F- Nastro

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<Capitolo Facoltativo, alert contenuti erotici.>

Quando Aziraphale tornò a casa quel pomeriggio, era pieno di pacchetti. Scatole, buste, carta, nastri. Aveva preso il necessario per arredare la Libreria "perché non è la stessa cosa che farlo con un miracolo! Farlo a mano è personale!", qualcosa da offrire come stuzzichino prima del pasto, doni per tutti e necessario per impacchettarli, e subito si mise all'opera per racchiudere ogni singolo oggetto destinato ad altrui nel suo incartamento, meno quello di Crowley che al momento era tenuto al sicuro dentro la giacca, in attesa che lui fosse distratto altrove.

Eppure, per quanto fosse infantilmente allegro ed entusiasta e distratto dal compito che si era assegnato, Aziraphale riusciva a percepire qualcosa di negativo che si avviluppava nel petto di Crowley. Non era una percezione mistica, la sua: non serviva essere un angelo per notare le piccole rigidità che stavano costringendo il demone ad una posa scomoda, il guizzo severo della mandibola laddove avrebbe dovuto esserci un sorriso, la presa salda delle dita attorno al bicchiere di vino che normalmente veniva retto con molle pigrizia. Non serviva essere un angelo, si doveva essere il SUO angelo per capirlo.

"Crowley, mio caro, cosa succede?" Chiese all'improvviso, la voce improvvisamente addolcita ed avvolgente, mentre lasciava perdere i pacchetti e gli faceva cenno di raggiungerlo lì sul divano, lo stesso divano che aveva visto per la prima volta i loro corpi unirsi in uno solo.
Crowley si prese del tempo prima di accogliere l'invito. Prima spostò il peso da un piede all'altro, poi si riempí di nuovo il bicchiere, poi si poggió un poco sulla superficie del tavolo con un ghigno sardonico che cercava di nascondere il reale contenuto del suo petto, ma senza riuscirci. Infine, quasi sconfitto da sé stesso, si lasciò cadere sul divano in una posa allargata e strafottente, assolutamente degna di lui - ed assolutamente affascinante agli occhi dell'angelo.

"Senti" finalmente iniziò a parlare il demone, attivando tutti i muscoli dell'ascolto di Aziraphale. "...non significa che non lo farò, perché è ovvio che lo farò. Ma da quando abbiamo deciso che per essere sicuri io alle prigioni eterne ci debba andare incatenato mi sento un po'... Sai… meh."
"Non ti fidi di Virginia?" "No, no, macché. Avesse voluto farmi del male sarei ancora lì a respirare cenere. No. Però… meh lo stesso. Mi fa sentire un po'....sai… Hch." Cercò di spiegarsi, finendo per usare un verso che sembrava imitare un suono di strozzamento, con tanto di eloquente mimica a sottolineare sempre quello stesso concetto.

"Non dovresti sentirti così in imbarazzo a comunicare una tua paura o un tuo disagio, mio amato. È l'unico modo perché lo si possa affrontare insieme!" Lo esortò l'altro con onesto impeto, prima di aggiungere, a voce più bassa e carezzevole "... permettimi di aiutarti, per favore. Ti fidi di me?"

Crowley, inizialmente non seppe cosa dire. Osservava il suo angelo accogliere la propria debolezza, anzi chiedergli il permesso di poterla accogliere, mentre una parte di sé era stato fino a quel momento convinto che di fronte ad una ammissione del genere l'altro lo avrebbe stimato di meno. Ed invece era lì con il cuore pieno d'amore e le accoglienti braccia semiaperte, le spalle pronte ad accogliere il suo viso, le mani pronte ad accarezzarlo. Non rispose a parole, ma si limitò ad annuire un poco.

"Concentrati sulla fiducia che hai di me, comcentrati sul fatto che non ti farei mai del male, e concentrati sul fatto che voglio solo proteggerti…" Aziraphale aveva iniziato a sussurrare intimamente, mentre senza smettere di tenerlo fra le braccia aveva però iniziato a rovistare fra i sacchetti che aveva portato dalle spese. Alla fine con un piccolo rumore di carta stropicciata ne estrasse qualcosa e poi si alzò e spostò anche lui dietro il demone, iniziando a massaggiarne le spalle, la schiena e le braccia. Non che avesse mai avuto effettivamente mal di schiena, data anche la naturale flessibilità del suo corpo mortale che ricordava comunque la sua natura rettile, ma quelle mani paffute e delicate che ne massaggiavano le tensioni andò in breve a rilassare il suo corpo - e tendere altro, complici anche i baci sul lato del collo e sulla nuca che l'angelo continuava a donargli.

Good Omens 2.5 - il seguito che avremmo voluto vedereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora