JADE
Una luce accecante mi risveglia dal mio pisolino fatto in auto. Mi sento di merda, ho mal di testa e mal di stomaco a causa dell'alcol che ho bevuto ieri e in più anche mal di ombelico per colpa del mio nuovo piercing. Scommetto che si sarà anche infettato.
Strano che i miei non si siano accorti di nulla, ma in fondo non si sono mai accorti di niente per tutta la mia vita.
Così oggi ho dormito tre ore scarse in auto, con la luce del sole che continua a darmi fastidio, una sete che non se ne vuole andare e la nausea che non mi fa mangiar niente.
Questa è la parte che odio di più di tutte dopo una serata: l'hangover. Se potessi lo cancellerei dalla faccia della Terra. Ogni volta mi ritrovo a maledire la sera prima perché su un piatto della bilancia sto più male che bene.
<<Siamo arrivati.>>
Davanti a me si presenta una casa bianca più piccola della mia. Immagino quanto potrà essere spaziosa.
Scendo dall'auto e noto mio zio fermo davanti all'entrata, chissà da quanto tempo sarà lì come se fosse un segugio. L'accademia militare gli ha dato alla testa.
<<Vai a salutare tuo zio, ai bagagli ci pensiamo noi.>>
Faccio come dice mia madre e mi avvicino a mio zio.
Lui freddo come il ghiaccio neanche mi rivolge un sorriso, meglio così.<<Jade.>>
<<Kevin.>>
Un momento pieno di emozioni devo dire.
Il disagio mi si impossessa e passano dieci secondi lunghissimi prima che arrivino i miei genitori a salutare il fratello di mio padre. Il gesto più affettuoso che gli ho visto fare era una stretta di mano.
E io dovrei vivere con lui, sembra un cazzo di serial killer.
Kevin si offre a portare i miei bagagli nella casa così da darmi il tempo di salutare i miei genitori. E per quanto gli voglia bene sono ancora incazzata con loro e una parte di me vorrebbe fare la stronza e riempirli di sensi di colpa ma la consapevolezza che non li vedrò per parecchio tempo mi fa sciogliere il mio cuore di ghiaccio. Da Sarasota, ovvero dove abita Kevin, ad Atlanta sono circa sette ore di auto.
Mi abbracciano entrambi e questo forse è il momento più dolce che ho con loro da così tanto tempo.
<<Ci mancherai e so che adesso ci odi ma poi un giorno ci ringrazierai.>> mi dice mia mamma con la voce un po' rotta dal pianto.
<<Prenditi cura di te.>> la voce di mio papà è pure peggio di quella di mia mamma, sta piangendo veramente a dirotto.
Non avevo mai visto piangere mio padre prima d'ora. Solo una volta, mentre guardavamo insieme "Big Hero 6". Ma scommetto che per quel film piangerebbe anche Stalin.
Io invece non so che dire o fare quindi gli sorrido e basta ricambiando l'abbraccio.
Quando mio zio torna da noi si salutano velocemente e poi risalgono in macchina pronti a partire.
Sinceramente? Non so che pensare. Cioè vivrò con mio zio; scommetto che sarà parecchio scomoda come situazione.
Quando mi verrà il ciclo e avrò finito gli assorbenti dovrei chiedere a lui, sarà lui a lavare i miei reggiseni e perizomi e considerando il suo quoziente intellettivo penserà che sono una spogliarellista.
Non so quanto potrò durare in questo posto.<<Bene, ti faccio vedere la casa.>>
Lo seguo notando quanto tutto sia così schematico e semplice, gli interni sono sul bianco e il nero e il colore più azzardato è il grigio, non c'è un minimo di creatività, niente foto, quadri o oggetti bizzarri. Non c'è nemmeno un granello di polvere nell'aria. Questa casa sembra uno studio dentistico.
STAI LEGGENDO
We should kiss
Genç Kurgu"Dovremmo baciarci." Una cazzata ti può cambiare la vita. Potresti ritrovarti a dover stare con tuo zio per tempo indeterminato perché i tuoi genitori non ti sopportano più, in più in una noiosa cittadina della florida. Però con il tempo quella noi...