SOPHIE
Il verso stridulo la fece sobbalzare nel letto, si mise subito seduta e si guardò attorno, notando subito il volatile bianco che, con le ali aperte, sibilò verso di lei: "Ma che..." Cominciò Sophie, non continuando la frase perché l'oca girò su se stessa e se ne andò sculettando come un'ossessa.
Osservò l'animale, incapace di dire alcunché e sentendosi veramente prossima all'infarto: quell'essere maledetto l'avrebbe uccisa e, quasi certo, avrebbe anche ballato sul suo cadavere.
Ormai svegliata, nel peggiore dei modi precisò dentro di sé, Sophie si alzò e si preparò velocemente: la spesa che aveva fatto prima di arrivare lì era finita nell'arco di due giorni e, tolti i tentativi di omicidio da parte dell'oca e l'incontro con Fabien Richard, detective stazionato a Fourcès, lei non aveva avuto nessun altro contatto con gli esseri viventi.
Tranne il coniglio che le aveva amorevolmente cagato nelle scarpe la sera prima.
Sì, tolto tutto quello era stata sola, leccandosi le ferite che si era portata dietro e domandandosi se voleva effettivamente vivere lì: la casa era carina e confortevole, sembrava quasi che sua nonna l'avesse lasciata preparata per lei.
L'esterno...
Beh, quello aveva bisogno di tanto lavoro: i terreni sembravano solo un'immensa stesa di terra inutile, il giardino davanti la casa sembrava una foresta e anche quello posteriore, a cui si accedeva attraverso una piccola porta in cucina, che durante il suo tour iniziale non aveva visto, aveva bisogno di lavoro.
L'unica zona della proprietà che non aveva visitato era quella che fungeva da ritrovo degli animali: aveva provato ad avvicinarsi, ma quella bastarda di un'oca non aveva voluto saperne di farla entrare.
Aveva aperto le ali, sibilato e poi straziato l'aria con i suoi versi, chiamando a sé un numero di galline vicino alla ventina, un paio di capre e una decina di conigli.
Insomma, gli animali non volevano che lei visitasse il loro covo e lei, in tutta sincerità, non moriva dalla voglia: aveva il terrore di scoprire il cadavere di sua nonna là dentro.
Aveva anche riletto la lettera, cercando qualche indizio, qualche possibile richiesta di aiuto da parte dell'anziana ma senza trovarci niente.
Non sapeva proprio cosa fare, se rimanere oppure no e con questo quesito amletico in testa decise di andare a Fourcès a piedi, sperando che la camminata le schiarisse le idee: la casa della nonna era veramente vicina al piccolo centro abitato, un insieme di case che era cresciuto a cerchio attorno alla piazza centrale e dove, appurò, non c'era assolutamente niente.
Nessun negozio dove fare la spesa.
Niente di niente.
Solo un ristorante, un paio di alberghi, una gioielleria, un negozio di vini e qualche altro negozio che non le serviva assolutamente a niente.
Si guardò attorno, osservando il cerchio di edifici e poi gli alberi ordinatamente piantati al centro in varie file che donavano una nota di verde e frescura alla piazza.
Fece velocemente il giro della piazza, storcendo la bocca quando si accorse che non c'era nemmeno una piccola gastronomia da quelle parti e arrendendosi al fatto che sarebbe dovuta tornare a casa e, recuperata la macchina, mettersi alla ricerca di un centro commerciale, supermercato, di qualsiasi posto dove poteva acquistare del cibo.
Si guardò nuovamente in giro, notando come le case sembravano essere state messe lì a casaccio: tutte erano nella stessa tonalità di giallo pallido e avevano un'arcata con tanto di galleria, ma ogni edificio sembrava essere stato fatto senza accordarsi con il resto e tutti avevano uno stile proprio.

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Un posto speciale
ChickLitLicenziata e lasciata lo stesso giorno, Sophie pensa che al peggio non c'è mai fine, e questo è consolidato quando si ritrova in mano lo sfratto e una lettera di sua nonna, che le lascia come eredità la sua fattoria a Fourcès. Senza casa, lavoro e f...