grandi occhi e un grande cuore. Era un giocherellone, innamorato di Christian. Ogni tanto si avvicinava al piccolo per farsi accarezzare o per giocare nel parco della manor. Ma quella mattina non si era avvicinato al bambino di sua spontanea volontà. Aveva come eseguito un ordine. Barcollava sulle zampe ossute, la testa piegata in avanti, gli occhi tristi di chi è assoggettato.
Nella stanza non c’era nessuno all’infuori del bambino e del cane. Edward era nel suo ufficio a controllare delle carte. Le domestiche stavano sistemando le camere con lo scrupoloso ordine che il signor Lestrange richiedeva.
Il cane si avvicinava al bambino, così come il gatto scuro, compagno di Johanna. Era come se quegli animali fossero attratti da qualcosa che aveva Christian.
Poi quasi impercettibilmente nei suoi occhi si fece spazio un leggero bagliore rosso per poi scomparire subito.
I suoi vestiti diventarono improvvisamente piccoli, le sue mani grandi, i suoi occhi verdi brillavano d’oscurità.
Il Signore Oscuro stava tornando, prima del previsto. 
 
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Lexie dondolava Callie con le labbra serrate. Jennifer dormiva pesantemente nel lettino. Fred era andato a casa, visto che si era offerta lei di rimanere con Jennifer e i bambini. Due gemelli. Era così orgogliosa della sua migliore amica. Callie e Alex. La piccola ha molti capelli castani chiari, e gli occhi chiari, mentre il piccolo ha i capelli ramati, gli occhi tendente al verde. Alex è nella nursery insieme agli altri, mentre Callie è voluta rimanere con la madre. Lexie sorrise al pensiero della bambina che scalciava con i pugnetti stretti, perché voleva rimanere lì. Testarda come Jennifer.
Un pensiero si fece spazio nella mente di Lexie; suo figlio, dagli occhi verdi e la pelle scura, che gioca tra le sue braccia, non appena nato. E’ una fotografia che si porta dietro da quattro anni, una fotografia che non dimenticherà.
Si chiese cosa stesse facendo in quel momento a casa di Johanna. E poi si chiese tra quanto si sarebbe compiuta la profezia. Il solo pensare a suo figlio come l’erede di Voldemort le faceva accapponare la pelle. Non si sarebbe mai pensato una cosa simile. Ritornò a cullare Callie, con più energia di prima. In quel momento l’infermiera stronza, quella bassina con gli occhiali, aprì la porta per sapere se la bambina i era addormentata per portarla nella nursery. Alexandra rifletté un attimo prima di scuotere vigorosamente la testa. La bambina si sarebbe svegliata. L’infermiera se ne andò accigliata, lasciando il posto a delle persone. Era cominciato l’orario di visita, ma Jennifer dormiva ancora. Le scosse un po’ la spalla e lei si svegliò, quasi per magia. Salutò le persone che erano arrivate, tra cui Lexie riconobbe James. I capelli più corti di quanto ricordasse, lo sguardo che sembrava felice. Sotto il suo braccio, usato come un’ala protettrice, c’era Emma. Anche lei si era tagliata i capelli in modo drastico, un trucco leggero ed era incinta. 
Alexandra chiuse gli occhi per non mostrare le lacrime che promettevano di scendere sul viso scuro e sperò che Zayn arrivasse.
“Come stai Lexie?” la voce profonda di James si accostò a lei.
“Bene” rispose gelida lei, gettandosi poi nelle braccia di Zayn appena arrivato. Lo strinse forte a sé, inspirando il suo profumo.
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Christian camminava strusciando i piedi, silenzioso, per le strade trafficate di Londra. Si chiedeva di come facessero i babbani a portare delle cose così scomode.
Camminava da ore, in cerca di un mago che potesse portarlo al Ministero. Quando individualizzò Johanna tra la folla si fiondò da lei.
“Signora Lestrange” fece un piccolo inchino. Se in un primo momento fu spiazzata da questo arrivo, quando poi vide gli occhi verdi, così belli da non sembrare veri, riconobbe il bambino che doveva essere a casa a giocare con i suoi giocattoli.
“Christian” erano le uniche parole che riuscì a pronunciare.
“Esattamente. Johanna, mi potresti accompagnare al Ministero?” disse lui con voce tagliente. Le scosse la testa. Sapeva cosa voleva fare. Era l’anima di Voldemort a parlare e decidere per lui.
Christian non si fece pregare a prenderla per un braccio e trascinarla.
Camminavano veloci, scansando fastidiosamente le persone che gli andavano a sbattere addosso. Quando arrivarono all’ingresso del Ministero, trovarono Harry. Il ragazzo sorrise malefico, avvicinandosi a lui.
“Signor Potter, sono un suo grande ammiratore” disse quando gli fu vicino. Harry non alzò lo sguardo, ma semplicemente il sopracciglio.
“Harry Potter, guardami” disse con voce amara, tombale, che ti fa rivoltare le viscere. Harry lo fissò negli occhi, per poi piegarsi in due dal dolore che la cicatrice gli ha provocato.
“Christian?” chiese piegato a terra. Il ragazzo prese lui, trascinandolo in un angolo di strada in cui non passava nessuno. Estrasse la pistola che aveva preso dalla collezione di Edward e puntò al petto di Harry ancora piegato su sé stesso. Sparò, ma Harry rimase immune. Johanna aveva preso il colpo al posto suo. Il ragazzo sparì nel buio, deluso di sé stesso, ma promettendo un ritorno, con una bacchetta.
“Harry” Johanna lo chiamò dal cemento freddo. Lui si avvicinò a lei.
“Sono tua sorella” disse in un leggerissimo sospiro, chiudendo gli occhi.

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