Capitolo 22

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Come per quei ricordi che non vuoi far riaffiorare. Si impossessano di te tra le righe di una pagina, nella composizione di una canzone, in quelle foto immobili che restano invariate nel tempo.

Quel vivere nel passato, nonostante la vita continua ad andare avanti. Ma tu non riesci a fermarla, non riesci a stare al passo con essa e non puoi tornare indietro.

Cheril

La mattinata è già partita male di suo, il pomeriggio è andato ancora peggio. Dopo essere stata a casa di mia sorella per aiutarla mi sono dovuta subire anche le urla del compagno. Quel testa di cazzo sta cagando fuori dal vaso, ma non posso reagire, per il bene di tutti. Ogni volta che assisto a queste scene, osservo mia nipote inerme, indifesa. E non posso fare un cazzo. Nonostante prenderei molto volentieri, a pugni quella faccia di merda. Dopo essermi assicurata che se ne fosse andato, ho costretto Emma ad andare da mia madre. Almeno per stare tranquilla che quella giornata, si concludesse così.

Non ho idea di cosa fare, tanto meno non so come comportarmi. Lei non mi ascolta e lui è fottutamente bravo a manipolare le sue insicurezze. Ma in questa merda, l'unica a rimetterci veramente è Naomi. Ed io, purtroppo lo so bene.

Mentre mi dirigo verso la palestra, le sue urla rimbombano nella mia testa e si mischiano a quelle di mio padre. Quando ero piccola vivevo situazioni del genere tutti i giorni. Mi sembra come un dejavù che non finisce mai. In adolescenza ho affrontato i miei demoni nel modo peggiore che ci possa essere. Ho inciso sul mio corpo, rovinandolo. Ma fortunatamente crescendo ho appurato la stronzata che stavo facendo. Ho iniziato con la boxe, ed è l'unica valvola per dimenticare e far zittare quelle voci che rimbombano dentro di me notte e giorno.

Saluto le ragazze nello spogliatoio, ma il vuoto che provo in questo momento è quasi assoluto. Quant'è facile ingannare una persona con un bel sorriso stampato in faccia? Quant'è semplice dire "va tutto bene", quando realmente sei distrutto dentro.

Mi riscaldo con la corda mentre l'allenatore spara al massimo la musica -"Forza ragazzi. Vi voglio belli carichi per oggi"-

Fisso il riflesso della mia immagine dallo specchio, nei miei occhi vedo solo il vuoto. Come può esserci un contrasto così netto da ciò che ho dentro e ciò che mostro fuori. Mi posiziono di fronte il sacco, ed inizio: diretto-gancio-montante-schivo, diretto-gancio-montante-high kick. Prendo ritmo e la rabbia mi annebbia il corpo, il caos alleggia nella mia mente. La disperazione rimbomba con le lacrime, raggruppo tutta questa merda e la scarico contro il sacco. La musica risuona, coprendo il frastuono delle litigate, degli oggetti che si rompono, del mio cuore che martella. L'ennesimo gancio mi fa scrocchiare le nocche e un dolore assordante invade la mia mano. -"Cazzo"- urlo stringendo il polso -"Cherry. Ancora. Te lo dico ogni volta, per la boxe serve testa. Non la forza. Merda. Ti sei slogata il polso"- serro le labbra per evitare di buttare fuori la frustrazione che mi alleggia intorno, il polso va in fiamme, il mio allenatore si avvicina dopo aver abbassato la musica -"Queste fascette sono inutili" borbotto, Andrea rilassa i lineamenti mentre la sua assistente mi porta il ghiaccio -"Voi continuate, io torno subito"- avvisa il gruppo che a causa mia ha stoppato l'allenamento -"Forza andiamo"- usciamo dalla sala, Andrea recupera le mie cose dallo spogliatoio per poi accompagnarmi fuori dalla palestra. 

-"Cazzo, che male"- mi lamento appoggiando il ghiaccio sul punto dolorante, mi sono distratta per un secondo ed ho preso male il maledetto sacco. Ci sediamo sulla panca del giardinetto, mi fa un male cane. Se mando la malattia dopo le ferie la direttrice mi uccide, cazzo -"Cos'hai?"- mi domanda Andrea -"Niente. Mi sono solo distratta"- rispondo puntando il mio sguardo sul nulla. Mi allungo verso il borsone per prendere il pacchetto di sigarette, ma con scarsi risultati, dato che non riesco. Così Andrea si allunga per aiutarmi storcendo il naso -"Non dovresti fumare questa merda. Soprattutto dopo l'allenamento"- rido amareggiata -"Il fumo è l'ultimo dei miei problemi"- dico prendendo la sigaretta con le labbra, mentre con l'unica mano a disposizione me l'accendo. -"Cheril, anche io ho iniziato la boxe per sfogarmi su qualcosa. E io sono il primo a dire che aiuta. Ma, dai retta a me se ti dico che non risolverà tutti i problemi. Quelli, sei tu che devi imparare a domarli. "- mi volto verso di lui per guardarlo. È la prima volta che si espone in questo modo con me e so bene che ha ragione, ma non ho tempo di affrontare il passato. Per ora devo solo superare questo fottuto presente -"Dovresti aggiungere una parcella per il tratto psicologo!"- dico ridendo -"Comunque è il caso che io vada al pronto soccorso, almeno per un accertamento"- butto il mozzicone, prendo il borsone come posso e mi dirigo verso la fermata dell'autobus. Mentre cammino mi maledico per non aver ancora preso la patente. -"Cherry"- sento Andrea urlare. Così mi volto e ripercorro il viale -"Dimmi"- vedo il suo volto cambiare e farsi serio -"Fatti venire a prendere da qualcuno o aspetti me che finisco. Non ti lascio andare da sola"- sbianco sul posto. Non voglio chiamare né mia madre né mia sorella. Farle preoccupare per questa stronzata è davvero l'ultimo dei miei problemi -"Andre tranquillo. Sono abit..."- mi stoppa serio -"Non sono un medico. Ho presupposto fosse una slogatura. Ma se fosse una cosa più seria, potresti stare li dentro anche 24 ore. Per come vanno le cose qua. Quindi o ti fai venire a prendere o da sola non ci vai"- Sospiro frustata mentre il dolore inizia a peggiorare, vado verso la panca e mi siedo. Mentre con lo sguardo fulmino il mio allenatore, prendo il telefono e chiamo l'unica persona che mi viene in mente -"Eric. Mi serve un favore..."-

L'ultima voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora