Promesse mantenute

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"Papi lavora tanto, Harreh."

"Sì?"

E quindi sì, Willow ha imparato a pronunciare la L.

Praticamente da questa mattina, mentre era in classe e un bambino ha provato a rubare la sua bambola di pezza di Luca. A quel punto, la voglia di rivendicare i suoi diritti sul giocattolo, ha spinto Willow ad esclamare con voce forte è chiara: "Luca è mio, bimbo!".

E da quel momento in poi, non ha smesso un solo secondo di pronunciare parole che contenessero questa lettera che per lui, fino a ieri, era praticamente impossibile da dire.

"Sì. lavora a lavoro, lavora a casa, lavora mentre dormo e mentre sono a scuola. Non è colpa sua."

Harry trattiene una risata.

"Certo che non lo è, principino."

"Ok. Non ti arrabbiare con lui."

"Lowie, non sono arrabbiato con papà e non lo sarò mai" risponde Harry, perché questa è una delle tante cose su cui Willow deve lavorare: la paura che, qualcuno, possa nutrire rabbia per suo padre come in passato ha fatto Adam. "Non fa niente se non è ancora venuto a prenderti, mi fa piacere stare con te. Anzi, sai cosa ti dico? Dato che siamo rimasti solo noi due, magari chiamo papà e gli dico che ti riporto io a casa."

"Davvero? Stupendo Harreh, grazie. Così papà non deve correre sempre."

"Amore" commenta Harry, intenerito da così tanta dolcezza. Intanto si sistema sulla spalla la borsa del lavoro, lo zainetto di Willow e gli dà la mano per uscire con lui dall'aula. "Sei sempre più bravo a parlare, lo sai? La scuola ti sta facendo proprio bene."

"Papi ha detto che è importante parlare."

"Il tuo papà ha ragione, parlare è importantissimo" concorda Harry. "In ogni caso, è importante sapersi esprimere, in qualsiasi forma tu voglia fare. Da grande se ti va potresti scrivere anche un libro!"

Willow arriccia il naso, non proprio convinto. "Posso fare un libro di disegni, Harreh? Mi piacerebbe di più."

"Puoi fare tutto quello che vuoi. Il tuo papà sarebbe orgoglioso di te sempre, in qualsiasi caso."

"Bene! Farò un libro di disegni, allora."

Intanto i due sono arrivati nel parcheggio e Harry sta già pensando alla chiamata che dovrà fare a Louis dopo aver sistemato Willow in macchina, quando proprio in quel momento si imbatte nella figura familiare del papà del bambino che sta tenendo per mano.

"Dove credevi di andare con mio figlio?" prova a scherzarci su Louis, ma sembra davvero poco un duro in questo momento considerato che ha il fiato pesante di chi è arrivato qui di corsa.

"Te lo stavo riportando a casa, Lou" risponde Harry. "Anche oggi siamo in ritardo, eh? Sono lontani i tempi in cui venivi a prendertelo sei ore prima."

"Harreh! Non trattarlo male!"

L'intervento di Willow arriva puntuale come un orologio svizzero.

"Ecco, hai sentito cos'ha detto la piccola peste - oh Dio. Lowie, hai detto la L!"

"L'ha detta. È successo oggi, mentre difendeva a spada tratta il suo Luca. La vita ti fortifica" gli spiega Harry, divertito e anche un po' orgoglioso. Insomma, ha tutto il diritto di esserlo, dopotutto Willow è comunque un alunno della sua classe. "Quindi posso stare tranquillo e affidarti Willow?"

Louis gli lancia un'occhiataccia, mentre si incamminano verso la sua macchina. "Che spiritoso che sei, Harry."

"Harreh tanto simpatico, papi."

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