Crollare

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Non seppe mai quanto tempo era passato. La prima sensazione, fortissima, era il sapore orribile di cenere in bocca. Tossire e sputare non sembrava essere sufficiente per liberarsi la bocca da quella sensazione orrenda e dal sapore di bruciato che gli bruciava naso e gola. La seconda sensazione fu la certezza assoluta di non avere braccia e gambe. La terza sensazione fu quella di essere trasportato.

Tutte sensazioni assolutamente corrette: doveva essersi trasformato nel momento del turbine, tornando nella sua forma di serpente, ed al momento stava venendo indossato come un foulard dalla Guida, che stava camminando a lunghi passi sulla strada.

"Ma come ti permetti!" si infuriò il demone, dando uno strattone improvviso e lanciandosi oltre le spalle della donna, cadendo con poca grazia nella polvere quando, sorpresa, la donna lo lasciò andare e, sbilanciata, finì sedere-a-terra anche lei. "Ouch."

"Ma ma ma ma..." iniziò a balbettare Crowley, man mano che il corpo recuperava la forma umanoide, tirando fuori i magri arti e i capelli sapientemente scomposti. "...un po' di rispetto!"

Apparentemente non sembrava aver colpito, con la sua accusa, la Guida: ignorandolo apertamente, si era presa qualche istante per rimettersi in piedi e controllare il retro del proprio vestito bianco, al momento impiastricciato di polvere e cenere dopo la caduta. Con un mugugnio, iniziò a sbatacchiarsi la mano sul posteriore, cercando di ripulirlo alla bell'e meglio, ma a quanto pare il pulviscolo infernale non era stato concepito per essere facilmente ripulibile. Solo al termine di tutte le azioni, e solo dopo aver sbuffato sonoramente, lei si prese la responsabilità di rispondergli. "Ho pensato che avresti preferito essere portato via da lì. Non sei andato male. Hai resistito molto più di tanti altri. C'è chi ci resta bloccato ore ed ore, anche giorni."

Crowley notò qualcosa, ma non era certo di aver capito cosa. Lei sembrava.. evasiva. Non che dovesse importargli, al momento. Essere visto in forma di serpente non era qualcosa che apprezzava particolarmente, essere usato da capo di vestiario ancora meno, essere stato salvato da qualcuno poi era nella sua top ten di roba insopportabile. Eppure, l'interrogativo su cosa stesse passando per la testa dell'altra restava. "Credevo che la Guida non potesse aiutare. Regole della casa, no?"

"Mhgnè. Voglio solo arrivare in fondo a questo percorso, prendere la mia ricompensa ed andarmene prima di finire nei guai per aver dato un passaggio ad un clandestino." Mentì.

Mentiva, oh, tutte le campane del peccato suonavano a festa nella testa di Crowley, che sentì quel familiare pizzicorino della possibilità di tentazione. Avrebbe potuto approfittarne, in quel momento, per ottenere quasi ogni cosa da lei, facendo leva su qualsiasi fosse il suo disagio segreto. Avrebbe potuto blandirla, ricattarla, anche minacciarla. Ma non lo fece. Decise di.. chiederlo. E basta. "Perché mi hai aiutato, Virginia Marone? Perché hai ignorato migliaia di anni di tradizioni ed adesione alle regole?"

"Beh, non è mica la prima volta che una Guida va un po' oltre ai propri doveri. Come quel mio zio che ha deciso di fingere di essere *quel* Virgilio, per *quel* Dante. Pensava gli facesse piacere. Che scemo. Ancora oggi la gente pensa di trovare *quel* Virgilio. Non sai che complessità convincerli di avere ogni diritto e capacità di terminare il lavoro anche se ho le tette.."

"Virginia"
"Va bene. E' che... mi è stato chiaro, in quel momento. Quando ti ho visto in forma di serpente, ho ripensato a quel che avevo visto nella lettura dei tuoi pensieri. All'inizio era poco chiaro, perché è successo così tanto tempo fa... Ma tu hai spinto Adamo ed Eva a saggiare la mela, Crowley. L'umanità, il libero arbitrio, ciò che siamo... viene da lì. Dio ha creato gli esseri umani, ma sei tu ad aver... Insomma. Tu li hai resi persone."

Questo discorso, Crowley, proprio non se lo aspettava. Un ringhio gli salì spontaneo, mentre la faccia si accartocciava in un'espressione di furia. "Sono un DEMONE, io non ho fatto niente di quello che dici, io ho solo portato il caos e la distruzione e la violenza!"

Anche di fronte a questa nuova furia, a questo nuovo scoppio d'ira, Virginia si limitò ad alzare le mani, in maniera noncurante, come se la paura non fosse realmente qualcosa in grado di scalfirne la superficie. "Sì, sì, hai ragione, hai portato caos, distruzione e violenza. E con essi ci hai plasmati, mentre Aziraphale ci ha dato modo di sopravviverne. Siamo una vostra conseguenza e ho pensato che... qualcosa vi dovessimo. Non siamo vostra responsabilità, comunque, hai ragione." Allungò il passo, riprendendo a marciare nella polvere. Doveva aver camminato a lungo, per arrivare lì, perché ormai il panorama era parecchio cambiato: il labirinto dei corridoi dei primi Cerchi Infernali ormai era lontano, e così fino e sottile era impossibile non scambiarlo con un merletto di pietra.

Crowley, comunque, conosceva molto bene anche dove stavano entrando in questo momento, dato che avrebbero dovuto oltrepassare un altro cancello fra poco: sarebbero dunque entrati nell'ottavo e nono cerchio, zona dei traditori, il luogo della sua ri-nascita.

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"Io starei ancora cercando di lavorare... mi stai distraendo."

"Ah, io ti starei distraendo, Angelo, eh?"

C'era una strana familiarità in quella scena. Aziraphale seduto alla scrivania che scriveva, gli occhiali un po' scesi sul naso, e Crowley appoggiato coi gomiti sul piano d'appoggio che pigramente gli raccontava qualche pettegolezzo, qualche novità, qualche pensiero. Che lo punzecchiava con qualche domanda, interrogativo o commento. Che gli illuminava la vita.

Non era altrettanto familiare il fatto che l'Angelo non fosse nella propria Libreria dall'odore di polvere e dai colori sfumati, ma in un asettico ed abbagliante studio bianco, né il fatto che quel Crowley, chiaramente, non esistesse affatto. Non era esattamente sicuro, Aziraphale, se vederlo fosse il risultato di un perfezionamento che aveva provato ad applicare sulle immagini celestiali proiettate sulla parete della stanza, oppure se stesse semplicemente uscendo di testa. Aveva provato ad ignorarlo, i primi tempi, ma ad un certo punto aveva messo sul piatto la distrazione nel sentirlo arrabbiare e indignarsi in sottofondo, o se averlo lì del suo solito umore deliziosamente tagliente, come era stato prima che tutto fra loro esplodesse.

"Secondo me ti stai distraendo da solo, io che fastidio ti do? Sono solo qui... a pensare, sai, farmi domande... Ad esempio, perché Dio quando ha creato Adamo ed Eva li ha già forniti di ombelico? Insomma, che significato aveva? Era anche l'ombelico parte dell'Ineffabile Grande Piano? A cosa poteva servire, a contenere una ghianda?"

Il chiacchiericcio continuava. Aziraphale pensava spesso a quei momenti preziosi, in cui Crowley si lasciava andare e iniziava a parlare tranquillo, anche se non sempre si aspettava da lui risposte. Era sempre stato più veloce di lui. Era una fucina di domande, commenti, pensieri. Aziraphale era più lento, lo era sempre stato, ma in questi momenti in cui Crowley rallentava un po' per lui, mettendo in parole i suoi pensieri e permettendogli di seguirlo in quei ragionamenti assurdi e blasfemi, l'angelo raggiungeva quel perfetto luogo, dentro di sè, in cui poteva definirsi felice.

Rivivere quei momenti, anche se fasulli, gli stava dando forza, anche se capiva che fosse un errore lasciarsi coccolare in quella menzogna, in quella illusione. Quel giorno, addirittura, decise di dirglielo direttamente. Perché aveva bisogno di parlarne con qualcuno e, semplicemente, nel suo mondo di sempre, nella realtà che lui considerava ancora come propria, ne avrebbe parlato proprio con Crowley, l'unico in grado di dirgli qualcosa di indisponente e moralmente sbagliato, ma necessario per il suo animo. "Non dovrei continuare a parlarti, Crowley. Non sei qui, non sei davvero qui. Forse parlo con un'illusione, o con il mio senso di colpa per averti lasciato in quel modo. Per non averti risposto come avrei dovuto."

"Sì, beh, sei stato un vero idiota. Ancora mi aspetto delle scuse."

"Le avrai, te lo prometto. Ma fino a quel momento... cosa faccio? Continuo a parlarti? Continuo a seguire questa finzione, questa assurda illusione in cui sono intrappolato, a costo di pagare chissà quanto quando un giorno la realtà di averti perso mi crollerà addosso?"

E qui, il falso-Crowley fece una di quelle cose che avrebbe fatto il vero-Crowley, spezzando il cuore di Aziraphale una volta in più mentre lo vedeva farsi vicino, abbassare il tono, e sussurrargli in quel modo così intimo, così familiare: "Ti dico un segreto, Angelo. Non sei un calzino. Il tuo massimo pregio non è quello di essere immacolato. I desideri, i sogni, sono parte di chi sei ed è giusto che tu li persegua. Quando dovrai pagare, pagherai. Perché ti conosco, e so che lo farai in modo onesto. Fino a quel giorno, sopravvivi. Fallo per me."

E qui Aziraphale sorrise, e mostrò di essere davvero una creatura superiore alla media, perché c'è di che essere fieri di stare in piedi e sorridere quando si vorrebbe solo crollare.

Good Omens 2.5 - il seguito che avremmo voluto vedereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora