First Love | MYG X Reader

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Chi siamo noi?
Da dove veniamo?
Siamo davvero soli nell'universo?
Ma soprattutto, perché devo sempre sentirmi così triste?
Qual è la ragione per cui non faccio altro che soffrire?

Cercando di convincere me stessa del fatto che la giornata sarebbe giunta presto ad un termine, trascinai i piedi fino all'entrata di scuola.
Mi diressi verso l'armadietto e, quando riuscii ad aprirlo, cadde un biglietto per terra che raccolsi subito.
Era un altro dei tanti, mi ero abituata a riceverli.

"La tristezza non ti dona per niente. Piuttosto, che ne dici di indossare quel meraviglioso vestito composto dai tuoi sorrisi?"
-Agust D.

Per quanto provassi ad identificare un tale con questo nome, non c'era nessuno, all'interno della mia scuola, che potesse essere ricongiunto a quella identità.
Sorrisi, confortata dalle parole gentili che questo ragazzo mi aveva rivolto un'altra volta, ma mi affrettai ad andare in classe quando mi accorsi dell'ora.

Più tardi, per la ricreazione, mi rintanai in bagno per prendermi una pausa personale dall'ostilità dei miei compagni di classe. Col cervello offuscato dai miei pensieri circa le infinite pagine da studiare e gli occhi fissi sul telefono, non mi resi conto della persona contro la quale ero andata a sbattere.

«Scusa...» mormorai, alzando di poco lo sguardo per permettermi di osservare il poveretto che aveva evitato per poco di inciampare.
Era un ragazzo del tutto nuovo per me, alto, dai lucenti capelli biondi, con gli occhi scuri dal taglio a mandorla e le labbra delicate e rosee.
«Sta tranquilla. Capita a tutti di distrarsi. Stai attenta, T/N.»
Come diavolo può conoscere il mio nome?

******

Passarono quasi tre settimane a seguito di quell'incontro. Avevo compiuto delle indagini degne di FBI e CIA, ma non ero riuscita a trovare nessuno che corrispondesse al nome Agust D.

Finché lui stesso non aveva deciso di aiutarmi.

Mi trovavo davanti all'aula di musica, e tenevo tra le mani l'ultimo bigliettino di una serie.

"Sei astuta ed intelligente, sei arrivata fin qua.
Che volessi scoprire la mia identità, io lo sapevo già.
Adesso apri le orecchie e fai parlare il tuo cuore.
Segui la musica, mio primo amore."

Ripiegai il biglietto a labbra schiuse, mentre le guance mi avvampavano. Mi lasciai cullare dalla melodia dolce del pianoforte in sala di musica, e a capo di questo trovai il ragazzo che avevo urtato qualche settimana prima in bagno.

«Sei sempre stato tu... tu sei...»
«Yoongi. Agust D.» Sorrise, beandomi della vista del sorriso più dolce che avessi mai visto.  «O meglio, "quello dei bigliettini". Ti ho desiderata per così tanto tempo che non vedevo l'ora di vederti arrivare.»
Si alzò dallo sgabello, poggiando un gomito sul pianoforte. Non potei fare a meno di riflettere su quanto mi aveva riferito.
Desiderata? Io? Da lui?
«Io... non capisco.» Feci un passo avanti, guardando il pavimento per l'imbarazzo che mi stava colorando le guance e facendo tamburellare il mio cuore. «Perché mi hai fatto venire fin qui? Che ruolo ho nella tua vita, Yoongi?»

«Se sei qui è perché ho insistito affinché sapessi che eri, sei, e sempre sarai il mio primo amore. Ti osservo dal primo giorno in cui sei arrivata qui e per troppo tempo mi sono nascosto dietro una penna ed un pezzo di carta per celare i miei sentimenti per te. In cuor mio, speravo che anche tu potessi... donarmi il tuo cuore. Lo tratterei con cura, perché so quanto sei fragile, e non ti farei mai soffrire.»
Senza esitare, feci un altro passo avanti e lo abbracciai. Andammo avanti così, specchiandoci negli occhi l'uno dell'altra, finché le nostre labbra si scontrarono creando un'armonia tale che, in confronto, anche quella prodotta dalla melodia del pianoforte, non fu nulla.
E così imparai che l'amore esisteva.
Ed imparai che il mio primo amore si chiamava Yoongi.

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