FABIEN
"Che cazzo è successo qui?"
Fabien non sapeva precisamente cosa guardare: se l'oca con un reggiseno di pizzo in testa che sfilava per il cortile come se fosse stata una top model oppure la donna che, completamente sporca di fango e terra, stava piangendo con il sedere per terra e vicinissima a quello che sospettava essere la cacca di qualche animale.
Non voleva neppure chiedere perché sembrava che un armadio fosse esploso in quel giardino.
Era meglio non chiedere.
"Fantastico, ci mancava lui" sbottò la donna, guardandolo per un attimo prima di volgere il capo.
"Prego?"
"Di cosa vuole accusarmi, detective? Perché sono proprio arrivata..." Sophie Hamon si fermò, lasciando andare un respiro e scuotendo la testa, mentre gli puntava addosso lo sguardo più stanco che lui avesse mai visto: gli occhi erano lucidi e resi rossi dalle lacrime, il volto era sporco e i capelli che le aveva visto sempre in ordine erano completamente arruffati quel giorno.
"Non bastava che quello stronzo del mio ex mi lasciasse per la mia direttrice. No, quella merda doveva pure rubarmi il lavoro, poi arrivo a casa e quella puttana della mia padrona di casa mi sfratta perché il suo bambino è tornato dall'America e ha bisogno dell'appartamento per lui. Chi cazzo se ne frega di quello? Io sono rimasta senza casa!"
Sophie vomitò tutte quelle parole senza muoversi, continuando a rimanere seduta mentre più buttava fuori e più la voce si rompeva per i singhiozzi, con le lacrime che scendevano copiose lungo le guance.
Fabien rimase in silenzio, vedendola negare nuovamente con la testa e riprendere quello sfogo che in qualche modo, con la sua presenza, aveva scatenato: "Vengo qua, e spero di poter vivere un po' in tranquillità ma no: questi bastardi di animali mi fanno ogni genere di sopruso o scherzo!"
Fabien incrociò le braccia, osservando Sophie Hamon alzare le braccia e indicare Tulipe che, incurante di tutto, continuava a far sfoggio del nuovo copricapo; trattenne un sorriso, decidendo che non sarebbe stato altro che gettare benzina sul fuoco: "Vogliamo parlare di lei? Che mi accusa di ogni male che succede in questa zona?"
"Io non..."
L'occhiata che Sophie Hamon gli dette lo fece desistere dal continuare quello che stava dicendo: "Lei lo fa, ogni santissimo giorno!" Strillò la donna, colpendo il terreno con i pugni chiusi e schizzando fango un po' dappertutto: "Stava andando finalmente qualcosa nel verso giusto ma no, non posso avere cinque minuti di tranquillità."
Fabien strinse le labbra, mentre le ultime parole di Sophie Hamon scivolarono fra i singhiozzi e lui rimase in lì, immobile con una donna piangente ai piedi e lo sguardo di Tulipe puntato contro, quasi come se solo lei potesse essere l'unica a far disperare quell'essere umano: "In piedi, hai bisogno di un bel bagno" mormorò dopo una manciata di secondi, decidendo una scaletta di priorità nella sua testa, la prima delle quali era 'Far alzare Sophie Hamon'.
La donna gli scoccò un'altra occhiataccia, ignorando la mano che lui gli aveva teso nel frattempo e posando le dita per terra, proprio sopra gli escrementi che lui aveva notato prima: "Merda!" sbottò la donna, guardandosi la mano e storcendo il naso all'odore che, sicuramente, doveva levarsi dal suo palmo.
"Direi proprio di sì."
"Sono a tanto così dall'uccidere" Sophie storse la bocca, mostrandogli una sottilissima porzione di aria con l'indice e il pollice, mentre riportava l'attenzione su di lui: "Non le conviene fare battute."
Fabien alzò le mani in segno di resa, osservandola tirarsi su e asciugarsi malamente le lacrime, sporcando ancora di più il viso di terra e sperava non gli escrementi dove aveva appena infilato la mano: "Bagno caldo" le disse, indicandole la porta della sua abitazione.
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Un posto speciale
ChickLitLicenziata e lasciata lo stesso giorno, Sophie pensa che al peggio non c'è mai fine, e questo è consolidato quando si ritrova in mano lo sfratto e una lettera di sua nonna, che le lascia come eredità la sua fattoria a Fourcès. Senza casa, lavoro e f...