"Christian" disse lui con voce roca. Era completamente ricoperto da un mantello pesante. Non voleva farsi riconoscere. Non poteva.
"Ryan" il ragazzo non si voltò neppure. Bastava solo sentire la sua presenza. Ryan si tolse il cappuccio con un gesto lento. I riccioli castani si liberarono in tutte le direzioni.
"Perché sei venuto qui? Tua, nostra madre, non ha paura che io possa ucciderti?" chiese lui in tono sprezzante. Ryan scosse la testa sorridente.
"Christian, lei si fida di te. Lei sa che non faresti mai del male. Pensa che ci sia qualcuno dietro di te a manovrarti" aveva fatto qualche passo in avanti. Ora poteva vedere la schiena ricurva del fratello.
"Buon per lei. E per te che sia vero. Ma sul fatto che ci sia qualcuno a manovrarmi si sbaglia. E' una stupida nel pensarlo" Christian andò davanti alla finestra ad osservare il prato verde che si estendeva intorno alla casa. Non sapeva dove si trovasse, non conosceva quella casa, anzi, villa. Era stato portato lì da Catherine. Era la sua prigione, non aveva via d'uscita. Non poteva scappare e non sapeva come fare. Piano piano che i giorni passavano, Christian impazziva sempre di più dentro quelle mura gelide. Voleva uscire, tagliare tutti i fili che lo legavano alla sua storia, e alla donna che lo comandava.
"Vattene" pronunciò ad un tratto. Continuava a guardare fuori ed evitava di incontrare lo sguardo di Ryan. Non voleva che il fratello s'immischiasse in affari così loschi. Almeno non in quel momento. Ryan rimase alle sue spalle, non muovendosi di un centimetro.
"Lo so cosa devi fare, lo capisco. Harry Potter è talmente finito e a corto di idee, che non c'è nemmeno il bisogno di essere telepatico, per capire il suo piano. Un intruso, un estraneo, che entra a far parte dei Mangiamorte, sotto raccomandazione del Principe. Per questo sei qui, vero?" Christian si voltò per guardarlo per la prima volta. Ryan permaneva lì, con le gambe incrociate, la ano che stringeva lo schienale di una poltrona. Mantenevano un contatto visivo di fuoco, bruciandosi dentro.
"Che bello, sei molto perspicace. Ebbene hai indovinato il piano. Quindi me ne vado. Alla battaglia, fratello" disse sarcastico Ryan, non muovendosi di un centimetro.
"Sto cercando di proteggerti" disse a denti stretti il maggiore. Il minore rise sonoramente passandosi la mano tra i capelli crespi. Christian rimase appena interdetto alla reazione del fratello, ma poi anche lui iniziò a ridere. Senza senso, senza voglia, ma solamente per riempire il vuoto. Forse quello era l'ultimo riso che avrebbero fatto insieme, o forse il primo di una grande serie.
Ryan dette una pacca sulla spalla larga di Christian e a quel gesto le risa cessarono. I due si guardarono negli occhi, superando la distanza ancora considerevole che c'era tra i due. Il maggiore l'accorciò stringendo il suo petto a quello del fratello. Era finalmente la persona più vicina alla sua famiglia ad aver abbracciato. Rimasero parecchio tempo in quella posizione, l'uno stretto all'altro, due corpi bisognosi di amore e affetto. Ryan affondò la testa nella spalla di Christian, inspirando il buon odore. L'altro teneva le mani strette sulla nuca del fratello, affondando le dita nei capelli crespi. Qualche riccio gli grattava la fronte scura, ma non gli importava. Quando si staccarono, sentirono un pezzo d'anima lacerarsi per la perdita. A Ryan mancava Christian, a Christian mancava Ryan. Erano a un metro di distanza l'uno dall'altro, ma sembravano chilometri. Troppo spazio, una distanza insuperabile. Forse.
E non era nemmeno passato un minuto che i due corpi erano di nuovo vicino, alla ricerca inutile di quel pezzo di anima che avevano perso nell'abbraccio precedente. Ma ormai quel piccolo pezzo era custodito nel cuore dell'altro.
Le loro labbra si toccarono, prima timidamente, poi con più passione. Un bacio è sempre un bacio, anche tra due fratelli. Le dita di Christian strinsero alcuni riccioli ribelli, come se potesse andarsene. L'altra mano era dedita a salire e scendere per la schiena, per poi avvicinarla a sé. Ryan, dal canto suo, era dedito ad abbracciare il corpo muscoloso e già formato del fratello. Si staccavano solo per prendere fiato, una, due, tre, boccate d'aria.
Poi con un chiocco si separarono. Gli occhi di Ryan indugiavano sul viso e sugli occhi acquamarina del fratello. Cercavano un suo sguardo, ma l'altro pensava ad altro. La legge, i geni, la famiglia. La stirpe, i giudizi, il regno, la battaglia. Tutte idee raccolte nella sua mente che non avevano un filo logico tra loro, o forse sì, ma lui non aveva voglia di pensarci. Poteva ancora sentire il sapore di mente sulle sue labbra screpolate. Un sapore che lui odiava, ma che in quel momento si era trasformato in qualcosa di magnifico.
"E' meglio che tu te ne vada, Ryan" disse volgendogli le spalle. Tornò a fissare il prato, che però aveva acquistato una colorazione più accesa. O almeno così pareva a lui.
"Mandami via" un tono di sfida; tutto ciò che Christian si aspettava. Sogghignò appena, sapendo di non avere via di fuga.
"Vattene" ripeté, con durezza.
"Vado" non si mosse di un centimetro.
"Vai" occhi socchiusi, labbra sollevate in un sorriso
"Vado" si girò per guardarlo. Era ancora nella posizione in cui l'aveva lasciato.
"Vai" era a pochi centimetri da lui, di nuovo.
"Vado" ormai i loro respiri erano diventati ansimanti.
"Vai" Christian mise una mano sotto il suo orecchio, sulla nuca. Lo avvicinò a sé;
"Vado" e poi non dissero più altro.
-
Aprì appena gli occhi. Una luce forte, picchiava contro il suo volto.
Richiuse gli occhi con uno scatto.
Alzò il busto tenendosi sui gomiti.
Riaprì gli occhi e questa volta la luce gli parve meno accecante.
Passò una mano sul volto, stropicciandoselo un po'.
Si mise a sedere sul bordo del letto candido, i gomiti pigiati sulle ginocchia e il mento appoggiato sulle mani. Non aveva intenzione di girarsi e guardarlo. Sapeva che gli avrebbe arrecato troppa paura, disgusto. In realtà non voleva girarsi per terrore che i suoi timori venissero accertati.
Il terrore che l'avesse abbandonato.
La metà vuota di un letto, equivaleva alla metà vuota della sua anima.
Sbuffò dolcemente e si mise in piedi.
Sapeva sarebbe stato un azzardo, un disguido, un errore.
Ma quello che non avrebbe mai saputo e come questo gli fosse piaciuto. Gli piaceva suo fratello.
Amava suo fratello.
S'infilò una maglietta che era stata gettata sulla sedia e affacciandosi alla finestra, notò con orrore che una figura sotto un mantello verde scuro s'allontanava.
Per la prima volta si girò a fissare la metà vuota della sua anima.
Lenzuola piegate, cuscino a terra e una pergamena sul comodino. Esitò appena prima di allungarsi per prenderla.
La calligrafia lasciava desiderare e c'erano alcune macchie di inchiostro.
Ma non gliene importava.
Mi dispiace se me ne sono dovuto andare.
Mi- nostra madre, mi aspettava. Spero che tu non ne sia dispiaciuto.
Tornerò domani sera, stesso posto, stessa ora.
-R.
Sorrise, perché sapeva che non sarebbe stato per sempre un'anima dimezzata.
Sorrise, perché sapeva che l'avrebbe rivisto.
||Nota autrice||
sinceramente non sono molto sicura di questo capitolo. L'idea, pazza, a mio parere, di fare nascere una storia slash tra due fratelli, è partita da una mia pazza amica. E così ho scritto questo capitolo...
Spero che a voi sia piaciuto,
un abbraccio,
I_really_love_me
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This our life
FanfictionJames aveva (quasi) diciassette anni. E diciassette lividi, tra addome e braccia e gambe. Il Quiddich a volte era doloroso. Ma il Quiddich era la sua vita. Lui era il cercatore dei Grifondoro. Come suo nonno James e suo padre Harry. Suo padre. Lo am...