Party | JJK x Reader

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Ero dipendente da quel ragazzo.
Ogni cosa girava attorno a lui.
Ogni mio pensiero portava il suo nome.
Jeon Jungkook.
Un nome, una garanzia.
Ah, non era così?
Comunque, ci tenevo.
Ci tenevo tanto, e lo avevo capito troppo tardi, perché ormai era finita.
Jungkook aveva trovato la sua ragazza dei sogni e chiaramente non ero io.
Da quando lo avevo scoperto avevo cominciato a piangere più spesso, fino a smettere completamente.
I miei pensieri erano ancora rivolti a lui, ma si erano fatti più cupi.
Strane idee mi balzavano in mente, cose che mai avrei nemmeno immaginato di pensare.
Ce l'avevo con lui, perché mi aveva fatto del male.
Mi aveva illusa inutilmente per poi mettersi con un'altra, però io lo amavo.
Eccome.
Col passare dei giorni, quei pensieri non svanirono: volevo farlo soffrire, volevo fargli del male ma allo stesso tempo avrei voluto che venisse a rifugiarsi tra le mie braccia; era tutto così confuso.

«Otto e trenta.»
Rilessi l'invito di quella festa un centinaio di volte solo per far ricadere gli occhi sul suo nome: Jungkook avrebbe davvero partecipato a quel party in quella villa, ed io avevo già pensato a tutto.
Forse era questo che sbagliai...
Non avrei dovuto. Non avrei dovuto pensare.
Mi preparai e mi recai verso la residenza nella quale si sarebbe svolta, in tarda serata, la festa.
Jungkook era lì, con la sua nuova fidanzata. Lo salutai con un cenno del capo, ma lui mi guardò soltanto, senza dire una parola. Aspettai l'inizio della festa e poi, quando finalmente diedero il via alle danze, cominciai a ballare, sorpresa di non essere triste o delusa.
Qualcos'altro stava fratturando le mura del mio cuore, ormai ferito dal ragazzo che avevo amato tanto e che tanto mi aveva ignorata: uno strano sentimento di vendetta.
Non ragionai più lucidamente: lo guardai attentamente, contando di volta in volta il numero di bicchieri che beveva, poi, quando sembrava aver perso completamente lucidità, andai da lui.
«Jungkook...»
Le mani mi tremavano, fremevano dalla voglia di fare qualcosa di assurdo che con tutta me stessa tentavo di reprimere sotto un manto di lucidità che ormai non trovavo più.
«T-T/N... che bella... che sei...»
Sorrisi, poi leggermente lo spinsi verso una delle stanze libere.
Si tolse la giacca in fretta e furia e mi spinse contro il suo corpo, pronto a lambire le mie labbra.
In quel momento lo rividi baciare quella donna.
E la lucidità mi abbandonò del tutto.
Gli accarezzai il viso e lo baciai in modo passionale prima di rivolgergli l'ultimo "ti amo".
Lo sparai.
Cadde per terra, in fin di vita. Nessun segno di disperazione segnava il mio viso, in quel momento.
"Ti amerò per sempre, Jungkook."

T/N, 29/01/2020, Carcere di Seoul

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