«Ti è piaciuto?»
Un letto, un ragazzo, un libro. Di un letto, di un ragazzo, di un libro. La mente inebetita di Cristian pensò subito a quello e di quello continuò a pensare.
Samu era sdraiato sul suo letto con le gambe spalancate e a penzoloni e un libro di Jack Kerouac in mano. Cristian non pensava che Samu sapesse leggere. O, meglio, pensava che sapesse leggere solo riviste di automobili e i volantini del ristorante cinese.
I suoi capelli lunghi erano sparsi a raggiera sul copriletto. Quella posizione gli lasciava scoperte le orecchie a sventola, la fronte ampia e gli evidenziava la bocca, molto più larga della base del naso. Si era fatto la doccia, era evidente dai capelli umidi che gli stavano inzuppando il copriletto. Quando non se li pettinava assumevano una forma diversa, erano ondulati e gli stavano bene. Ringiovanivano il suo viso. Cristian si chiedeva perchè non li tenesse sempre così e pensò che forse li stirava per coprire le orecchie a sventola.
Impegnato a leggere e in quello stato di riconciliazione con il mondo, Cristian lo avrebbe trovato quasi attraente, se non che aggrottava le sopracciglia come se gli costasse un grosso sforzo e gli occhi si fissavano su una singola frase per un tempo lunghissimo.
Pensò che non sapeva nulla su Samu e non sapeva neanche perchè si trovasse nella sua stanza, come se lo stesse aspettando. Non lo conosceva affatto, con Samu si scambiavano qualche insulto e poi si auguravano buona giornata e buona fortuna.
La ragione era semplice ed era un raro caso in cui la colpa non era di Samu: Cristian prendeva l'umanità a piccole dosi per poi rintanarsi nel suo angolo buio.
«Ti è piaciuto?» domandò Samu per la seconda volta. Per uno a cui non piaceva ripetersi, sembrava abbastanza tranquillo.
Cristian annuì, cercava di togliersi dalla faccia il rossetto di Elena-la-seduttrice e di dimenticare per sempre che i loro corpi erano rimasti appiccicati.
Non era venuto alla fine, neanche lontanamente, per l'agitazione. Ad Elena-la-seduttrice aveva detto che non era venuto perché era imbarazzato che l'aveva scoperto che era stato con un'altra e lei aveva annuito con uno sguardo di comprensione.
Cristian si era chiesto, ai limiti della paranoia, se era lui che non ci sapeva fare e doveva vivere per sempre in castità. Avrebbe potuto fare un voto ed entrare in qualche monastero. Padre Cristian non suonava male.
O forse la colpa non era sua ma dei suoi compagni, di Samu. Sì, era solo colpa loro se stamattina si era fatto una sega e, quando Elena l'aveva scoperto, si era irrigidito e non era più riuscito a farselo venire duro. Questo era il motivo.
Gli occhi di Samu cessarono di seguire la riga di parole e si alzarono su di lui. Chiuse il libro con uno scatto e lo buttò sul letto, si mise a sedere e poi incrociò le mani sulle ginocchia. Sbuffò in una risata breve.
«Che ci fai nella mia stanza?» domandò Cristian, ignorando la sua risata dileggiante.
«Io posso andare dove mi pare» rispose Samu «O vuoi dirmelo tu che cosa devo fare già che ci hai preso gusto?»
Cristian scrollò le spalle e non contestò. Non aveva voglia di tornare su quella conversazione.
«Voglio stare da solo» ammise a voce bassa.
«Allora non ti è piaciuto. Ti ha fatto schifo, lo vedo dalla tua faccia» disse Samu. Non era una domanda. Si alzò e camminò verso di lui, poi gli mise una mano sul viso e iniziò a strofinare dove Elena gli aveva lasciato tutto il rossetto. Cristian si irrigidì, serrò le mascelle e si scostò come scottato, la mano di Samu cadde lungo il suo fianco.
«Che cazzo vedi dalla mia faccia? Mi è piaciuto e anche molto!» ribatté.
«No. Impossibile» decretò Samu con sicurezza.
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NESSUNA SPERANZA
Любовные романыCristian si porta il dolore a cavalcioni sulle spalle, come un bambino. Ha le stelle negli occhi, grandi ambizioni e grandi ideali, sempre abbondantemente sopra i suoi mezzi. Illudersi è uno sfizio, sperare è un'utopia. Samu, negli occhi, ha solo u...