Capitolo 8

82 11 45
                                    

Le ho fatto da scudo con il mio corpo, cercando di nasconderla agli occhi degli altri. Per fortuna nessuno si è accorto della nostra fuga.

Senza proferire una parola, è salita a bordo della mia auto, Ogni tanto getto uno sguardo furtivo nella sua direzione e la vedo fissare fuori dal finestrino, uno sguardo assorto che sembra attraversare l'infinito. Mi chiedo cosa stia pensando in questo momento, cosa stia cercando di lasciarsi alle spalle o cosa stia cercando di raggiungere.

Prima di partire, ho inviato un messaggio veloce a Mattia chiedendogli di dirmi la via di casa, per fortuna mi ha risposto scrivendo l'indirizzo senza aggiungere altro.

Una sorta di rabbia inizia a farsi strada dentro di me, ma è un tipo di rabbia diverso dal solito. Sentire il suo corpo irrigidito dalla paura e vedere quegli occhi, che solitamente brillano di fuoco e passione, ora spenti e persi nel vuoto, ha suscitato in me una strana sensazione. È come se il mio cuore si stesse sforzando di capire, di connettersi con il suo dolore e la sua debolezza. Per un attimo, ho messo da parte il mio orgoglio e la mia testardaggine per poterle dare aiuto.

Poco dopo accosto davanti a un cancello di ferro battuto, passano alcuni secondi prima che si renda conto che ci troviamo davanti casa sua. In un battito di ciglia, la vedo afferrare le cose e scendere dall'auto come una foglia scivolando da un ramo, silenziosa ed elegante. Con passo risoluto, la seguo da vicino, incrociando il suo sguardo che sembra un caleidoscopio di emozioni. Leggo tutte le domande, le incertezze e gli interrogativi che la stanno assalendo in questo momento. Tutto è lì, riflesso nei suoi occhi come stelle sfocate in una notte di pensieri tumultuosi. Poi dice semplicemente «Grazie».

e parole sembrano prendere vita da sole, una confessione che ho trattenuto troppo a lungo: «Non ti lascio sola in queste condizioni». Le mie parole risuonano nell'aria umida come una promessa sussurrata tra le gocce di pioggia. Il mio cuore batte forte, rendendomi conto di quello che ho appena dichiarato. In un tentativo di alleggerire l'intensità del momento, aggiungo con un sorriso «E poi potresti offrirmi qualcosa da bere per ringraziarmi del passaggio».

Alza lo sguardo per potermi vedere negli occhi, perchè nonostante i tacchi altissimi, la mia altezza la sovrasta. È un contrasto curioso, un gioco di prospettive che si svolge nell'istante in cui i nostri sguardi si intrecciano. Non so sè la mia seconda frase sia riuscita a distrarla, ma riesco a scorgere, una piccola scintilla, la stessa che ho visto la prima volta.

Sospirando mi dice, «Guarda che nessuno ti ha chiesto niente» ribatte con una voce che riecheggia di risolutezza. Un sorriso tirato spunta sulle mie labbra, mentre penso a cosa mi sia saltato in testa, ma subito dopo aggiunge «Ma visto che mi hai accompagnato, puoi entrare».

Il mio sorriso si allarga in uno di quei sorrisi che sanno di aver vinto una scommessa che non sapevo nemmeno di aver fatto.

Seguendola, mi accorgo che si volta nella mia direzione, i suoi occhi fissi nei miei con determinazione. Lo sguardo è carico di significato, come un avvertimento silenzioso, e mi comunica «Ti offro qualcosa da bere, ma poi dovrai andartene».

Appena varchiamo la soglia di casa sua, lei getta le chiavi e la borsetta sul divano con un gesto di sfida, mentre io mi guardo intorno, catturato dall'atmosfera intima e misteriosa dell'ambiente. Con un gesto lento, mi lascio cadere sul divano accogliente, sentendomi come un attore principale in una scena teatrale. Anche senza guardarla direttamente, sento il suo sguardo ardente, carico di emozioni rese inesprimibili dalle parole, che si posa su di me come un faro di luce. Sicuramente il mio atteggiamento un po' ribelle deve irritarla al punto che, sono quasi sicuro, abbia alzato gli occhi al cielo con un misto di esasperazione.

«Non ho molto in casa. Se ti va bene, ti posso offrire una birra?», dice con un sorriso teso, ma i suoi occhi tradiscono un'irritazione difficile da nascondere.

Con tono deciso le rispondo «Perfetto».

La bottiglia di birra passa rapidamente tra le sue dita, ma con un movimento repentino, la afferro per il polso, il battito del mio cuore accelera e con un ringhio chiedo «Ti ha toccata?».

Il suo sguardo riflette sorpresa, e per un attimo sembra smarrita. Dopo un attimo che sembra durare un'eternità, risponde «Non mi ha fatto male come pensi tu, ma in passato mi ha ferita».

Rilascio lentamente il suo polso, tornando a sedermi sul divano. Cerco freneticamente una spiegazione logica per il mio crescente risentimento verso quel ragazzo alla festa, quando il mio telefono squilla improvvisamente. Il nome di Mattia lampeggia sullo schermo, quindi decido di rispondere.

Attraverso il telefono, una voce urlante squarcia l'aria, "Tommaso, va tutto bene? Sei sparito nel nulla, senza dare alcuna spiegazione!"

"Sì, Matti. Puoi tranquillizzarti," rispondo, ma la voce di Nora risuona in sottofondo, impetuosa e urgente, mentre chiede di Adele. Sollevo la mia voce leggermente, cercando di sovrastare la sua, e aggiungo con un briciolo di sarcasmo, "Potresti gentilmente chiedere alla tua ragazza di smorzare i decibel? Sta per sfondarmi un timpano! E sì, mi trovo a casa di Adele."

Senza preavviso, Adele appare accanto a me, i suoi occhi esprimono una mescolanza di rabbia e incredulità mentre mi urla contro, «Ti ha dato di volta la testa?».

Confuso, la guardo e chiedo, «Perché?».

«Perché? E c'è bisogno di chiedere?! Hai appena detto a Nora che sei a casa mia. Sai chi è Nora, vero? Beh, con quella frase ci hai condannati entrambi», aggiunge alzando di un tono la voce.

Continuo a non capire, e la mia voce riflette questa confusione «Non riesco a capire qual'è il problema».

Il suo sguardo si fa ancora più intenso, e la sua voce si alza in un mix di frustrazione e impazienza, «Il problema, testa vuota, è che, conoscendola come la conosco, si sta già facendo chissà quali scenari su di noi. E non smetterà di fare domande fino a quando non si sarà convinta della sua teoria».

Con questa frase, finalmente riesco a cogliere la profonda preoccupazione dipinta nei suoi occhi. Senza esitazione, mi alzo dal divano, e afferro con decisione il suo mento delicato tra le dita. Voglio che lei mi guardi negli occhi, che veda la determinazione nel mio sguardo. «Ripeto, non riesco a capire qual è il problema», le dico con un pizzico di sfida nel tono. «Forse possiamo trovare qualcosa su cui entrambi possiamo fantasticare». Il mio corpo si sposta senza sforzo fino al suo. Lei risponde al mio movimento, alzandosi sulle punte dei piedi, le labbra appena a un soffio dal mio orecchio. Le sue parole sono un sussurro avvolgente, carico di promesse tentatrici, «Allora possiamo concederle esattamente ciò che desidera».

Un brivido risale lungo la schiena, non credevo che si sarebbe spinta fino a questo. Non avrei mai immaginato che lei sarebbe arrivata così lontano. Il suo profumo avvolge i miei sensi, facendomi sentire come se fossi sospeso in un sogno incantevole.

Tuttavia, i miei pensieri vengono interrotti bruscamente quando sento gocce d'acqua cadere sulla mia fronte. Sono così sorpreso da questa improvvisa sensazione che gli occhi mi si spalancano involontariamente. Lei sorride in risposta alla mia espressione, «Così ti rinfreschi le idee».

L'iniziale desiderio si trasforma rapidamente in un'emozione più intensa, una sorta di rabbia miscelata con ammirazione. Ammetto che la ragazza sa come stuzzicare la mia curiosità.

Butterfly EffectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora