Beatitudine

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Muriel stava indicando ad un angelo di passaggio le istruzioni che le erano state scritte su un foglietto stropicciato. "Alla quarta colonna di luce, prendi il corridoio di beatitudine fino al senso di gioia. A quel punto, la seconda porta. Ma non sono sicura che questo sia il corridoio di beatitudine... a me sembra più una sorta di serenità un po' annoiata"

"Beh, penso possa essere una delle descrizioni della beatitudine."

"Non so, immagino debba essere un po' più.. beatudinosa, la beatitudine. Non pensi che possa essere quel corridoio lì?"

"No, guarda, io ho l'ufficio lì: quello è il corridoio del piacere intrinseco che si prova a seguito di un atto di carità"
"E' un nome incredibilmente lungo"
"Corridoio PIC-SPA-SAC, lo chiamiamo, per brevità. Comunque, guarda, fidati di me: prendi questo corridoio qui, il senso di gioia è molto facile da riconoscere. Stai andando all'Ufficio del Primo Arcangelo?"

Muriel si aprì in un sorriso imbarazzato, istintivamente mettendosi sull'attenti e portando anche la mano in segno di saluto, come se stesse ancora impersonando il poliziotto come aveva molto brillantemente fatto qualche mese prima. "Oh, sì, ahah, che onore. Sono attesa, devo andare a consegnare dei documenti."

L'angelo di passaggio sorrise anche lui, ma con una strana espressione condiscendente che la libraia non riuscì ad interpretare. "Scommetto che non vede l'ora. Altri documenti."

Dopo i ringraziamenti di rito, Muriel aveva già cominciato a camminare nel corridoio di non-troppo-beatudinosa-beatitudine, quando la voce del suo recente interlocutore la avvertì "Ah, e cerca di sbrigarti, quando sarai dentro: il tempo lì scorre diversamente, rischi di perderne il senso se ci resti troppo". Quando però Muriel si girò per rispondere qualcosa, sulla falsariga di "Eh?", ormai l'altro se n'era andato, lasciandola sola a scoprire da sola cosa quello intendesse.

In effetti, il passaggio da beatitudine a gioia fu abbastanza evidente, e anche se ci fu qualche problema a definire se le due porte andassero contate verso sinistra o verso destra, neppure la svagata Muriel poteva non accorgersi dell'imponenza dell'ufficio dell'Arcangelo Supremo. Il portone bianco e splendente risuonò come una campana al contatto con le nocche, e la porta si aprì quasi immediatamente.

"Entra subito, se no esce tutto il Tempo che ho accumulato. Ah, Muriel, ottimo." si sentì salutare l'angelo, ma senza in realtà riuscire a mettere a fuoco la fonte della voce.

"Ah, bello come è stato decorato questo ufficio. E' molto... Interessante questa scelta di fare i muri di carta."

"Decorato? Chi avrebbe... Ah, no, ora capisco. Non sono decorazioni, sono... sì, beh, i documenti che sto vagliando e compilando per la presa in carico di tutte le mie incombenze". Finalmente, Aziraphale alzò un po' la testa per sbucare dalla murata infinita di fogli che lo nascondevano alla vista dalla porta di ingresso. La quantità di fogli in ogni dove era impressionante: colonne di fogli, spianate di fogli, montagne di fogli. Fogli appesi al soffitto, tenuti su da fili di luce. Fogli anche a ricoprire quasi del tutto il pavimento, obbligando Muriel a saltellare da uno spazio libero all'altro, nel tentativo di avvicinarsi al sorridente Aziraphale alle prese con alcuni di quei fogli, che stava compilando con grafia elegante.

"Benvenuta, cara, benvenuta. Ti offrirei qualcosa da bere, ma temo di aver lasciato.. beh, tutto quanto sulla Terra. E, in totale onestà, le bevande calde che ho convinto il Paradiso a mettere a disposizione degli interessati non sono particolarmente soddisfacenti. Hanno un sapore straordinariamente buono, ma.. mancano un po' di.. come dire, realismo."

"Oh, bere. Sì, io so bere. Ho imparato a bere, recentemente. Un simpatico passatempo degno di una libraia. Ma... non voglio farle perdere troppo tempo, Signore, e ho solo alcuni fogli che dovrebbe firmare per..."

L'espressione di Aziraphale tremò, si contorse, ed un lieve gemito cigolante fuoriuscì da quello che si sforzava, senza troppo successo, di essere un sorriso. "Da.. firmare?" Chiese, in un sussurro strozzato, mentre le mani, ormai senza neppure più richiedere l'uso degli occhi, stavano in autonomia continuando a spostare e firmare fogli, mettendo aggraziate X su quadratini, e riempiendo piccole caselle di testo.

Il cuore di Muriel non poteva reggere un verso del genere. "No, no, ha capito male. Ho detto da... forare. Ho sentito che ha una eccezionale foratrice per i fogli, e questi... vanno... ehm... messi in un... coso con gli anelli" "Un quaderno ad anelli" "Sì, esatto." "Quindi non vanno firmati." "No, no, figuriamoci. Perché dovrei portarle dei fogli da firmare? Questi fogli sono... miei. Sono io la libraia."

Aziraphale continuava ad osservare l'angelo di fronte a lui, che si stava ora abbracciando quel piccolo plico come fosse l'oggetto a lei più caro al mondo. Ed era non solo ovvio, ma anche palese, smaccato e cristallino che stesse mentendo, ma in quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa per non aumentare il carico di fogli nella propria stanza. "Una foratrice, eh? Eccola qui." un tintinnio nella realtà, un rapido Miracolo, ed ecco che la foratrice era proprio sotto al tavolo, affinché Muriel la potesse usare a proprio piacimento, cosa che iniziò in effetti subito a fare.

Tzac, tzac, a piccoli mucchietti i fogli stavano venendo ordinatamente forati, affastellandosi in una piccola colonna, pronti per essere portati via. Per qualche momento, solo il rumore della foratrice e del pennino su carta riempirono il silenzio.

"Allora, Muriel, cosa mi racconti della libreria?"

"Oh, è stupenda. I libri sono fantastici. Tranne quelli realistici, che non sono fantastici, ma sono fantastici lo stesso."
"Hai venduto qualcosa?"
"Cielo, no."
"Bene."

Di nuovo il silenzio, ma Aziraphale notò che i fogli da forare stavano per finire. Era il momento di porre l'ultima domanda, quella fondamentale che gli stava germogliando dal diaframma sin dal primo istante in cui aveva riconosciuto la crocchia bruna ed ordinata di Muriel. "E di Nina e Maggie, che novità hai? E... di Crowley? Ci parli mai?"

"Oh, Nina ha messo una nuova bevanda nel menù, l'Angel Special, che sarebbe acqua con ghiaccio ed una sola spruzzata di vaniglia, che casualmente è proprio come piace a me. Maggie ha stretto un accordo con una radio locale, e ha promesso di pagarmi l'affitto arretrato, qualsiasi cosa significhi, ma sembra contenta. E Crowley.." qui una pausa, piuttosto lunga, mentre sembrava ragionarci su "..beh, effettivamente non mi ha detto niente."

La delusione crollò su Aziraphale con lo stesso impeto di una cattedrale di mattoni, ma da vero campione della rimozione e del diniego estremo, riuscì a non mostrarlo eccessivamente sul volto florido. "Ah, beh, capisco. Dopotutto.. è un demone. Un demone senza possibilità di redenzione. Anzi, che ha rifiutato ogni possibilità di redenzione. Perché dovresti vederlo? Giusto."

I movimenti di Muriel si facevano più rapidi e scattosi ad ogni sillaba di Aziraphale, mentre iniziava ad arraffare tutto i fogli in fretta e furia, accatastandoli fra le braccia come rischiassero di bruciare se fossero rimasti sulla scrivania. "No, certo. Di certo non lo vedo una volta alla settimana, due se Nina ha il tribunale per l'affidamento congiunto del cane. No, certo. E' un demone che ha rifiutato ogni possibilità di recensione" "...intendi redenzione?" "Sì, ogni possibilità di rettificazione. Perché dovrei andare a casa sua ad innaffiargli le piante? Con permesso, mi aspettano nel Corridoio PIC-SPA-SAC, aarriveederci"

E detto questo, con una corsetta nient'affatto noncurante ed un leggero vorticare di fogli spostati, se ne uscì d'un lampo, lasciando Aziraphale a chiedersi perché le piante di Crowley andassero innaffiate da qualcun altro. 

Good Omens 2.5 - il seguito che avremmo voluto vedereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora