La marcia nunziale troneggiava nell’atmosfera gelida di marzo. La cattedrale era imponente. Gli affreschi al suo interno splendevano sotto la fioca luce che passava finestre di vetro colorato. Emma scese dall’auto d’epoca, tremante. Il vestito era stato confezionato per una giornata molto più calda di quella che si prospettava. Johanna con un leggero movimento della sua bacchetta fece apparire un piccolo cappottino bianco, di pelliccia, addosso alla figlia. Edward si avvicinò alla ragazza, il gomito piegato, pronto ad accompagnarla. Emma sorrise, non poteva sperare di meglio il giorno del suo matrimonio. Non appena poggiò il piede sulla soglia del portone, sentì il tepore che veleggiava all’interno dell’edificio.
Un passo dopo l’altro, con calma. Ripeteva con insistenza a sé stessa. Un passo dopo l’altro, velocemente, arrivò accanto a James. Quel momento fu quello che Emma realmente aspettava. Si guardarono con gli occhi innamorati, quello sguardo che non puoi dedicare ad altri in quel momento. O almeno Emma non lo fece.
Lo sguardo del ragazzo, invece, guizzò per un nano secondo verso Lexie, che era intenta a bisbigliare qualcosa nell’orecchio di Jennifer. Zayn le teneva saldamente la mano sinistra, quella con l’anello. Lo sguardo di James, tornò alla sua futura moglie. Lei gli sorrideva felice.
“…tutti i giorni della tua vita?” Il celebrante aveva concluso la frase in attesa della risposta di James. Lui non si era nemmeno accorto di essere arrivato a questo punto. Era veramente pronto ad amare Emma, per sempre? Guardò Lexie, in un momento di panico. Lei gli sorrideva.
“Certo”. Nella sua voce, Lexie poté riconoscere una punta di insicurezza. Si voltò verso Zayn che teneva gli occhi puntati verso l’altare. Jennifer aveva la testa poggiata sulla spalla di Fred, tenendo la mano sul pancione. Lexie tornò a guardare gli sposi che felici si scambiavano le due fedi dorate. E poi il bacio. In quel momento sentì la fitta allo stomaco che aspettava dall’inizio della cerimonia.
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“Perché stai qui sola? Stanno ballando dentro, perché non vieni?” Zayn l’aveva raggiunta sull’altalena nel giardino del ristorante. Era lì da chissà quanto tempo. Un accenno di sbadiglio si fece largo sulla sua bocca. Il ragazzo si mise sull’altalena accanto, guardando il cielo stellato.
“Hai freddo Lex?” chiese, continuando a guardare le stelle.
“No”, rispose lei. Ma un tremolio la ingannò. Strizzò gli occhi, sperando che lui non l’avesse vista.
“Andiamo a casa Lexie” la pregò Zayn, stringendola da dietro. Lei finalmente annuì. A piccoli passi, salutarono tutti e si avviarono all’auto. Lexie tremò ancora un paio di volte prima di entrarci.
Sospirò profondamente, quando fu nell’abitacolo della BMW di Zayn. Il tepore che vi abitava si sentiva molto bene. Però Lexie si strinse a sé ancora una volta, ma non per il freddo.
Solo pensare che James stesse ballando con Emma all’interno del tendone, le fece venire i brividi. Perché non si compiaceva della loro separazione. Lei aveva finalmente l’amore solido e forte che con James non avrebbe ricevuto.
“Siamo arrivati” bisbigliò Zayn. Era da parecchi minuti che fissava solo il parabrezza. Lexie si sporse verso di lui per abbracciarlo, ma lui si ritrasse.
“Perché?” chiese lei, vedendo la faccia del ragazzo tesa. Gli occhi erano lucidi, le labbra serrate.
“Perché non mi hai detto che andare al matrimonio di James sarebbe stato peggio che mai?” domandò lui fissandola.
“Perché credevo di poterlo sopportare. Credevo che vedendolo tra le braccia di Emma avrei finalmente capito che non mi apparteneva più. Zayn, è stato peggio per entrambi lo so. Ma mi ha anche fatto bene. Io non potrei amare lui per il resto della vita, perché lui non mi potrà mai dare l’amore solido che mi puoi dare tu. Zayn, io ti amo sopra ogni cosa” gli disse accarezzandogli il volto. Sebbene in un primo momento lui cedette, poi aprì veramente gli occhi.
“Ovvio che mi ami sopra ogni cosa, ma non sopra James. No, ovvio che no” e scese dall’auto, sbattendo rumorosamente lo sportello.
Aprì il portone di casa e lo lasciò socchiuso. Lexie rimase ancora qualche minuto nell’auto, fissando quel bellissimo anello che indossava. Le pietre brillavano sotto la luminosità della Luna. Alzò lo sguardo a fissarla. Così grande, luminosa, oscura. Come Zayn. Scese dell’auto e si diresse verso la casa. Quando arrivò davanti al portone si bloccò. Era colorato, azzurro per la precisione, decorato con piccole incisioni dorate. Proprio come quello di James. Passò l’indice sul numero 12 parecchie volte. Era lustro da ogni sporcizia, dopo la quindicesima volta. Alla fine si decise a spingere ed entrare in casa.
La colpì il profumo che vi regnava. Era il profumo di Zayn. Le parve strano, perché in così tanti mesi che vi viveva non era resa conto del buon profumo che il suo futuro marito portava. Passò la mano sul bancone in granito della cucina, prima di salire le scale.
Zayn era entrato sotto la doccia bollente. Era lì fermo, l’acqua che gli scrosciava addosso, ma lui immobile.
Lexie si stava togliendo il vestito, i sandali. Prese un batuffolo di cotone e si tolse il trucco. Si sciolse l’elaborata acconciatura. Si tolse il reggiseno e gli slip. Era finalmente nuda. Camminò fino alla doccia e l’aprì. Il ragazzo sollevò lo sguardo, sbalordito. Aveva immaginato che lei rimanesse in macchina, o peggio ancora, fosse andata a rovinare di James e Emma. Invece era lì davanti a lui, nuda, lo sguardo sorridente.
“Non essere sbalordito, era ovvio che scegliessi te. Ti amo troppo per lasciarti sprecare tutta l’acqua” risero all’unisono. Lexie entrò nella doccia di vapore e Zayn l’abbracciò subito.
“Facciamolo” disse convinta Lexie. Zayn sorrise e poco dopo era dentro di lei.
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This our life
FanfictionJames aveva (quasi) diciassette anni. E diciassette lividi, tra addome e braccia e gambe. Il Quiddich a volte era doloroso. Ma il Quiddich era la sua vita. Lui era il cercatore dei Grifondoro. Come suo nonno James e suo padre Harry. Suo padre. Lo am...