FABIEN
Storse il naso non appena entrò in casa, annusando l'odore forte del sigaro lo fece tossire, mentre avanzava verso il soggiorno e si fermò sulla soglia della stanza: mise le mani ai fianchi, scostando appena la giacca di pelle e mostrando il suo distintivo alla donna anziana che, comodamente spaparanzata sulla poltrona di pelle scura, teneva il cubano fra le labbra e lo guardava senza nessuna emozione in volto.
"Se non ricordo male, il dottore ti ha vietato i sigari" dichiarò Fabien, osservando l'altra e vedendola togliersi il sigaro dalla bocca e scuotere la cenere della punta nel posacenere di cristallo posto sul tavolino lì accanto, dove una piccola pila di libri torreggiava.
"Se non ricordo male, non ti ho invitato a vivere con me per rompere il cazzo" decretò l'anziana, incrociando le braccia al petto e fissandolo a sua volta.
Fabien lasciò andare un sospiro, scuotendo il capo: "Nonna, il linguaggio" mormorò, avanzando verso una delle finestre che illuminavano il soggiorno e aprendola: chiunque avesse visto Adeline Richard con il maglioncino rosa e i capelli bianchi pettinati in piccoli ricci che le adornavano il capo come un'aureola, non avrebbe mai detto che fumava come un turco e parlava peggio di uno scaricatore di porto.
"Ma cosa sei? Un agente anche della buon costume?" borbottò la donna, portandosi nuovamente il sigaro alla bocca e recuperando uno dei libri dalla pila: "Sei un uomo, dovresti essere più volgare. Ragazzo mio, è per questo che le donne ti lasciano sempre" si fermò, alzando il testo che teneva in mano: "Vogliono quello che le sbatte al muro e..."
"Hai di nuovo letto un altro romanzo erotico?"
"In qualche modo devo accompagnare i miei piccoli momenti di piacere" decretò la donna, togliendosi il sigaro dalle labbra e socchiudendole, lasciando che una voluta di fumo si librasse nell'aria: "Se capisci cosa intendo" continuò, alzando le sopracciglia in modo ammiccante verso il nipote.
Fabien sospirò, socchiudendo gli occhi e massaggiandosi il setto nasale: "Dio, voglio cavarmi gli occhi adesso" decretò, cercando di impedire alla sua testa di creare l'immagine di sua nonna che si dava all'autoerotismo.
"Che cazzo ci fai a casa a quest'ora?" domandò Adeline, mentre si lui si massaggiava il volto, sperando che quell'orribile immagine sparisse dalla sua mente: "Ti hanno già licenziato?"
"Un po' difficile, avevo solo dimenticato il caricabatterie" le disse, sentendo il suo cellulare vibrare nella tasca della giacca. Trattenne un gemito, sperando che non fosse ancora la nuova fonte di guai di Fourcès: "Di nuovo" sospirò, vedendo il numero in chiamata e decidendo di non rispondere.
Sarebbe andato direttamente alla fattoria per scoprire quale assurdo pericolo quella donna aveva trovato.
"Cosa?"
"Lavoro" mormorò, sperando che questo appagasse la curiosità della nonna e recuperando il caricabatteria dalla presa dove l'aveva inserito la sera prima, quando era tornato dal lavoro e aveva dovuto litigare con la nonna per i suoi sigari.
Quella donna aveva avuto un infarto, era stata messa a stretto regime dal medico ma sembrava che tutto quello era magicamente scomparso dalla sua mente non appena era tornata a casa.
"Oh, com'è la nipote di Evangeline?" gli chiese Adeline, sorridendo con il sigaro scuro che le pendeva dalle labbra: "Bella vero? Quella vecchiaccia mi aveva fatto vedere qualche foto ed era una bella patatina, pronta..."
Com'era Sophie Hamon?
Sì, decisamente era bella con i grandi occhioni verdi, i capelli lunghi e castani che le incorniciavano il volto dai lineamenti perfetti e un corpo che avrebbe fatto girare parecchie teste.
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Un posto speciale
ChickLitLicenziata e lasciata lo stesso giorno, Sophie pensa che al peggio non c'è mai fine, e questo è consolidato quando si ritrova in mano lo sfratto e una lettera di sua nonna, che le lascia come eredità la sua fattoria a Fourcès. Senza casa, lavoro e f...