Firme

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I fogli non stavano diminuendo. Come era possibile? Ne aveva già compilati ed archiviati centinaia di migliaia, stava per sforare nel milione, e non sembrava che nessun altro fosse entrato ad aggiungere qualcosa negli ultimi mesi, eppure non vedeva ancora miglioramenti nella quantità di carte che doveva ancora smistare. Ogni dettaglio della Suprema Creazione doveva essere preso in considerazione ed accettato in toto prima che lui potesse iniziare a "fare la differenza", e vivere isolato in quella stanza in cui il tempo scorreva diversamente era parsa ad Aziraphale un'ottima idea per non lasciare per troppo tempo sguarnito il trono dell'Arcangelo Supremo.

Si versò un altro bicchiere di Sassicaia Angelico, una riproduzione sin troppo perfetta di un vino pregiatissimo che aveva sorseggiato in tempi migliori. La totale assenza di difetti nel gusto e la assoluta perfezione nella deglutibilità lo disgustò una volta di più. In sottofondo, musiche angeliche riempivano i suoi giorni tutti uguali, mentre sul muro di fondo si animavano le più dolci visioni di beatitudine ed estasi.

Ad un certo punto, una scintilla di insoddisfazione sembrò appiccare un minuscolo fuoco della ribellione: un gesto della mano, e le visioni angeliche vennero sostituite dalle immagini della Libreria. Sulla Terra era notte, dunque la libreria era chiusa, ma c'erano comunque le luci accese. Muriel stava parlando al telefono, seppur le labbra si muovessero al rallentatore, mentre la polvere attorno a lei danzava sui tomi impolverati con estrema lentezza.

La strada fuori dalla libreria sembrava fredda, vuota se non fosse stato per qualche foglia secca trasportata dal vento che galleggiava nell'aria mentre il tempo scorreva con la lentezza della melassa: doveva essere quasi inverno, ma ancora non erano state appese le luminarie natalizie. Non dovevano che essere passati un paio di mesi, nel mondo reale.

I dolorosi interrogativi dentro Aziraphale lo spinsero a cambiare ancora immagine. La visuale inizia ad esplorare Soho, fino ad arrivare in un luogo colmo di vita notturna, illuminato da luci colorate, con centinaia di persone ad ogni angolo che vivono la loro vita di tentazioni. A poca distanza, un vicolo buio, in cui la figura di Crowley riempie in breve tempo l'intera superficie della proiezione. Mani nelle tasche, schiena leggermente incurvata, vestito elegante delle grandi occasioni. "Ti è sempre stato molto bene, questo vestito." si ritrovò a dirgli, senza che lui potesse in alcun modo sentirlo. Eppure la sentiva nelle proprie orecchie, la voce serpentina di Crowley. "E' un classico. Non muore mai."

Da quanto Aziraphale non sorrideva così? Certo, le lacrime che si affacciavano insistentemente alle ciglia non contribuivano troppo a rendere alcuna forma di felicità o gioia, ma era bastato risentire nella propria mente quella voce per ricordargli per quale motivo fosse lì. Cosa stesse facendo, e perché. E per chi.

"Dovrò chiederti scusa molte, molte volte, quando ci ritroveremo. Ma ora non posso mollare, Crowley. Quando saprai perché lo sto facendo, forse mi perdonerai. E se così non fosse, non importa. Non mi importa di te, vile demone. Sparisci."

Le visioni angeliche ritornarono a riempire la parete di fondo, e il nuovo Arcangelo Supremo tornò alla sua scrivania a scrivere dati ridondanti sull'ennesimo modulo.

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Crowley sapeva quando era osservato. Lo sapeva sempre. Ma come poteva essere osservato da qualcuno, se in quel vicolo non c'era assolutamente nessuno? Nemmeno un ubriaco nell'angolo, che già di per sé poteva essere un miracolo.

Magari stava cominciando ad uscire di testa. Avrebbe dovuto farlo già centinaia se non migliaia di anni prima. Nulla dura per sempre, gli aveva detto Aziraphale prima che tutto finisse di crollare sotto ai loro piedi, dunque anche la propria sanità mentale ad un certo punto ha ogni diritto di andarsene a stendere.

Good Omens 2.5 - il seguito che avremmo voluto vedereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora