Chiedere aiuto

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"Ti ho messo anche un po' di latte, va bene?"

"Il tè lo prendo sempre così, grazie."

Louis afferra la tazza che Harry gli sta porgendo e se la porta vicino al viso, godendosi un po' del calore che arriva dalla bevanda.

Forse - sicuramente - è un caso che questa sia la prima sera in cui fa un po' più freddo qui a Doncaster, ma in qualche modo si sente come se fosse l'unico a provarlo. Avverte addosso tutti i sintomi di un principio di influenza ma lo sa che è solo la sua testa che gli sta giocando brutti scherzi.

"Quindi, queste scuse?" gli chiede Harry, sedendosi accanto a lui sul divano con le gambe incrociate e la tazza poggiata sul ginocchio mentre la tiene salta tra le mani. "Voglio godermi questo momento."

Louis nasconde un piccolo sorriso dietro la sua tazza. "Tua sorella dov'è?"

"Fuori con le amiche a ballare, suppongo" risponde Harry, accarezzando il manico della propria tazza. "Te lo ha dato lei l'indirizzo?"

"Un po' di giorni fa, sì. In realtà stavamo parlando del traffico perché avevo fatto tardi, mi ha chiesto da dove arrivassi e ci siamo messi un po' a chiacchierare di questo. Vivete in una bella zona, sai?"

"Merito di Gemma. Ero troppo piccolo per scegliere un luogo dove vivere, quando mi sono trasferito qua" gli spiega Harry, per poi lanciare un'occhiata al disegno abbandonato sul tavolino davanti al divano. "Alla fine lo hai guardato."

Louis segue la traiettoria del suo sguardo, prima di parlare. "Stavo scrivendo un articolo... te l'ho mai detto che faccio il giornalista? Ecco, sono a capo della gazzetta di Doncaster ed è da questa estate che ogni tanto scrivo contro il Primo Ministro. Sono arrabbiato. Anzi, che dico? Incazzato nero, perché lo detesto e... insomma, tu sei d'accordo con me, vero? Hai presente che tipo di persona è."

"Sì" sussurra Harry. "Ho presente."

"Ok. E lui ha rilasciato una intervista del cazzo in cui ha detto che farebbe di tutto per essere padre e io non - non lo credo affatto, insomma non credo che sarebbe un buon padre e a quel punto mi sono sentito un ipocrita perché ho realizzato che neanche io lo sono in questo periodo."

Harry scuote la testa, senza esitazione. "Louis, questa è una cazzata. Vuoi davvero metterti sullo stesso piano di quel pallone gonfiato? Lui sì che è - che sarebbe un padre di merda. Tu ami Willow più della tua stessa vita."

"Ma ti ho praticamente cacciato di casa quando hai provato a farmi notare che ha bisogno di aiuto" risponde Louis, guardando ancora una volta il disegno di suo figlio. "Willow ha fatto un disegno su me e lui che scappiamo dai mostri marini. Ha guardato un po' troppe volte Luca negli ultimi tempi, questo è vero, ma non è tutto frutto della sua fantasia. Io e Lowie a giugno siamo scappati da mio marito Adam."

Il maestro di Willow trattiene il fiato per qualche istante. "Scappati?"

"Io e Adam ci siamo messi insieme dieci anni fa" continua a raccontargli Louis, aggrappandosi alla sua tazza come se fosse un'ancora di salvezza in mare aperto. "Sì, se ti fai due calcoli capisci che eravamo davvero piccoli... o meglio, io lo ero, lui era molto più grande di me. Io avevo tredici anni e lui diciotto. Ci conoscemmo al Luna Park, io ero lì con i miei amici e lui quell'estate lavorava in biglietteria per guadagnare qualcosa prima del college. Fu amore a prima vista."

"Louis" lo richiama Harry, con voce debole. "Eri - eri un bambino. Lui un uomo."

"Praticamente sì, non è vero?" la butta lì Louis con un sorriso forzato. "Me lo dicevano tutti ma io mi sentivo davvero grande all'epoca. Poi lui era carino, era - era davvero dolce, Haz, e aspettò sei mesi prima di portarmi a letto. Quando hai tredici anni, sei mesi ti sembrano una vita intera. Non facevo altro che raccontare ai miei amici quanto fosse stato tenero e paziente con me."

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