SOPHIE
"Devo dire che è bello non dover cucinare per una volta" Sophie sospirò, posando le posate e lasciandosi andare contro lo schienale della sedia, socchiudendo gli occhi e ascoltando le voci degli altri clienti del locale: stranamente quella sera c'era più gente rispetto al solito, quando era entrata aveva notato delle facce sconosciute ed Eloise correva qua e là come una piccola ape indaffarata.
"Conosco molto bene la sensazione" sentenziò Eloise, avvicinandosi al suo tavolo e posandole una mano sulla spalla, voltando poi la testa verso l'entrata quando il rumore della porta che si apriva risuonò sopra il mare di chiacchiere: "Ciao, Roy" esclamò e Sophie sorrise, notando come le guance dell'amica si coloravano di rosso.
Le piaceva Roy, il tipo allampanato e sempre vestito di nero che passava molto spesso dal locale.
"Buonasera" mormorò Roy, avvicinandosi a loro e sistemandosi la montatura quadrata, mentre faceva vagare lo sguardo sulla sala: Sophie l'aveva sempre visto seduto allo stesso tavolo ogni volta che era andata lì.
Per la precisione quello più distante dal bancone, dal quale poteva avere un'ottima visuale della sala.
Peccato che, per quel giorno, il suo tavolo era stato occupato da una coppia di piccioncini più interessati a tubare fra di loro che a mangiare: "Perché non ti unisci a Sophie? Così non mangi da solo" dichiarò Eloise, spostando la sedia davanti a quella di Sophie e facendogli cenno di accomodarsi.
Sophie sorrise, mentre Roy faceva passare lo sguardo dalla seduta a lei: "Ma io..." bisbigliò, voltandosi verso il suo tavolo e poi tornando a fissare quello.
"Davvero, accomodati. Lo faccio per avere solo un tavolo occupato, capitemi" lo esortò Eloise, mettendogli le mani sulle spalle e costringendolo a sedersi: "Cominciano ad arrivare i turisti, gente che si perde da queste parti e deve mangiare."
"Eloise!" la riprese Sophie, ridacchiando: capiva benissimo quello che intendeva l'amica ma non bisognava sbandierarlo in quel modo.
"Ehi, sono loro che si perdono. Io faccio solo i miei affari" decretò Eloise, mettendosi le mani sui fianchi e sorridendole: "Roy per te il solito?" domandò, spostando poi l'attenzione da lei all'uomo.
Roy annuì con la testa ed Eloise li lasciò da soli: "Non penso che siamo mai presentati, Roy Joffrin" dichiarò, allungandole una mano sopra il tavolo.
"Sophie Hamon" si presentò, stringendo le dita dell'uomo per pochi secondi, prima che lui ritirasse le proprie.
"Oh, Hamon come..."
"Evangeline Hamon" concluse per lui Sophie, piegando le labbra in un sorriso: "Era mia nonna."
"Grande donna, con uno spiccato senso dell'arte" Roy si sistemò gli occhiali, guardando un punto oltre le spalle di lei e lasciò andare un sospiro, prima di scuotere la testa: "Ho ancora in galleria un quadro che mi aveva chiesto di restaurare, se vuole posso portaglielo."
"Certamente" Sophie annuì, prendendosi il volto fra le mani e fissando l'uomo: "Posso farle una domanda?"
Roy la guardò, sistemandosi gli occhiali e annuendo con la testa: "Perché una galleria d'arte in un posto come questo?" gli domandò Sophie, cercando così di dare una motivazione al perché di un simile esercizio in un posto come Fourcès.
"Oh, è presto detto" mormorò Roy, intrecciando le dita davanti a sé e guardandole: "Anche questi bifolchi hanno bisogno di arte e poi gli affitti costano poco da queste parti" dichiarò con molta semplicità, alzando lo sguardo e fissandola senza nessuna espressione in volto: "Lavoro principalmente online e molti degli incauti clienti di Eloise sono miei clienti."
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Un posto speciale
ChickLitLicenziata e lasciata lo stesso giorno, Sophie pensa che al peggio non c'è mai fine, e questo è consolidato quando si ritrova in mano lo sfratto e una lettera di sua nonna, che le lascia come eredità la sua fattoria a Fourcès. Senza casa, lavoro e f...