Capitolo 2

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Oggi arriveranno i nostri ospiti. Loro non sanno che in questa palestra comando io.
Come capitano, devo parlare chiaro con i miei compagni prima del loro arrivo, per questo motivo ho inviato un messaggio urgente sul gruppo di squadra, chiedendo a tutti di presentarsi in palestra mezz'ora prima del solito. Il peso della responsabilità si fa sentire, ma so che è necessario affrontare questa situazione con fermezza.

Quando entro nello spogliatoio, lo trovo animato dai miei compagni, che discutono animatamente dell'allenamento di oggi. Mentre chiudo lo sportello del mio armadietto, mi volto verso i miei compagni, il silenzio si diffonde nell'ambiente. Ecco il momento di agire.

«Non girerò intorno alla questione perchè tanto è tutto inutile. Da oggi per i prossimi per tre mesi non saremo i soli a frequentare la palestra» dico con voce ferma.

Il mio annuncio cattura immediatamente la loro attenzione. Si fa un silenzio assoluto, e tutti i volti si rivolgono a me, in attesa di ulteriori dettagli.

«Si uniranno a noi le ragazze della ginnastica artistica», annuncio con una punta di emozione nella voce. I primi fischi di apprezzamento si alzano, ma con un gesto li blocco sul nascere.

«Tenete a bada gli ormoni», proclamo, «non voglio distrazioni e, soprattutto, non voglio che interferiscano con i nostri allenamenti. Questo è il nostro campo di battaglia, e ci sono obiettivi importanti da raggiungere. Mi aspetto che ognuno di voi prenda seriamente gli allenamenti e non venga solo per ammirare un bel culetto. Per queste distrazioni avrete tutto il tempo una volta usciti da qui. Le ragazze della ginnastica artistica sono nostre ospiti, è vero, ma le regole le dettiamo noi. Sono stato chiaro?!».

Il mio sguardo severo li tiene sull'attenti, e capisco che il messaggio è arrivato. Nessuno osa proferire parola, ma vedo negli occhi dei miei compagni una determinazione rinnovata.

«Bene, ora alzate il sedere e andiamo ad allenarci» dichiaro.

Nel mondo competitivo della pallavolo maschile, il riscaldamento è una fase cruciale per mettere i giocatori in condizione di massima prestazione e garantire che siano pronti a dar tutto sul campo. Sappiamo bene che il riscaldamento non è solo una pratica formale, ma un momento essenziale per preparare il corpo e la mente per l'intensità del gioco.

Iniziamo con una corsa leggera, le scarpe da ginnastica sfiorano il pavimento mentre i muscoli iniziano a scaldarsi e il battito cardiaco aumenta gradualmente.

Giunti all'ultimo giro di campo la porta della palestra si apre con un lieve cigolio.

Ed eccole, mentre varcano la soglia della nostra palestra, o meglio, della mia palestra. Il mio amico e compagno di squadra, Mattia, è in uno stato di euforia da giorni all'idea di avere qui le ragazze della ginnastica artistica.

Io, invece, non posso fare a meno di considerare questa situazione un potenziale ostacolo. Non possiamo permetterci distrazioni, soprattutto considerando che dovremo condividere tutti gli spazi, inclusi gli spogliatoi. Nel momento esatto in cui fanno il loro ingresso, lo sguardo della mia squadra è rivolto nella loro direzione. Sul volto di ciascuno di loro si dipinge una sfida ardente, come se il destino stesso fosse stato convocato in quel luogo.

La ragazza accanto a Nora stringe con forza la tracolla del suo borsone, le dita bianche per la tensione. Incuriosito, il mio sguardo si posa su di lei. È una figura apparentemente ordinaria, con la stessa altezza di Nora. Ha i capelli castani, legati in una coda, e qualche ciocca più corta sfugge disordinata, mentre i suoi occhi scrutano il pavimento con un'espressione nervosa e preoccupata.

Mentre Mattia afferra la sua ragazza per baciarla, le spalle della sua amica si irrigidiscono, come se un brivido di apprensione l'avesse attraversata. I suoi occhi incontrano fugacemente i miei, rivelando una mistura di timore e tristezza, ma in un attimo si allontana dal mio sguardo, cercando di nascondere le emozioni.

Resto indietro, deciso a evitare qualsiasi interazione con loro. Tuttavia, il destino decide diversamente quando l'altra ragazza afferra Nora e la trascina con forza nello spogliatoio, sbattendo la porta dietro di loro. Il suono assordante interrompe la mia concentrazione in piena battuta, facendo traballare i miei nervi. La mia pazienza, già sottile come un filo, si disintegra completamente.

Un impulso irrefrenabile mi spinge verso la porta, e senza pensarci due volte, la scaglio con furia repressa contro la parete. L'urto risuona nell'aria, riverberando il battito accelerato del mio cuore e rivelando la crescente frustrazione che mi attanaglia. I miei occhi ardono mentre li fissano con determinazione, e la rabbia dentro di me sembra aumentare come una tempesta inarrestabile.

Fisso gli occhi sulla ragazza di fronte a me, e l'ira dentro di me continua ad accrescersi come una tempesta. I suoi occhi, dal colore particolare, un mix di verde e sfumature marroni, affrontano i miei senza esitazione. Rimaniamo bloccati in uno sguardo fisso per alcuni eterni secondi, quasi come se volessimo decifrare l'altro con lo sguardo.

Normalmente, le ragazze cedono al mio sguardo intimidatorio in pochi istanti, ma lei è diversa. La sua determinazione è scolpita nel viso, e il modo in cui mi affronta mi affascina e mi spaventa allo stesso tempo. Improvvisamente, qualcosa dentro di me scoppia, e la mia rabbia si riversa su di loro come un fiume in piena, travolgendo ogni resistenza.

«Qui si stanno allenando dei futuri campioni. Non siamo ad una riunione di galline che spettegolano sugli ultimi gossip della settimana. Quindi...» porto la mia attenzione su lei e aggiungo «vedete di non starci tra i piedi. Siete nella nostra palestra, anzi, nella mia palestra».

Incrocio le braccia sul petto, cercando di sottolineare la mia presunta superiorità. Ma nulla mi avrebbe preparato a ciò che sarebbe successo dopo. Il suo sguardo, di colpo, si infiamma, i suoi occhi sprigionano fuoco, e con una voce tagliente mi affronta «Primo, chi ti dà il diritto di definirci galline? Secondo, non siamo qui per nostra scelta, ma perché il vostro allenatore ha dato la disponibilità. Terzo, siamo qui per allenarci, non per fare una gita turistica. E un'ultima cosa, stai attento a non gonfiare troppo il tuo ego o rischi di diventare un tacchino!».

Stupito, rimango senza parole mentre lei, come se niente fosse, si gira e mi sbatte la porta in faccia. Il suono della porta che si chiude risuona nell'aria come uno schiaffo al mio orgoglio. Sono attonito per qualche istante, cercando di elaborare la sua improvvisa esplosione. I pensieri rincorrono nella mia mente, cercando di trovare una risposta adeguata, ma le parole mi abbandonano.

Nel frattempo, il mio amico, incapace di trattenersi, scoppia a ridere come un matto. Mi giro verso di lui, gli puntò il dito e chiedo con sconcerto «Ma cosa ti fa ridere?!».

Sollevando le mani in segno di resa, il mio amico risponde tra le risate «Niente. È solo che è la prima volta che una ragazza ti tiene testa».

La mia espressione si indurisce e, con determinazione, affermo «Questa storia non finisce qui».
Il battito del mio cuore accelera, e una fiamma di sfida si accende dentro di me. Senza esitazione, mi avvio verso il campo, deciso a tornare ad allenarmi, con il fuoco della sfida ancora acceso dentro di me. Mentre cammino, sento il calore della rabbia e della determinazione che si fondono insieme, spingendomi a dimostrare a tutti, soprattutto a me stesso, di cosa sono realmente capace.

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