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Harry e Louis sono fuori dall'aeroporto, seduti su una panchina, ad aspettare che il loro passaggio per casa arrivi, ma a quanto pare Niall ha deciso di essere in ritardo e per questo sono rimasti parcheggiati qui, uno vicino all'altro, stravolti per il viaggio e per tutto quello che è successo.

"Dovevamo chiamare mia madre."

"Tua madre ha già avuto molto a cui pensare in questi giorni, lasciala stare" risponde Harry, dolcemente. "Poi Niall ce lo deve. Ci ha dato troppe cattive notizie in questi giorni."

Louis sorride un po', poggiandosi alla spalla di Harry. "Non è colpa sua, ha solo fatto il suo lavoro."

"Lo so, ma ogni volta che squilla il telefono ed è lui, tu smetti di sorridere. Non è la mia persona preferita al momento" mormora Harry, sfiorandogli il mignolo con il suo. "Ho deciso che nei prossimi giorni lo terrò lontano da te."

"Addirittura?"

"Sì. Così sono certo che non salirai sul primo aereo per l'America senza dirmi niente."

"Harry" lo richiama Louis, facendo scivolare le gambe sulle sue e spostandosi verso di lui. Gli accarezza il viso mentre lo guarda così da vicino. "Ti ho già detto cento volte che non lo farò più, te lo giuro. Ogni volta che andrò da qualche parte, sarai il primo a saperlo."

"Il primo?"

"Il primo."

Harry non sembra del tutto convinto. "Non sto cercando di dirti che dovresti chiedermi il permesso per uscire, Louis. Tu puoi fare quello che vuoi, anche senza dirlo a nessuno. Sei padrone della tua vita. Solo... vorrei sapere che stai bene. Sempre."

Louis potrebbe commuoversi per il modo in cui Harry non fa altro che ricordargli, volutamente, quanto sia diverso da Adam. Tutte le volte che teme di esercitare un comportamento tossico con lui e cerca di rassicurarlo, per non fargli pensare che sta per ricascare ancora una volta in una situazione di quel tipo.

Come poteva non innamorarsi di lui?

Non ne hanno mai parlato da quando hanno lasciato la prigione: certo, volendo il tempo lo hanno avuto per farlo, ma lo ha trascorso ad elaborare quello che è successo in quella cella ed Harry non ha cercato mai, neanche per un secondo, di rubargli l'attenzione.

"Io invece vorrei che la smettessi di preoccuparti per me" gli dice, mentre lascia scivolare le dita tra i suoi ricci sulla nuca e si fa così vicino a lui che il fiato gli viene a mancare per un attimo. "Vorrei che mi vedessi come un ragazzo normale, una volta tanto. E lo so che è difficile perché sono fottutamente incasinato, ma voglio che ora tu mi guardi e non vedi la mia storia e il mio passato, ma solo quello che sono io. Lo faresti per me, per favore?"

In un secondo gli occhi di Harry si addolciscono e un sospiro gli sfugge tra le labbra, mentre poggia la fronte a quella di Louis e gli sfiora il naso con il suo.

"Io ti guardo sempre, Lou."

"Sì?"

"Sì. Dal primo momento che ti ho visto" mormora Harry. "Avevi una camicia bianca decisamente fuori stagione e sembravi la persona più stressata del mondo. Ti ho odiato un sacco."

"Non mi sembra una cosa carina da dire, sai."

"Perché, vorresti dirmi che tu non lo hai fatto?"

Louis esita un po' prima di rispondere. "Io avevo i miei buoni motivi."

"E io i miei."

"Vuoi davvero litigare adesso?" gli chiede Louis, sollevando gli occhi e perdendosi nei suoi per qualche attimo. Dio, è così pazzo di lui. Non avrebbe mai pensato che potesse succedergli di nuovo una cosa del genere. "Quella cosa l'abbiamo già chiarita."

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