Capitolo sei

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FABIEN


"Io sarei al lavoro" sospirò, lasciandosi andare contro lo schienale della poltrona e osservando i fogli davanti a lui, rimanendo in silenzio e aspettando la risposta da parte del mittente della chiamata.

Perché ci sarebbe stata, poco ma sicuro.

Conosceva quella donna da tutta la vita, sapeva benissimo com'era fatta.

"Stai facendo la multa a una gallina che andava troppo veloce?" Fabien storse le labbra in una smorfia, allungando il collo verso la finestra e osservando lo squarcio di cielo azzurro e terso che vedeva da lì: "Ho visto dei movimenti alla fattoria Hamon..."

Socchiuse gli occhi, mentre un nuovo sospiro lasciava le sue labbra: l'interesse di sua nonna per la Fattoria Hamon e la sua nuova e giovane proprietaria stava rasentando l'ossessione.

Non c'era giorno dove non comparisse nei suoi discorsi e, molto spesso, quando tornava a casa la trovava alla finestra, pronta a ghermire il minimo movimento: si era pure ordinata un binocolo da Amazon per controllare meglio la nipote di Evangeline e correre in suo aiuto, qualora ne avesse bisogno.

"Smetti di spiare quella fattoria" le ordinò, ben sapendo che quelle parole sarebbero entrate da un orecchio e uscito dall'altro: esisteva una volta dove Adeline Richard avesse ascoltato qualcuno? Forse quando era stata bambina, ma ne dubitava caldamente.

"Penso di aver visto dei movimenti" gli disse la nonna, mentre lui si massaggiava il viso, sperando che quella chiamata finisse il prima possibile:"Vai a fare il tuo cazzo di lavoro."

"Come hai fatto a vedere?"

"Ho un binocolo" gli rispose con tutta tranquillità la nonna e lui storse la bocca: sì, lo sapeva che aveva un binocolo. L'aveva vista assalire il corriere quando era giunto con la scatola, però dalla loro casa, appena fuori il centro abitato di Fourcès era difficile, se non impossibile, vedere la fattoria Hamon per colpa del terreno collinoso.

"Da casa nostra la curva del terreno copre un po'" le spiegò, anche se quella non era proprio la descrizione giusta: sua nonna non avrebbe potuto vedere niente da casa, a parte un po' di campo arido.

"Vuoi muovere il culo e andare a vedere? Quella povera ragazza è tutta sola" sbottò sua nonna, chiudendo la comunicazione.

Fabien posò il cellulare sui fogli, osservandolo: l'avrebbe richiamato, poco ma sicuro, finché la sua auto non fosse passata davanti casa in direzione della fattoria Hamon.

Sbuffò, recuperando la giacca di pelle e mettendosela, prendendo poi anche pistola e distintivo.

Chiuse l'ufficio e s'infilò nella macchina parcheggiata proprio davanti la porta del suo luogo di lavoro: una piccola comodità dell'essere l'unico esponente delle forze dell'ordine di quel paese.

Il suo ufficio era collocato sotto ai portici, proprio vicino all'entrata del paese, e aveva il posto macchina tutto suo: uscì da sotto il portico con una manovra veloce e guidò fino alla strada sterrata che portava alla Fattoria Hamon.

Si fermò, osservando la fattoria e poi, con l'ennesimo sospiro della giornata, si infilò nella piccola stradina, arrivando fin davanti il cancello.

Scese di macchina, assaporando il silenzio che c'era in quel posto, nonostante fosse a un centinaio di metri dalla strada principale e si avviò all'interno del giardino, fermandosi pochi passi dopo il cancello e guardando la proprietaria, seduta dentro un'aiuola e la terra completamente addosso a lei.

Sembrava quasi che si volesse piantare in quel piccolo riquadro del cortile.

Notò lo sguardo verde posarsi su di lei e poi la vide provare ad alzarsi, rovinando per la seconda volta per terra e lui rimase in paziente attesa, sistemando il peso del corpo su in piede e incrociando le labbra, ascoltando gli sbuffi di fatica che si levavano da Sophie Hamon.

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